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Beko, siglato l’accordo: per Acquaroli «è il miglior risultato possibile ora pensiamo al rilancio»


LAVORO – Nel tardo pomeriggio di oggi al Mimit azienda e sindacati hanno sottoscritto il protocollo d’intesa dopo 5 mesi di trattative. Il futuro resta incerto per il distretto fabrianese. Per lo stabilimento di Melano previsti nel triennio 62 milioni di investimenti a fronte di 64 esuberi tra le tute blu e 207 esuberi tra i colletti bianchi degli uffici centrali di via Aristide Merloni e del centro Ricerca e Sviluppo di via Campo sportivo

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Oggi alle 18 a Roma nel Salone degli Arazzi di Palazzo Piacentini, sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato sottoscritto dalle parti il protocollo d’intesa, votato dall’88% dei lavoratori Beko in tutti gli stabilimenti italiani coinvolti. Il tavolo è stato presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal Sottosegretario Fausta Bergamotto, che sin dall’inizio hanno seguito le trattative. Presenti per la firma i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti dei dicasteri competenti e degli enti locali interessati, tra i quali oltre il presidente della Regione Acquaroli, l’assessore al Lavoro Stefano Aguzzi, l’assessore allo Sviluppo Economico, Andrea Maria Antonini.

 

 

«Un accordo storico, per governare al meglio questa transizione industriale salvaguardando la forza straordinaria del Made in Italy che diventa per questa grande multinazionale il centro propulsivo in Europa- ha dichiarato il ministro delle Imprese del Made in Italy, sen. Adolfo Urso – Tutti gli stabilimenti rimarranno operativi, Siena sarà avviata a un percorso di reindustrializzazione, non ci saranno licenziamenti e ogni uscita avverrà su base volontaria e incentivata. Credo sia un grande successo del Sistema Italia». Nel dettaglio, l’accordo – sottoscritto da azienda, organizzazioni sindacali, dicasteri competenti, Invitalia, Regioni ed enti locali – prevede l’assenza di licenziamenti collettivi e l’impegno dell’azienda a non adottare atti unilaterali. Con la firma dell’accordo, l’azienda avvia inoltre un Piano Italia da 300 milioni di euro di investimenti, destinati all’innovazione dei prodotti e all’ammodernamento degli impianti sul territorio nazionale, per assicurare continuità produttiva e tutela occupazionale in tutti gli stabilimenti.

 

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Rispetto al piano industriale presentato a novembre, gli esuberi sono stati più che dimezzati, passando da 1.935 a circa 950 e verranno gestiti esclusivamente con uscite volontarie e incentivate. Il Governo, da parte sua, si impegna a tutelare l’occupazione per l’intera durata del piano, garantendo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali disponibili e, se necessario, attivando strumenti aggiuntivi previsti da futuri interventi normativi in fase di definizione. Nelle Marche. a Melano di Fabriano  sorgerà l’hub europeo per i piani cottura a gas, radianti e a induzione. Il sito di Comunanza  continuerà a produrre lavatrici e lavasciuga ad alta capacità e ospiterà una nuova linea di fascia alta, da definire entro tre mesi.

 

 

Per lo stabilimento di Melano sono previsti investimenti consistenti per 62 milioni di euro in tre anni ma anche 64 esuberi tra le tute blu e 207 esuberi nelle funzioni impiegatizie tra gli uffici centrali di via Aristide Merloni e il centro Ricerca e Sviluppo di via Campo sportivo, anche se con la garanzia degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all’esodo. Insomma il futuro resta incerto per il distretto fabrianese.

 

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«Questo accordo costituisce un precedente importante nelle modalità e nel merito. – commenta in una nota Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e responsabile settore elettrodomestico – L’accordo riduce gli esuberi da oltre 1.900 a 937 più i 287 del sito di Siena (per un totale di 1224). Le lavoratrici e i lavoratori di Siena potranno accedere agli ammortizzatori sociali conservativi e alle uscite incentivate volontarie, evitando così i licenziamenti. Rispetto al piano industriale originariamente presentato da Beko, è stata scongiurata la chiusura della fabbrica di Comunanza e il sito di Cassinetta continuerà l’attuale produzione di frigoriferi che doveva essere ridimensionata; purtroppo non è stata evitata la cessazione della produzione dei congelatori a Siena, ma con l’accordo si prevede un percorso che mira alla reindustrializzazione anche grazie all’impegno del Governo ad acquisire lo stabilimento attraverso Invitalia d’intesa con il Comune di Siena».

 

Tibaldi aggiunge che «per quanto riguarda, inoltre, le funzioni di staff e di ricerca, le riduzioni di attività e di personale sono state limitate solo in parte. Gli investimenti da parte di Beko, infine, saranno di circa 300 milioni di euro per la durata dell’accordo che arriva al 31 dicembre 2027. L’azienda ha conosciuto in questi sette mesi la determinazione e la forza delle lavoratrici e dei lavoratori, l’accordo è l’occasione per costruire un futuro industriale e occupazionale per gli stabilimenti italiani. Ora l’impegno del Governo deve andare nella direzione di mettere in campo politiche industriali e investimenti per il rilancio del settore elettrodomestico e per l’occupazione» conclude la segretaria Fiom.

 

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«Siamo soddisfatti dell’intesa raggiunta con Beko, frutto di un confronto intenso e responsabile tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’azienda e le organizzazioni sindacali. In un contesto economico complesso e incerto, siamo riusciti a ottenere un accordo che tutela l’occupazione e apre una prospettiva concreta di rilancio industriale. – dichiara in una nota  Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl -L’intesa, approvata con oltre l’80% di voti favorevoli da parte dei lavoratori, prevede un investimento complessivo di 300 milioni di euro per lo sviluppo di un nuovo prodotto e una serie di misure volte a garantire la continuità occupazionale. La fase di transizione sarà gestita attraverso incentivi all’esodo su base volontaria e strumenti di ricollocazione attiva, con un forte impegno sul piano sociale. È stato inoltre fondamentale l’utilizzo della Golden Power a tutela dell’interesse nazionale, in un settore strategico come quello dell’industria del bianco, sempre più esposto alla concorrenza asiatica. La firma dell’accordo certifica la volontà di mantenere attivi i siti produttivi in Italia e dimostra che i prodotti di alta qualità hanno un futuro competitivo nel nostro Paese e in Europa. Questo risultato, tuttavia, rappresenta solo un punto di partenza. Sarà essenziale, infatti, vigilare sull’attuazione degli impegni assunti dall’azienda. Il cosiddetto ‘metodo Beko’, basato su condivisione, responsabilità e centralità dell’interesse nazionale, può diventare un modello da replicare per affrontare e risolvere altre crisi industriali» conclude Capone.

 

Il sindaco di Fabriano Daniela Ghergo oggi al Mimit

 

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Anche il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, esprime parole confortanti sull’accordo che chiude la vertenza Beko dopo circa cinque mesi di trattative. «Questa crisi industriale va letta in una prospettiva storica più ampia: le sue radici affondano nel passaggio di Indesit a Whirlpool, avvenuto circa undici anni fa. – scrive Acquaroli – Da allora, il comparto ha vissuto momenti difficili, culminati in questi mesi particolarmente duri e complessi, segnati da incertezza e paura in territori dove le alternative occupazionali sono scarse. Insieme al Governo nazionale, che ringrazio a partire dal ministro Urso e dal sottosegretario Bergamotto, abbiamo raggiunto il miglior risultato possibile nelle attuali condizioni grazie soprattutto all’utilizzo della Golden Power che ha impedito che avvenisse in Italia quello che è accaduto in altri Paesi europei, con stabilimenti chiusi e licenziamenti collettivi senza tutele».

 

 

Acquaroli aggiunge che il suo pensiero «va prima di tutto ai lavoratori che sono coinvolti negli esuberi, avremmo auspicato un risultato diverso soprattutto rispetto alla volontà di garantire una maggiore tutela agli impiegati di Fabriano, Oggi si apre una fase nuova che auspichiamo lasci alle spalle le incertezze del passato. Le Marche sono la culla dell’elettrodomestico italiano: una storia di eccellenza manifatturiera che ha generato sviluppo, occupazione, competitività e un indotto fondamentale, diretto e indiretto. Non si tratta solo di fabbriche, ma di comunità intere, la cui identità è legata a questi stabilimenti. Confidiamo negli investimenti e nei nuovi prodotti che sono previsti in questo accordo. L’obiettivo della Regione è chiaro: tutelare i siti produttivi e i lavoratori. Ringrazio per questo anche il grande impegno dell’assessore Stefano Aguzzi che ha seguito la vertenza fin dall’inizio. C’è la massima disponibilità a mettere in campo risorse e gli strumenti che potranno essere necessari, consapevoli che questi impianti rappresentano un asset strategico per l’Italia e per il nostro territorio» evidenzia Acquaroli.

 

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«La vertenza Beko – dichiara il sindaco di Fabriano Daniela Ghergo – rappresenta una pagina deludente della politica industriale italiana. L’accordo va rispettato, ma non posso condividere l’entusiasmo con cui è stato presentato l’esito finale della trattativa: a fronte dei 1.900 esuberi inizialmente annunciati, in Italia rimangono 1.280 lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Per Fabriano è una ferita profonda: 270 tra operai, impiegati e ricercatori, che vedono svanire ogni prospettiva di continuità. Avevamo chiesto un piano industriale vero, non una strategia di dismissione che rappresenta il preludio alla fine della produzione dell’elettrodomestico in Italia. Torno in città sapendo che 270 famiglie dovranno riscrivere il loro futuro con il rischio che emigrino altrove. Fabriano, nonostante il lavoro meritorio di sindacati e istituzioni, è stata lasciata sola. Mi aspetto che il Governo metta in campo misure straordinarie per arginare le conseguenze economiche e sociali su un territorio già duramente provato e che la Regione riconosca pienamente il valore e la fragilità del nostro distretto industriale attuando un piano straordinario per il suo rilancio con misure di defiscalizzazione e incentivi agli investimenti».

 

 

Per il presidente della Provincia di Ancona Daniele Carnevali «probabilmente è stato ottenuto il miglior risultato possibile rispetto al piano industriale iniziale e le condizioni date. Di questo ringrazio per il difficile lavoro svolto gli attori istituzionali e sindacali che hanno partecipato alla trattativa. Tuttavia, non posso non evidenziare come il territorio del Fabrianese – patria della storia dell’elettrodomestico in Italia e già colpito da numerose crisi – sia l’unico a non aver beneficiato di una riduzione significativa degli esuberi rispetto al piano industriale originario, a differenza di quanto accaduto negli altri siti. Ne prendiamo atto, e ci auguriamo che, su un territorio così duramente provato, gli effetti sociali possano essere i meno impattanti possibile».

 

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