“È un piacere per me, oltre che un grande onore, inaugurare il mio mandato come presidente di Assogestioni dal palco del Salone del Risparmio. Un appuntamento che è diventato da 15 anni a questa parte irrinunciabile per tutti gli operatori del settore che qui, ogni anno, si trovano per dialogare e confrontarsi. E lasciatemi dire, ancora di più in questo particolare momento storico, un momento storico che ci vede impegnati con le nostre reti, con i nostri clienti, per assicurarli e per far capire loro che, nella giusta prospettiva, che non è mai una prospettiva di breve termine: questo momento e questa situazione sarà, in futuro, quando guarderemo indietro, niente di diverso dalle crisi che abbiamo passato negli ultimi anni, cioè una flessione in un sentiero di lunga crescita dei mercati” è stato l’esordio dell’intervento della neoletta presidente di Assogestioni, Maria Luisa Gota (in foto), che ha aperto i lavori del Salone del Risparmio 2025.
“È un momento particolare; assistiamo a trasformazioni sociali, economiche, geopolitiche che ci toccano da vicino e chiamano in causa la nostra industria come motore del cambiamento. Siamo tutti consapevoli della ricchezza incredibile della risorsa risparmio per l’Italia e per l’Europa. Una risorsa che cuba 33 mila miliardi a livello europeo, cioè dei cittadini dell’Unione Europea. Un terzo di questa somma è ferma sui conti correnti e sottoposta all’erosione dell’inflazione. E sono certa che questa grande consapevolezza sia comune a tutti noi che siamo qua in questa sala” ha proseguito rivolta alla platea di consulenti finanziari.
“Il futuro del risparmio, capitale paziente, progresso e longevità” è il titolo dell’edizione 2025 del Salone del risparmio e da questo è ripartita: “Fatemi ripetere questi tre concetti: capitale paziente, progresso e longevità. Sono tre concetti che definiscono tre direttrici sulle quali la nostra industria si deve focalizzare in futuro per creare valore”
“Il capitale paziente richiama spesso il mondo dei mercati privati. Ma in realtà, fatemi dire, che la virtù della pazienza serve anche per avere quell’orientamento a lungo periodo nell’investimento, è necessario per abbracciare anche asset class come l’azionario e generare rendimenti superiori nel lungo periodo”.
“Il progresso ha molte sfaccettature. Quello che più riguarda la nostra industria è la trasformazione digitale e gli utilizzi dell’intelligenza artificiale. Perché attraverso questi nuovi processi, questi nuovi strumenti, la nostra industria sarà sempre più efficiente e quindi finanziariamente più solida e potrà servire meglio i clienti”.
“Abbiamo infine la longevità. La longevità è qualcosa che tutti tocchiamo personalmente ogni giorno. L’allungamento della speranza di vita che crea nuove necessità, nuovi bisogni. E bisogna pensarci oggi per costruire quel benessere finanziario che sarà indispensabile per affrontare con serenità la terza età, quando non saremo più percettori di reddito. Ecco dunque che questi sono i trend sui quali ci dobbiamo concentrare”.
La presidente di Assogestioni è poi passata a descrivere lo stato dell’industria italiana del risparmio gestito: “I numeri che tutti voi conoscete ci dicono che il 2024 si è chiuso sullo slancio di un patrimonio che ha raccolto 33 miliardi e un patrimonio che ha raggiunto 2500 miliardi. Numeri positivi, certo ce lo possiamo dire, sicuramente positivi, ma che devono essere interpretati. Infatti ha contribuito a questo risultato essenzialmente la categoria dei prodotti obbligazionari, che da soli hanno raccolto 50 miliardi. Mentre si continua a registrare una certa difficoltà sui prodotti azionari, bilanciati e flessibili“. Questi ultimi con flussi negativi.
“Questo da un lato è positivo perché significa che l’industria ha saputo intercettare i bisogni delle persone e disegnare un’offerta adatta ad intercettare questi bisogni. Dall’altro lato però, ancora una volta, ci conferma qual è il livello di avversione al rischio e eccesso di prudenza dell’investitore tipo italiano”.
“La liquidità ferma sui conti correnti nel nostro Paese è superiore ai 1500 miliardi. Abbiamo comunque un bel lavoro da fare perché da un lato dobbiamo riorientare le masse già investite e dall’altro dobbiamo portare verso l’investimento le masse ferme e improduttive e soggette all’inflazione”.
Ma quali sono per la nuova presidente di Assogestioni i fattori abilitanti e le caratteristiche del contesto nel quale operiamo? “Dal punto di vista regolamentare non possiamo che salutare con grande favore questa iniziativa di carattere europeo, la Saving Investment Union, che è stata lanciata a marzo dalla Commissione Europea” ha subito evidenziato Maria Luisa Gota. “Questa è un’iniziativa che rifocalizza l’attenzione delle istituzioni, dell’industria, della politica sul risparmio e sulla ricchezza che il risparmio rappresenta che può e deve essere meglio canalizzato a sostegno dell’economia reale. Abbiamo circa una ventina di azioni che sono azioni di alto livello. Naturalmente il successo di questa iniziativa sarà determinato da come queste azioni verranno scaricate a terra, da come verranno declinate”.
“Noi come industria non possiamo essere spettatori di questo lavoro, dovremo essere parte attiva, propositiva, dovremo fare delle proposte, dovremo mettere in campo delle idee, dovremo sederci ai tavoli giusti e serve il contributo di tutti. Una di queste azioni recupera la Retail Investment Strategy che è stato un pacchetto legislativo in stand by, sospeso, della precedente legislatura europea. La Retail Investment Strategy aveva un obiettivo encomiabile, avvicinare le persone ai mercati finanziari”.
“Tuttavia il modo in cui questo obiettivo è stato articolato, è stato declinato non ha trovato il consenso di tutta l’industria, dal momento che è stato troppo focalizzato sull’aspetto dei costi e sulla standardizzazione” precisa Gota. “Occorrerà quindi capire se vale la pena recuperare un ottimo obiettivo e rivedere, contribuire a rivedere profondamente questo pacchetto che è stato sospeso, oppure se passare direttamente oltre”.
Un ultimo riferimento al quadro regolamentare è strato dedicato dalla presidente di Assogestioni al tema della sostenibilità: “Stiamo vedendo dei rallentamenti, stiamo vedendo forse anche dei passi indietro. E io quello che penso è che è un vero peccato, perché ci abbiamo messo anni per integrare le strategie di sostenibilità all’interno dei nostri processi di investimento. Abbiamo fatto un lavoro di sostanza, non di forma, non di marketing”.
“Abbiamo fatto un lavoro di sostanza e sarebbe un peccato buttare tutto alle ortiche. Ecco, è vero e vero e credo che siamo tutti d’accordo che la normativa sulla sostenibilità fosse troppo complessa, troppo abbondante, sovrabbondante e dunque quello che dobbiamo contribuire a fare è una semplificazione totale da rendere la sostenibilità sostenibile salvando questi valori che sono i nostri valori che ci stanno a cuore“.
Un altro elemento di contesto toccato è stato quello del consolidamento: “Stiamo assistendo a un fenomeno di consolidamento all’interno dell’industria, quindi aggregazioni. Questo fenomeno è assolutamente comprensibile. La nostra industria è globale e se guardiamo ai primi 20 asset manager a livello mondiale vediamo che 14 su 20 sono statunitensi e questi 14 gestiscono l’80% delle masse. Capiamo dunque che creare campioni europei potrebbe essere una buona idea“.
“D’altra parte la nostra industria soffre di un trend irreversibile di riduzione dei margini. I ricavi continuano a scendere per effetto della competizione, i costi non fanno altro che salire per effetto di fenomeni inflattivi. Quindi i fenomeni di aggregazione sono quasi una medicina che la nostra industria prima o poi deve prendere”.
“Naturalmente penso che, per avere effettivamente realizzate quelle economie di scala per cui si fanno le aggregazioni, debba essere rispettata la regola aurea per cui il risultato deve essere maggiore della somma delle parti: per arrivare lì naturalmente c’è un po’ di strada da fare perché forse ci serve un po’ meno complessità all’interno della nostra industria. A livello di normativa, a livello di vigilanza e forse anche a livello di mentalità”.
I trend globali naturalmente contribuiscono a determinare l’evoluzione dell’industria: “Vi parlo di tre trend che sono i mercati privati, gli etf e i fondi digitali. I mercati privati sono investimenti che stanno avendo molto successo, vediamo le loro massi crescere con continuità e di questo è perfettamente comprensibile perché la dimensione dei mercati privati è un multiplo della dimensione dei mercati pubblici”.
“Esistono molte più aziende non quotate che aziende quotate che hanno bisogno di capitale, capitale in debito, capitale di rischio. Quindi benissimo questo trend e tra l’altro tra queste imprese ci possono essere anche quelle imprese innovative, quelle imprese innovative che sono in uno stadio ancora cerco della loro maturazione e che hanno bisogno appunto di capitale paziente per potersi sviluppare e forse un giorno diventare quegli unicorni di cui l’Europa ha bisogno. Noi come industria possiamo fare qualcosa perché ritengo che ci sia ancora molto spazio sia nel portafoglio degli investitori istituzionali, in particolare di quelli che per costruzione, per disegno sono capitali pazienti, sia nei portafogli della clientela individuale, diciamo quella di fascia medio, medio alta e alta”.
“Vedo con grande favore l’innovazione che l’industria sta facendo sui fondi che adesso tutti chiamano Evergreen e che sono un modo per contemperare l’esigenza di liquidità dei clienti con le caratteristiche tipiche dei mercati privati” ha proseguito Gota. “Per quanto riguarda gli etf: hanno tantissimo successo, fanno un sacco di raccolta netta; hanno un successo che è determinato dall’estrema accessibilità di questi prodotti, si negoziano come azioni e anche dalla loro bassa struttura di costi. Sono, a mio avviso, dei mattoncini molto efficienti ma a basso costo che per creare valore devono essere in qualche modo inseriti all’interno di prodotti a quanto valore aggiunto e servizi”.
“Dunque la logica è quella della complementarietà: io vedo gli etf in una logica di complementarietà con il resto dell’offerta. I mercati privati sono ai poli di un’immaginaria linea di accessibilità dei mercati: da quelli più accessibili gli etf a quelli meno accessibili i mercati privati. Nel mezzo abbiamo i fondi comuni tradizionali e lasciatemi dire che li abbiamo e li avremo a lungo. Finché l’industria si rinnova, innova e mette insieme servizi a valore aggiunto con strategie di investimento, io credo che il veicolo del fondo comune tradizionale sia quello giusto, a patto di avere buone performance, buone rispetto ai competitor, buone rispetto agli indici e generare alpha”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link