BRINDISI – Adolfo Urso glissa sull’ipotesi che l’eliminazione graduale del carbone possa slittare al 2030 ed esclude il rischio di ripercussioni sull’indotto di Eni Versalis: “Non c’è stata un’impresa o un’associazione di categoria che mi abbia posto un rilievo”. Il ministro del Mimit (Imprese e made in Italy) ha affrontato i temi cruciali dell’industria brindisina, a margine di un incontro con i sindacati che si è svolto stamattina (lunedì 14 aprile) presso la prefettura di Brindisi. La visita del ministro era in programma nell’ambito delle iniziative collegate al tour di nave Vespucci. Approfittando dell’occasione, i sindacati hanno chiesto e ottenuto un confronto sul futuro dello stabilimento Eni Versalis, alla luce della messa in conservazione del cracking, in atto dalla fine di marzo. L’altro fronte caldo è quello riguardante la reindustrializzazione del sito di Cerano, in vista della chiusura della centrale a carbone, prevista per il 31 dicembre 2025.
Phase out carbone: “Italia hub del gas del’Europa”
Ma è proprio così? Negli ultimi giorni è trapelata l’ipotesi di uno slittamento al 2030 del phase out dal carbone e quindi della chiusura della Federico II. Si tratta di un’eventualità concreta? A esplicita domanda posta dai giornalisti, Urso non dà una risposta netta. Il ministro parte dal presupposto che la Germania, in effetti, ha manifestato la necessità di dilazionare i termini di cinque anni, a causa di difficoltà di approvvigionamento energetico. Ma per l’Italia, il discorso è diverso.
Eolico offshore, investimento cinese a Brindisi: “Abbiamo favorito questa intesa”
“Noi – afferma il ministro – abbiamo la fortuna di aver pensato in tempo a diventare l’hub del gas del Mediterraneo e dell’Europa, anche realizzando qui in Puglia il Tap, che è stata sicuramente un’opera strategica fondamentale per l’indipendenza e l’autonomia della nostra Europa. Noi puntiamo con determinazione a governare la transizione verso un’industria pienamente sostenibile che dia lavoro oggi e nel futuro”.
Cerano: “Al vaglio i progetti di 46 imprese”
“Clima, lavoro e impresa” sono i cardini del processo di transizione energetica. Urso ricorda che a Brindisi, nell’ambito dell’accordo di programma approvato a fine 2024, 46 imprese hanno presentato oltre 50 proposte per la reindustrializzazione del sito di Cerano. I progetti “puntano sulla tecnologia e comunque su settori compatibili con il territorio, ad esempio la blue economy, che siano particolarmente innovativi e che producono nuovi stabili posti di lavoro”.
Adesso il Mimit sta esaminando le proposte, alla ricerca di quelle “più sostenibili, più importanti, più innovative”. “Come è accaduto negli altri casi – assicura Urso – noi supporteremo al meglio quelle che dimostreranno di avere un piano industriale lungimirante e sostenibile nel tempo”.
Eni Versalis: “Nessuna preoccupazione tra le imprese dell’indotto”
Nell’ottica di una transizione sostenibile rientra anche il piano industriale di Eni Versalis, che a Brindisi prevede l’attivazione di una giga factory. Urso ricorda che tutte le sigle sindacali, “tranne la Cgil, hanno sottoscritto l’accordo con l’azienda”. “Hanno ritenuto conveniente, sostenibile quell’accordo – afferma il ministro – che appunto risponde al criterio per noi fondamentale: clima, rispetto dell’ambiente, lavoro più occupazione, impresa competitiva e remunerativa”.
Urso, come accennato, fornisce rassicurazioni sul settore degli appalti. “Non vedo quale altra soluzione – afferma ancora Urso – ci possa essere per quanto riguarda l’indotto. Io ho convocato una riunione, come avevo già indicato, con i sindacati che rappresentano l’indotto. Perché nell’accordo Versalis si è anche previsto che l’azienda garantisca, con la sua logistica e la sua potenza commerciale, una materia prima a minor costo di quanto oggi costa. Non c’è stata un’impresa, un’associazione di categoria che mi abbia posto un rilievo. Non esistono preoccupazioni tra le imprese dell’indotto, che anzi potranno avere quella materia prima che in precedenza forniva lo stabilimento Versalis, a un costo molto più basso costo, anche grazie alla logistica dell’ente”.
D’Attis: “Phase out nel 2030? Discussione in agenda”
Il dossier della transizione energetica è seguito da vicino dal deputato Mauro D’Attis (Forza Italia), promotore dell’accordo di programma per Brindisi. Il parlamentare non chiude all’ipotesi di slittamento, al 2030, della fuoriuscita dal carbone. Anzi, esprime l’auspicio che si possa andare in questa direzione. “Grazie alla norma che sulla decarbonizzazione di Brindisi e Civitavecchia – afferma il deputato azzurro – si sono già registrati degli interessi a investire sulla nuova industria. Quella del phase out è una discussione che sta nell’agenda del governo e come rappresentante di questo territorio la sto seguendo direttamente”.
“Mantenere accesa quella centrale fino al 2030 – spiega D’Attis – manterrebbe fermo un indotto che è fatto di imprese qualificate, che comunque stanno già lavorando per operare anche con la nuova industria. Significherebbe avere il tempo per trasformare quell’insediamento produttivo in un altro insediamento produttivo. L’impatto ambientale sarebbe ridotto e in termini di sicurezza energetica, avremmo un serbatoio di riserva sempre pronto nel caso di necessità, come avvenuto nel 2022”.
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