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Dazi Usa, Renzi smaschera Meloni: “È influencer della propaganda, ecco perché non può risolvere niente”


Il leader di Italia Viva attacca la premier alla vigilia dell’incontro con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump in cui molti ripongono grandi aspettative per il destino dei Dazi Usa verso il nostro export. All’uscita dal Senato, dopo un confronto con il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, Matteo Renzi affonda sul viaggio istituzionale di Giorgia Meloni a Washington, ridimensionando la portata politica dell’incontro.

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Dazi Usa, Renzi ridimensiona Meloni

“C’è stata una costruzione propagandistica che ha coinvolto Palazzo Chigi, il dibattito pubblico e persino i media. Quello tra Meloni e Trump è un incontro normale tra colleghi del G7, niente di epocale”, ha detto l’ex premier Matteo Renzi sottolineando come là premier non sia stata neppure uno dei primi leader ad incontrare per un bilaterale ufficiale il presidente americano.

“Meloni è la settima leader europea a incontrare Trump, prima di lei c’erano stati Macron, il premier irlandese e quello finlandese. È routine, non un evento spartiacque”, le dure parole di Renzi, anche se ad onor di cronaca bisogna ricordare che Meloni è stata invitata al giuramento e che ha incontrato a  Mar Lago il presidente Usa nei giorni della prigionia di Cecilia Sala.

Renzi poi  ha anche evidenziato come l’incontro venga venduto come “la svolta per le imprese italiane”, ma a suo dire si tratta di pura retorica. “Se la Presidente del Consiglio vuole davvero aiutare le aziende italiane, cominci a tagliare la burocrazia, come ha chiesto Confindustria, e smetta di bloccare tutto come fanno Urso e Salvini”, con il ministro delle imprese che stamattina al forum di Confcommercio ha invece sottolineato l’importanza del viaggio della premier.

Sui dazi commerciali imposti da Trump, Renzi ha sottolineato l’instabilità dell’approccio del presidente americano: “Trump ha detto che li avrebbe messi, poi li ha messi, poi li ha tolti, poi li ha cambiati. In mezzo a questa volatilità qualcuno si è arricchito e tanti hanno perso soldi e investimenti”. Il leader di Italia Viva ha poi ricordato che non è Meloni ad avere voce in capitolo sul tema: “La trattativa la fa l’Unione Europea, non perché gliel’abbiamo delegata, ma perché è previsto. Lo ha detto von der Leyen: è competenza esclusiva della Commissione Europea. Tutto il racconto secondo cui la Meloni sarebbe andata a trattare direttamente i dazi era una fake news”.

Renzi ha ironizzato sullo stile comunicativo della premier, definendola “l’influencer Meloni”, capace di incantare l’opinione pubblica con discorsi come quello “sulla Nutella regalata a Re Carlo”, ma senza fornire risultati concreti: “Industria 4.0 è bloccata, Transizione 5.0 pure, la pressione fiscale è aumentata, e sono 25 mesi che la protezione industriale è ferma. Ma basta un discorsetto simpatico, e parte del Paese applaude. I like non sostituiscono i dati dell’Istat”.

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Energia, gas e armi al tavolo con Trump

Ampio spazio anche al tema energetico nelle parole di Renzi, che interrogato da Lo Speciale ha spiegato come gli Stati Uniti, grazie al fracking, siano passati da importatori a esportatori di gas, e che oggi l’Europa – orfana del gas russo – rappresenti un mercato ideale per Washington: “Quando parliamo di rigassificatori a Piombino o Ravenna, parliamo di gas americano. Trump spingerà su questo, e forse anche sulle spese per gli armamenti. La premier dovrebbe ricordarsi che rappresenta l’Italia, non un partito fratello di quello di Trump”, ammettendo che forse questo sarà il vero nodo cruciale al tavolo del bilaterale e come ha anche candidamente confermato il ministro Pichetto Fratin parlandone come di una possibilità.

Renzi ha infine affrontato il tema delle spese militari e dell’industria spaziale. “Prima di aumentare la spesa per la difesa, spendiamo meglio i soldi che abbiamo, come ha detto Draghi. E per ogni euro destinato alla sicurezza, ne va investito uno in scuola, università, teatro e cultura”.

Il leader di Italia Viva non pensa più che Starlink sia una priorità visto che i dazi contro la Cina hanno penalizzato fortemente Tesla, ma ci tiene a lanciare un monito preciso all’Europa: “Sullo spazio ci giochiamo il futuro. Musk è partito prima, ma l’Europa può ancora dire la sua se passa dalle parole ai fatti. Meno chiacchiere da von der Leyen, più progetti veri”.



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