I dazi mettono a rischio il credito del settore Mobile

Le politiche tariffarie decise dall’Amministrazione americana mettono a rischio il settore del Mobile, una delle eccellenze del made in Italy nel mondo. Perché, nella misura in cui crescono i prezzi d’acquisto per i consumatori e per le imprese statunitensi, inevitabilmente cala la competitività dei nostri prodotti. Con ricadute – a cascata – sia sull’occupazione del comparto, sia sull’accesso al credito da parte dei lavoratori (quindi persone fisiche) delle aziende italiane.

Pesa il difficile scenario internazionale, ma è salvo il Bonus Mobili

Le analisi di CRIF segnalano che il 2024 non è stato un anno memorabile, a causa dei tassi elevati e della debolezza della congiuntura, tanto che gli importi di credito erogati alle società di capitali sono calati nell’ordine del 3% rispetto all’anno precedente.

Questo trend può essere considerato come una risposta al ridimensionamento della domanda di soluzioni di arredamento, dopo un biennio di tassi di crescita straordinari fortemente influenzati dalla presenza di sistemi incentivanti. In merito a questo, va ricordato che per l’anno in corso resta in vigore il Bonus Mobili, che prevede una detrazione (quindi sconto sulle imposte IRPEF da pagare) fino a 5 mila euro, comprensivo delle eventuali spese di trasporto e montaggio, da ripartire in dieci quote annuali di pari importo. Ricordando sempre che questi benefici sono accessibili a patto di avere in corso lavori di ristrutturazione.

Il rischio di credito delle imprese del settore Mobile

Tornando allo studio, il rischio di credito delle imprese del Mobile è in linea con il dato medio nazionale, ma le attese sono di crescita a causa del difficile contesto internazionale su cui pesano anche le scelte sui dazi da parte degli Usa, uno dei principali Paesi verso cui si concentra l’export italiano. E, se gli affidamenti diventano più rischiosi, le banche stringono la cinghia, limitando la platea dei beneficiari e/o alzando i tassi per mettere in conto le insolvenze.

Luca D’Amico, chief executive officer di CRIF Ratings, sottolinea come le politiche commerciali e le fluttuazioni dei tassi di interesse possano avere un impatto significativo sulla competitività e sulla rischiosità del comparto, potenzialmente determinando un aumento della rischiosità settoriale negli Stati Uniti, uno dei principali canali di vendita. “I dazi sono un osservato speciale non solo per i potenziali effetti diretti sul mercato statunitense, ma anche per quelli collaterali che potrebbero riguardare l’aumento della pressione competitiva sugli altri mercati o le scelte di politica monetaria in termini di andamento dei tassi di interesse. Di conseguenza, ciò potrebbe determinare un incremento della rischiosità a livello settoriale”, sottolinea D’Amico.

A questo proposito, va fatta una precisazione: a differenza di quanto dichiarato il 2 aprile, Trump ha deciso di sospendere per 90 giorni i dazi reciproci (20% per l’Ue), lasciando tuttavia in vigore quelli universali al 10%. Anche al di là dei numeri, per gli operatori economici pesa la grande incertezza creata dai continui cambiamenti negli orientamenti di politica commerciale. Chi investe, cerca stabilità, tutto il contrario di quanto sta accadendo con l’Amministrazione Usa.

Cresce l’esposizione debitoria nel settore del Mobile

Tornando all’analisi di CRIF, per le circa 8 mila società di capitali nel settore del Mobile, il 2024 ha visto una contrazione della domanda interna. Tuttavia, il tasso di default delle imprese è risultato in linea con i media nazionali, una conferma della relativa solidità del settore nonostante le pressioni esterne.

L’analisi dei bilanci 2023 rivela che il settore del Mobile mantiene una leva finanziaria leggermente più forte rispetto ai dati nazionali, nonostante le incertezze economiche. Tuttavia, CRIF rileva un deterioramento in termini di liquidità e copertura degli interessi rispetto alla mediana nazionale, il che suggerisce la necessità di monitoraggio continuo.

Quanto al credito, molto dipenderà anche da eventuali provvedimenti del legislatore nazionale, che potrebbero aiutare a sostenere la domanda interna per limitare le conseguenze delle tensioni a livello internazionale.