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PIR e istituzionali: la ricetta del Salone per rilanciare il mercato dei capitali italiani


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Dal confronto tra Davide Serra (Algebris) e Tommaso Corcos (Intesa Sanpaolo) sul palco di Assogestioni, la ricetta dell’industria per rivitalizzare la CMU. Non senza un focus sull’educazione finanziaria e sul ruolo delle istituzioni

Dal rapporto Letta al piano Draghi, gli ultimi mesi hanno visto moltiplicarsi gli appelli di voci autorevoli sulla necessità di costruire una Capital Markets Union che acceleri la competitività dell’Europa. Eppure, a quasi un anno dall’appuntamento elettorale che ha ridisegnato l’assetto delle istituzioni europee, nessuna iniziativa concreta sembra prendere forma. E se è vero che il governo italiano si è contraddistinto con il lancio del Fondo Nazionale Strategico, altre e più immediate potrebbero essere le soluzioni per colmare il gap che ancora ci separa da giganti come gli Stati Uniti. È quanto emerso dalla conferenza organizzata da Assogestioni alla prima giornata del Salone del Risparmio 2025, intitolata “Un mercato dei capitali per il Paese – Dialogo con due protagonisti”, dove si è tenuto un confronto tra due dei maggiori protagonisti dell’industria: Tommaso Corcos, responsabile Wealth Management Divisions di Intesa Sanpaolo, e Davide Serra, fondatore di Algebris. Un dialogo che ha messo in luce due priorità su tutte: coinvolgere maggiormente gli investitori istituzionali e riportare i PIR alle origini.

DAVIDE SERRA CEO ALGEBRIS FABIO GALLI DG ASSOGESTIONI TOMMASO CORCOS INTESA SANPAOLO

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Cambiare la previdenza per porre gli istituzionali al centro

Incalzato dal Direttore Generali dell’Associazione, Fabio Galli, Corcos ha sottolineato come l’Italia non possa fare a meno di sviluppare un mercato dei capitali solido ed efficiente se intende valorizzare un sistema produttivo imperniato più di qualunque altro sulle piccole e medie imprese. “Non possiamo aspettare gli altri ma dobbiamo muoverci”, ha detto, precisando però che ogni “iniziativa deve inserirsi in un quadro europeo di più ampio respiro per risultare davvero efficace”. Quanto alla ricetta da mettere in atto sul piano concreto, il manager di Intesa si è focalizzato soprattutto sulla riforma del sistema previdenziale quale viatico per riportare al centro gli investitori istituzionali: “Occorre aumentare le masse dei fondi pensione, renderne l’allocazione coerente con un orizzonte temporale di lungo periodo e riportare la delega di gestione in capo agli asset manager”. Un pensiero condiviso da Serra, convinto però che la vera opportunità per il nostro Paese consista nella possibilità di sfruttare una finestra storica unica: “Mai quanto oggi, con gli USA che hanno accumulato troppo debito e non riescono a reperire ulteriori risorse sul mercato, Italia ed Europa sono chiamate a prendere la palla in mano per iniziare ad autofinanziarsi”. Un chiaro riferimento, quello del numero uno di Algebris, a dossier di stretta attualità come il nucleare e la difesa comune.

TOMMASO CORCOS INTESA SANPAOLO

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Un ritorno alle origini per i PIR

Quanto ai PIR, entrambi i relatori si sono trovati d’accordo sull’importanza di promuovere un ritorno alle origini dello strumento nato come cavallo di battaglia di Assogestioni. “I Piani Individuali di Risparmio devono recuperare le caratteristiche con cui sono stati lanciati sul mercato ormai diversi anni fa”, ha detto Serra, “cioè quella di veicoli esclusivamente liquidi e dal semplice utilizzo”. Corcos ha invece riportato il discorso a una dimensione internazionale, spiegando che i PIR alternativi rappresentano sì soluzioni utili ma “il vero tema è la deregolamentazione a livello europeo”. “Siamo nel mirino degli Stati Uniti e abbiamo bisogno di re-internalizzare un po’ di risparmio liquido”, ha aggiunto, precisando che spetterà agli investitori istituzionali aprirsi ai mercati privati.

DAVIDE SERRA CEO ALGEBRIS

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Il ruolo dell’educazione finanziaria

Per Serra, una leva cruciale con cui rilanciare il mercato italiano dei capitali può infine consistere nell’alfabetizzazione finanziaria ma solo a condizione che siano le istituzioni a farsi carico di promuovere l’avvicinamento degli italiani agli strumenti di investimento. “Con l’inflazione ai livelli visti negli ultimi anni e la complessità dello scenario internazionale”, ha detto, “investire in buoni postali o detenere i propri risparmi sui conti correnti non è più possibile mentre occorre che sia lo Stato a promuovere forme di impiego del capitale più efficienti”. “Bisogna educare le persone ad assumersi maggiore rischio e fare in modo che le case di gestione aumentano anziché ridursi”, ha precisato, “perché per avere investitori istituzionali di livello ci vuole qualcuno che si attivi per cercare di battere un indice”. Basta anche a bonus o sussidi: per Serra sarebbe meglio che a ogni nuovo nato fosse aperto un portafoglio da 5mila euro investito nell’indice Msci World Global. “In questo modo”, ha concluso, “nel 2070 si avrebbero dei 50enni con un capitale di almeno 700mila euro”.

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