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arriva il settimo taglio ai tassi.


Come previsto, la Banca Centrale Europea ha annunciato oggi un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base. Si tratta del settimo consecutivo: il tasso sui depositi scende così al 2,25%, mentre quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali e marginali si attestano rispettivamente al 2,40% e 2,65%.

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Una mossa largamente anticipata dai mercati – l’Euribor a 3 mesi naviga già attorno al 2,20% – ma che arriva in un contesto complesso e costellato di punti interrogativi.

 

Inflazione sotto controllo, ma non è ancora missione compiuta

«Il processo disinflazionistico è ben avviato», ha dichiarato Christine Lagarde aprendo la conferenza stampa. I dati dimostrano che l’inflazione – sia complessiva che di fondo – sta ancora scendendo, ed è in linea con le attese, con segnali incoraggianti anche sul fronte dei servizi. La crescita salariale, pur se ancora consistente, sta rallentando: nel quarto trimestre 2024 l’aumento della retribuzione per dipendente è sceso al 4,1%, in calo rispetto al 4,5% del trimestre precedente. Inoltre, le imprese stanno assorbendo parte del costo grazie ai profitti.

Tutto ciò fa sì che, secondo la BCE, «la maggior parte degli indicatori suggerisca un ritorno sostenibile dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% nel medio termine».

 

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Unanimità sul taglio, ma il dibattito resta acceso

Durante la conferenza stampa è emerso che la decisione del Consiglio Direttivo è stata presa all’unanimità. Tuttavia, dietro il consenso si nasconde una gamma di opinioni: l’ipotesi di un taglio da 50 punti base è stata «discussa», mentre fino a poche settimane fa alcuni governatori avrebbero preferito addirittura rinviare ogni mossa in attesa di maggiori dati.

Questo riflette un quadro economico ancora fragile, in cui la prudenza convive con la necessità di dare un segnale netto. La Lagarde ha ribadito che la BCE non si impegna su un percorso predefinito dei tassi, e continuerà ad adottare un approccio “data-dependent” e “meeting-by-meeting”.

 

Lo spettro della guerra commerciale

La nube temporalesca che aleggia su tutto lo scenario è, inevitabilmente, l’escalation nei rapporti commerciali tra Stati Uniti ed Europa. Le misure protezionistiche annunciate da Washington – e già parzialmente sospese – avranno senza ombra di dubbio impatto sia sulla domanda che sulla crescita dell’area euro, e i primi effetti si fanno già sentire. E per quanto riguarda l’inflazione? La presidente della BCE ha avvertito che l’effetto è ancora difficile da quantificare, soprattutto alla luce di uno scenario che muta a velocità a tratti vertiginose.

«In un contesto di incertezza eccezionale – ha detto – dobbiamo essere pronti e agili».

 

I tassi scendono, ma le condizioni di credito restano tese

La trasmissione della politica monetaria rimane sotto osservazione. Sebbene i tassi sui nuovi prestiti a imprese e famiglie stiano calando, la BCE segnala il rischio di un nuovo irrigidimento degli standard di credito bancario, soprattutto per le imprese. Le banche, più caute sui rischi economici, potrebbero frenare la concessione di prestiti, ed è qui che si gioca la vera efficacia delle misure espansive.

In questo contesto, ulteriori tagli restano sul tavolo: anche la curva dei futures sui tassi sconta almeno due nuove riduzioni entro fine anno. La BCE, dal canto suo, ribadisce di rifiutare l’adesione a una strategia predeterminata, ma non chiude la porta: la priorità resta la stabilità dei prezzi, ma con un occhio sempre più attento alla tenuta della crescita.

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