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Migrazione sanitaria: un sostegno arrivi dalle Regioni che non garantiscono prestazioni


Prevedere misure specifiche per sostenere i costi dei trasferimenti delle persone costrette a spostarsi dalla propria Regione per ricevere cure adeguate e per garantire loro assistenza psicologica e sociale. E che a pensarci sia proprio chi quei livelli di cura non riesce a garantirli. È la proposta avanzata dall’onorevole Orfeo Mazzella (M5S) e tre realtà del terzo settore CasAmica, organizzazione di volontariato che offre accoglienza presso le proprie strutture in Lazio e Lombardia, Codice Viola, associazione di pazienti affetti da adenocarcinoma del pancreas e la Federazione italiana malattie rare Uniamo. Le misure di sostegno alla migrazione proposte durante una conferenza stampa sono un tentativo di affrontare il problema della migrazione sanitaria che affligge molti italiani, mentre si cerca di risolvere alla radice questo problema di mancanza di equità di accesso alle cure più appropriate a disposizione.

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«Ho voluto organizzare questo incontro per dare voce a chi, ogni giorno, si trova ad affrontare una doppia sofferenza: quella della malattia e quella della distanza» ha dichiarato il senatore Orfeo Mazzella. «È inaccettabile che in un paese come il nostro, il diritto alla salute non sia garantito per tutti allo stesso modo. Dobbiamo fare di più per sostenere chi è costretto a cercare cure lontano da casa».

I dati del fenomeno

Secondo l’ultimo report Agenas sulla mobilità sanitaria interregionale, il numero di ricoveri in mobilità è diminuito, ma la spesa è aumentata leggermente, passando da 2,84 miliardi di euro nel 2019 a 2,88 miliardi nel 2023. Questo incremento è principalmente attribuibile all’aumento della mobilità legata ai ricoveri per diagnosi di alta complessità, che comportano trattamenti più costosi e specializzati. Le più colpite dalla migrazione sanitaria sono le regioni del Sud, ma il fenomeno riguarda anche la mobilità verso regioni limitrofe, la cosiddetta mobilità di prossimità, come accade in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, le Regioni più attrattive come meta di migrazione.

Lo studio di CasAmica

La costante crescita del fenomeno della migrazione sanitaria è confermata anche dallo Studio sui migranti sanitari realizzato da Emg Different per CasAmica. L’analisi è stata realizzata su un campione rappresentativo di cittadini residenti in Calabria, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna con età compresa tra i 35 ai 65 anni di età, al fine di studiare la migrazione sanitaria e le motivazioni che spingono i malati a cercare cure fuori dalla propria regione. Dallo studio emerge che 14,3 milioni di cittadini, pari all’81% del campione esaminato, negli ultimi 3 anni hanno avuto bisogno di cure mediche per sé o per i propri familiari. Tra questi, ben 1 milione di cittadini provenienti dalle regioni del Sud Italia e delle isole ha scelto di curarsi in una regione diversa dalla propria per motivi legati all’opportunità di ottenere una migliore offerta sanitaria (51%) e medici più preparati (39%) o addirittura alla concreta impossibilità di ricevere cure adeguate alla propria patologia nella regione di provenienza (32%). Dallo studio emerge che gli italiani residenti nel Sud e nelle isole si spostano principalmente verso Lazio (37%) e Lombardia (32%), che risultano le principali destinazioni di coloro che hanno usufruito di cure in una regione diversa dalla propria.

Malattie rare: uno su cinque si sposta

Nel caso delle malattie rare, la presa in carico del paziente presso un centro di riferimento è fondamentale. «Una persona con malattia rara su cinque è costretta a spostarsi dal proprio luogo di residenza per curarsi, a volte anche affrontando viaggi molto lunghi che impattano negativamente dal punto di vista fisico, psicologico ed economico» commenta la presidente di Uniamo Annalisa Scopinaro «Sono numeri che sono destinati ad aumentare, vista la disponibilità sempre maggiore di terapie innovative che devono essere somministrate in Centri ad alta specializzazione. Il tema è senza dubbio rilevante dal punto di vista economico, ma ancora di più da quello della qualità di vita della persona con malattia rara e della sua famiglia. Spesso, infatti, a spostarsi sono intere famiglie, anche per lunghi periodi o ripetutamente nel corso dell’anno. Dalle nostre indagini è emerso che l’impatto di costo sulla famiglia è notevole, dato che spesso non sono previsti rimborsi da parte della Regione di residenza. È necessario quindi sensibilizzare su questo tema, come fatto con questa tavola rotonda, perché le risposte devono essere date su più fronti: ad esempio, con supporti economici, impulso alla telemedicina, offerta di soluzioni di alloggio temporaneo a prezzi calmierati».

Le risposte devono essere date su più fronti

Annalisa Scopinaro, Uniamo

Tumore al pancreas

Anche molti pazienti oncologici sono costretti a spostarsi per curarsi e tra i tumori più esposti al fenomeno rientra il tumore al pancreas, considerato la quarta causa di morte per tumore nel mondo occidentale, caratterizzato da un’incidenza annuale moderata ma con un alto indice di mortalità. I dati Agenas sulla mobilità sanitaria dei pazienti sottoposti a chirurgia pancreatica nel periodo 2014-2016, mostrano come circa il 40% dei pazienti residenti nel Sud Italia (con picchi fino al 76% dei pazienti residenti in Calabria) e il 15% di quelli residenti nel Centro Italia si siano spostati verso le regioni settentrionali.

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«L’incidenza del tumore del pancreas in Italia è molto bassa, pari allo 0,0023% della popolazione totale. Tuttavia, il numero di decessi annuali associati a questa patologia lo colloca al terzo posto tra le cause di morte per tumore, dopo il carcinoma polmonare e quello del colon-retto», commenta Piero Rivizzigno, presidente Codice Viola. «In questo contesto, solo tre regioni – Lombardia, Veneto e Toscana – offrono un livello di cure chirurgiche adeguato alla complessità della malattia. Questa disparità territoriale genera un’elevata mobilità sanitaria, con un trasferimento di costi tra le regioni pari a 6,5 milioni di euro. I dati forniti da Agenas non tengono conto degli elevati costi logistici a carico dei pazienti e dei familiari che si sottopongono a interventi fuori regione, stimabili tra i 3.000 e i 5.000 euro a seconda della regione di provenienza, i tempi di degenza ospedaliera, in media tra i 10 e i 15 giorni, e le spese per visite specialistiche pre e post-operatorie. Tutti questi costi ricadono sulle famiglie, o sono in parte attenuati dai servizi offerti da associazioni di volontariato come Casa Amica. Le Regioni che, colpevolmente, non si sono organizzate per garantire un adeguato livello di assistenza per il trattamento del tumore del pancreas dovrebbero farsi carico di un sostegno economico per i pazienti e le famiglie costretti a spostarsi, e avviare programmi di potenziamento delle cure, dotandosi di strutture dedicate come le Pancreas Unit».

Le Regioni che, colpevolmente, non si sono organizzate per garantire un adeguato livello di assistenza per il trattamento del tumore del pancreas dovrebbero farsi carico di un sostegno economico

Piero Rivizzigno, Codice Viola

Foto di Mihaela Claudia Puscas su Unsplash

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