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Cosa fa e chi c’è dietro Nuo Capital, il fondo che ha comprato Bialetti


Svolta importante nella lunga storia di Bialetti: il fondo hongkonghese Nuo Capital, con sede in Lussemburgo, ha perfezionato la sottoscrizione di un contratto di compravendita per l’acquisto del 78,567% delle azioni della gloriosa azienda italiana di moka e caffettiere, in crisi ormai dal 2018. Il closing è previsto per giugno 2025: a quel punto, scatterà un’Opa obbligatoria sulle restanti azioni e il delisting dalla Borsa di Milano, dove è quotata dal 2007 con il ticker Bia.

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Dal 1919 Bialetti è un simbolo del made in Italy: fondata a Crusinallo, frazione del comune di Omegna in provincia del Verbano-Cusio-Ossola, è l’azienda della moka, la macchina per caffè nata da un’intuizione di Alfonso Bialetti guardando la moglie lavare i panni alla lisciveuse, l’antenata della moderna lavatrice. Con l’ingresso di Nuo Capital, il brand dell’Omino con i baffi, disegnato dal geniale Paul Campani, intraprende un rinnovato percorso di crescita internazionale. Ma cosa fa di preciso il fondo asiatico e chi c’è dietro la sua espansione?

 

Cosa fa Nuo Capital e chi c’è nel suo portfolio

Nata nel 2016 all’interno di World-Wide Investment Company Limited (WWICL), uno dei più antichi family office asiatici che fa riferimento alla famiglia dell’imprenditore Yue-Kong Pao, il fondatore della compagnia di spedizioni marittime Worldwide Shipping Group di Hong Kong, Nuo Capital è la holding di investimento della famiglia Pao Cheng, gli eredi di Sir Y.K. Pao. Da non confondere con Nuo Spa, il fondo controllato al 50% da Exor della famiglia Agnelli-Elkann che ha il suo quartier generale a Milano, Nuo Capital è sostenuta da capitali familiari ed “è specializzata nel supporto e nell’accelerazione dell’espansione internazionale di medie imprese italiane, con uno sguardo rivolto a transizioni generazionali e sostenibilità”, sottolinea la società.

Acronimo di New Understanding Opportunities, Nuo punta su brand italiani eccellenti dall’alto potenziale di crescita (in particolare nei settori moda e alimentare) per aiutarli a vincere sui mercati globali. È per questo motivo che Nuo Capital non è nuovo a investimenti in Italia – nel suo portfolio figurano Venchi (il 3,5% è detenuto in collaborazione con Jakyval, holding degli eredi di Émile-Maurice Hermès, il fondatore della prima bottega Hermés), Proraso, Tannico, Bending Spoons, Slowear e Scarpa – e ha legami con Borsa Spa. Nel 2017 il fondo ha rilevato (insieme a Cassa Depositi e Prestiti) il 10% del network Elite, il programma lanciato da Borsa Italiana nel 2012 e oggi parte di Euronext Group che raccoglie le piccole e medie imprese non quotate aiutandole a crescere sotto il profilo industriale e finanziario e ad accedere ai mercati dei capitali privati e pubblici.

 

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Il team dietro il fondo hongkonghese

Dietro Nuo Capital c’è l’imprenditore Stephen Cheng, magnate 46enne di Hong Kong, figlio dell’illustratrice Doreen Pao Pui-wai e del medico Edgar Cheng Wai-kin e soprattutto nipote di Yue-Kong Pao. Cresciuto a New York, laureato in Studi visivi e ambientali all’Università di Harvard, appassionato di arte contemporanea (ha creato la Empty Gallery a Hong Kong ed è nel board di Artists Space a New York) e direttore della non-profit The Ink Society che promuove nel mondo l’antica pittura a inchiostro e acqua cinese, Cheng è presidente e co-fondatore della investment firm.

L’amministratore delegato della società e anche alla guida di Nuo Spa è Tommaso Paoli, ex manager di Intesa Sanpaolo che nella principale banca italiana per quota di mercato ha ricoperto diversi incarichi tra investment banking e fusioni e acquisizioni, tra cui responsabile della strategia e del marketing e della rete di relazioni per il corporate e l’investment banking. Laureato in Ingegneria al Politecnico di Torino e con un MBA alla Columbia Business School di New York, Paoli ha un passato nella consulenza strategica per aziende come Andersen Consulting, Bain & Company e McKinsey & Company.

 

Bialetti passa a Nuo Capital: cosa prevede l’accordo

L’acquisizione di Bialetti riguarda il 78,567% del capitale sociale della società. Nuo Capital, attraverso il veicolo Nuo Octagon, ha raggiunto il primo accordo con Bialetti Investimenti e Bialetti Holding (entrambe detenute interamente da Francesco Ranzoni, presidente del Consiglio di amministrazione di Bialetti Industrie) per l’acquisto del 59,002% (91.324.398 azioni ordinarie), per un controvalore di 47,33 milioni di euro. Il secondo contratto è stato stipulato con la società di diritto lussemburghese Sculptor Ristretto Investments per l’acquisto del 19,565% del capitale (30.283.687 azioni), per un controvalore di 5,73 milioni.

Vitale ha agito in qualità di debt advisor di Nuo Capital per reperire le risorse a titolo di debito per supportare l’acquisizione. Il financial advisor romano ha agito su un finanziamento senior di importo massimo fino a 50 milioni euro, che sarà concesso da un pool di banche con Banco Bpm a fare da capofila. Il finanziamento senior da 45 milioni sarà concesso da Bpm insieme a Bper e Banca Ifis e si affianca ad un finanziamento junior di importo massimo pari a 30 milioni concesso da illimity Bank e Amco – Asset Management Company.

 

Rally del titolo: Bia schizza in Borsa

Nel 2024 i ricavi di Bialetti sono stati pari a 149,5 milioni di euro, +5,9% rispetto all’esercizio precedente, con un margine operativo lordo normalizzato di 23,1 milioni, +20% rispetto al 2023. Nonostante il miglioramento, il risultato netto è stato negativo per 1,1 milioni. Dopo l’annuncio dell’acquisizione di Nuo, il titolo in Borsa ha segnato un rialzo del 60,57% a 0,448 euro, avvicinandosi al corrispettivo dell’Opa, non inferiore a 0,467 euro per azione.

“Siamo nati a Milano e dal 2016 abbiamo investito oltre 400 milioni di euro di capitali privati nel made in Italy, in aziende che oggi possono contare su nuovi modelli organizzativi e gestionali, sempre più aperte ai mercati internazionali, mantenendo indipendenza e identità proprie – ha dichiarato Tommaso Paoli –. Siamo entusiasti di mettere al servizio di uno dei brand più significativi del nostro Paese le risorse e le competenze necessarie per una nuova fase di sviluppo di Bialetti e del nostro territorio”.

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“Oggi Bialetti è un’azienda più solida, forte di una visione strategica chiara e di un marchio riconosciuto a livello globale – ha aggiunto Egidio Cozzi, che anche dopo il closing rimarrà amministratore delegato in continuità con la gestione precedente –. Questo traguardo è il risultato di un impegno costante, della determinazione del nostro team e della fiducia riposta in noi dagli stakeholder. Con l’ingresso di Nuo si apre un nuovo capitolo, ricco di opportunità: continueremo a investire in innovazione, internazionalizzazione e autenticità, mantenendo sempre al centro la passione per il caffè e l’eccellenza del made in Italy”.





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