L’incremento delle vendite online ha portato con sé una crescita esponenziale nell’uso di imballaggi, spesso realizzati in plastica, che pongono seri interrogativi sul loro impatto ambientale e che impongono un nuova lettura del rapporto tra e-commerce e sostenibilità. Di fronte a questa sfida, il settore dell’e-commerce si trova al bivio tra efficienza operativa e responsabilità ecologica. La ricerca di soluzioni per un imballaggio più sostenibile non è solo una risposta alle pressanti richieste di consumatori sempre più consapevoli e preoccupati per l’ambiente, ma rappresenta anche un imperativo strategico per le aziende che intendono preservare la loro reputazione e conformarsi alle crescenti regolamentazioni globali in materia ambientale.
L’impatto ambientale delle buste di plastica nel rapporto tra e-commerce e sostenibilità
Il crescente ruolo dell’e-commerce nella moda ha portato con sé un aumento esponenziale dell’uso di imballaggi di plastica, una tendenza che si prospetta insostenibile per l’ambiente e che rende critico il rapporto tra e-commerce e sostenibilità. Secondo recenti studi, ogni anno sono distribuite in Italia centinaia di milioni di buste di plastica attraverso il commercio online, la maggior parte delle quali finisce in discarica o incenerita. Questo fenomeno non solo contribuisce significativamente all’inquinamento da plastica, ma sottolinea anche l’urgenza di strategie efficaci per mitigare l’impatto ambientale del settore e creare un nuovo rapporto tra packaging e sostenibilità. Le implicazioni sono vaste e complesse, coinvolgendo la responsabilità dei produttori, le aspettative dei consumatori e la legislazione vigente, che sembra ancora inadeguata a fronteggiare l’escalation del problema. In questo contesto, emerge chiaramente la necessità di un ripensamento profondo delle pratiche attuali e dell’adozione di soluzioni più sostenibili come la rigenerazione dei rifiuti plastici che possano ridurre drasticamente l’impronta ecologica dell’industria della moda online.
Da un’analisi commissionata dall’azienda di imballaggi sostenibili DS Smith e condotta da Development Economics scopriamo che il numero di buste di plastica “secondarie” aumenterà del 58% nell’orizzonte 2030, seguendo la crecita dell’e-commerce nel settore moda. Entro il 2030 qualcosa come 345 milioni di buste di plastica saranno consegnate nelle case degli italiani, creando una “montagna” di 1,7 miliardi di confezioni di plastica inutili in cinque anni.
Per sostenere i progressi in campo normativo DS Smith propone di regolamentare l’utilizzo di confezionamenti di plastica anche per gli operatori dell’e-commerce allo scopo di tenere in considerazione le abitudini di acquisto dei consumatori.
Soluzioni e strategie per migliorare l’equilibrio tra e-commerce e sostenibilità
Di fronte alla critica situazione ambientale causata dall’uso indiscriminato di plastica nell’e-commerce, alcuni brand hanno già iniziato a esplorare alternative più ecologiche. La transizione verso materiali riciclabili come la carta e il cartone sta guadagnando terreno, spinta non solo dalle pressioni normative ma anche dalla crescente consapevolezza e richiesta dei consumatori per pratiche più rispettose dell’ambiente. Ci sono aziende che stanno già implementato l’uso di buste di carta riciclata, ricevendo feedback positivi dai loro clienti. Questo cambio di direzione non solo dimostra la fattibilità tecnica e commerciale delle alternative sostenibili, ma rappresenta anche un importante passo avanti verso la riduzione dell’impatto ambientale del settore. Tuttavia, affinché il cambiamento sia effettivo su larga scala, è essenziale un maggiore investimento in ricerca e sviluppo per migliorare la disponibilità e l’efficienza dei materiali alternativi e una collaborazione più stretta tra aziende, consumatori e istituzioni.
Un cambiamento possibile che riduce l’impatto dell’e-commerce sulla sostenibilità
Francesco Barsanti, Sales Marketing & Innovation Director di DS Smith Packaging Italia, ha osservato che: “Lavorando con alcuni dei più grandi brand al mondo, stimiamo di aver già sostituito più di un miliardo di imballi di plastica negli ultimi quattro anni, ma dobbiamo fare di meglio. Mentre lo shopping online è cresciuto, i rivenditori di e-commerce sono indietro rispetto ai punti vendita tradizionali quando si tratta di sostituire le buste di plastica. Brand come Zalando hanno dimostrato che il cambiamento è possibile, ma c’è un ostacolo: semplicemente non ci sono abbastanza sacchetti di carta disponibili e il nostro settore deve farsi avanti per fornirli. Restare fedeli alla plastica ha un costo: i consumatori non la vogliono e ignorando la questione, i brand della moda rischiano la propria reputazione. Pensiamo che la legislazione possa e debba essere più esigente con tutti noi, eliminando gradualmente alcune materie plastiche per aiutare a creare equità e incoraggiare l’innovazione, incrementando gli investimenti e generando una sana competizione per sostituire gli imballaggi di plastica”.
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