Il settore industriale italiano fatica da mesi a recuperare terreno. La combinazione di una produzione in calo, sentiment negativo tra imprese e famiglie, e le nuove tensioni legate ai dazi commerciali stanno complicando i piani di rilancio. Il Centro studi di Confindustria ha segnalato segnali preoccupanti che potrebbero preludere a un rallentamento duraturo, anche per l’impatto sulle esportazioni e sugli investimenti.
andamento della produzione e indicatori economici del primo trimestre 2025
I dati elaborati dal Centro studi Confindustria segnalano un calo della produzione industriale pari a 0,9% a febbraio, dopo un recupero di 2,5% registrato a gennaio. Questo andamento interrompe un ciclo già fragile che aveva mostrato segni di ripresa limitata. Nel complesso, la variazione acquisita per il primo trimestre segna un aumento dello 0,4%, positivo ma contenuto, soprattutto dopo cinque trimestri consecutivi in contrazione.
Il CsC evidenzia come diversi indicatori anticipatori confermino un contesto di difficoltà. L’indice Rtt , che misura il fatturato in tempo reale, segnala una caduta significativa dei ricavi industriali a febbraio. Nel frattempo, il Purchasing Managers Index , fondamentale per monitorare la fiducia dei responsabili acquisti, segnala un ulteriore calo a marzo, passando da 47,4 a 46,6. Questo dato resta sotto la soglia dei 50 punti, indizio di una contrazione dell’attività. La fiducia degli operatori si è infatti debolmente ridotta, segnalando consumatori e imprese più cauti nelle scelte.
Questi numeri descrivono un quadro complesso, dove il settore fatica a consolidare la ripresa e mostra segnali di crescente incertezza nei confronti del futuro. L’osservazione globale indica che la crescita industriale nel primo trimestre è zoppicante e soggetta a rischi esterni complessi.
indicatori anticipatori e sentiment degli operatori
L’indice Rtt evidenzia una caduta significativa dei ricavi industriali, mentre il Pmi sottolinea una diminuzione della fiducia da parte degli acquirenti. “La fiducia degli operatori si è indebolita, attenuando le aspettative di crescita nel breve termine”, commentano gli analisti del CsC.
effetti dei dazi e previsioni sull’andamento del Pil italiano nei prossimi anni
Il CsC indica in modo chiaro che la crescita attesa nel 2025 è limitata e in parte frenata dall’aggravarsi delle tensioni commerciali internazionali. In particolare, la decisione degli Stati Uniti di introdurre nuovi dazi sulle importazioni europee, e la risposta possibile dell’Unione europea, alimentano un clima di incertezza che pesa sulle imprese.
Durante l’audizione in Parlamento sul Documento di Finanza Pubblica, è emerso che l’effetto combinato di dazi e incertezza potrebbe ridurre il tasso di crescita del Pil italiano di circa 0,3 punti percentuali nel biennio 2025-2026. Queste stime si basano su simulazioni che mettono in evidenza un rallentamento delle esportazioni di beni intorno all’1,2%, oltre a una contrazione negli investimenti in macchinari intorno allo 0,4%.
possibili impatti a lungo termine sull’industria
L’analisi mette in guardia sulla possibile trasformazione di un indebolimento passeggero in un problema a lungo termine, che pregiudicherebbe la capacità dell’industria di rafforzarsi e migliorare la competitività sui mercati esteri. La contrazione delle vendite estere e la riduzione degli investimenti rischiano di limitare la crescita, anche in un contesto globale complesso.
posizioni di confindustria e scenari futuri per la politica commerciale europea
Confindustria ha sottolineato l’urgenza di evitare una terra di nessuno nel sistema dei dazi. L’associazione degli industriali teme che una risposta protezionistica da parte europea, con l’introduzione di controdazi sui prodotti americani, possa peggiorare la situazione interna. “L’aumento dei prezzi, unito al calo della fiducia di famiglie e imprese, potrebbe far scivolare l’economia in una fase di stagnazione o recessione tecnica”, avverte Confindustria.
Di fronte a questa prospettiva, la richiesta è di concentrare gli sforzi sul dialogo e sulla definizione di accordi commerciali con nuovi partner. Gli industriali ritengono prioritario giungere a intese con aree economiche emergenti o consolidate come Mercosur e India, per diversificare i canali di esportazione e ridurre la dipendenza dalle tensioni transatlantiche.
la strategia di esportazione e investimenti
Il miglioramento delle relazioni commerciali con nuovi mercati offrirebbe al sistema industriale italiano una possibilità concreta di ridefinire la sua presenza internazionale e compensare le difficoltà legate ai dazi. La strategia suggerita punta a stabilizzare i flussi di esportazione ed eventualmente rilanciare gli investimenti, elementi fondamentali per la crescita del prodotto interno lordo e per la continuità delle attività produttive sul territorio.
Le prossime mosse del governo e dell’Unione Europea saranno decisive nel delineare la risposta economica e diplomatica a queste nuove sfide, con riflessi diretti sull’occupazione e sulle prospettive di sviluppo per le aziende italiane.
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