Giorgia Meloni «è diventata un’amica», è uno «dei veri leader del mondo», ha fatto «un ottimo lavoro, è amata e rispettata da tutte e tutti e non posso dire la stessa cosa di altri». E ancora: «Sono molto orgoglioso di trovarmi qui con lei, non può andare meglio di così. È una persona fantastica, eccezionale». Sono i tanti elogi il segnale più tangibile dell’accoglienza calorosa riservata da Donald Trump alla premier italiana che ha preparato per settimane questa missione negli Stati Uniti. «L’Italia può essere il miglior alleato degli Stati Uniti se Meloni resta premier», taglia corto il presidente americano. Al di là dei contenuti dell’incontro quello che risalta è dunque il profluvio di complimenti del presidente americano nei confronti della sua ospite, accolta come «un’ambasciatrice» dell’Unione europea, come una figura che meglio di tutti può giocare un ruolo di «ponte» tra le due sponde dell’Atlantico.
Il sì a un vertice con l’Ue in Italia
Il risultato che Meloni strappa all’inquilino della Casa Bianca è quel sì all’invito a una visita in Italia (si dovrebbe molto presto) e a un vertice, in quell’occasione, tra Usa e Unione europea. Ma è appunto soprattutto il feeling tra i due a emergere. «Non posso fare meglio di così, vero?», chiede il presidente americano alla premier, «no, per me basta così…», risponde lei. «Sono qui», esordisce la premier, «per rafforzare il nostro legame e la nostra amicizia e per rendere l’Occidente più forte. Credo nell’unità dell’Occidente. Se pensassi che gli Usa non sono un partner affidabile, non sarei qui».
I dossier affrontati da Meloni e Trump
Tanti i dossier affrontati nel faccia a faccia al quale, oltre al presidente americano e alla premier, hanno preso parte il vice presidente statunitense, JD Vance, il segretario al Tesoro Scott Bessent, il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz e il segretario alla Difesa Pete Hegseth e per parte italiana l’ambasciatrice d’Italia a Washington Mariangela Zappia, il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio, il consigliere militare Franco Federici, il capo della segretaria Patrizia Scurti e il capo ufficio stampa Fabrizio Alfano.
Trump: l’intesa sui dazi sarà trovata al 100% ma non c’è fretta
Il primo è quello sulle tariffe, «arriviamo a metà strada», l’invito della presidente del Consiglio che chiede di trovare un punto di equilibrio visto che non è possibile l’operazione di azzerare reciprocamente i dazi. «Un accordo è possibile», afferma Meloni, “bisogna parlare con schiettezza delle necessità reciproche e trovare un terreno d’intesa. Qualcuno mi ha definito una nazionalista occidentale. Non so se sia la parola giusta. Sono qui per trovare il modo migliore per renderci entrambi più forti sulle due sponde dell’Atlantico». Il suo interlocutore si azzarda in percentuali, l’intesa sarà trovata al 100% ma dice anche che fretta non c’è, la discussione sta andando avanti, c’è ottimismo, e «si farà anche un accordo con la Cina».
Gli investimenti delle imprese italiane negli Usa e le importazioni di Gnl
Tanti anche i punti di contatto nell’incontro alla Casa Bianca e nella conferenza stampa finale nello Studio ovale. Meloni esordisce ricordando che il 17 aprile è l’anniversario dell’accordo «che permise a Cristoforo Colombo di fare il suo viaggio. Questo per ricordare che condividiamo un’altra lotta, contro l’ideologia woke, che vuole cancellare la storia, ma anche la lotta alle migrazioni illegali, alle droghe sintetiche, come la piaga del Fentanyl». Sull’immigrazione ci sono stati passi in avanti in Europa «anche grazie all’Italia». Per quanto riguarda le imprese italiane «investiranno dieci miliardi» negli Stati Uniti, «l’Italia dovrà aumentare le sue importazioni di Gnl e anche sul nucleare».
La Difesa e il 2 per cento del Pil
Sul tema della Difesa al prossimo vertice della Nato verrà annunciato che si arriverà al 2% del Pil, «ma non si è parlato» di quanto dovrà aumentare la spesa, «l’Italia mantiene i suoi impegni». Di Stralink non si è parlato, si è discusso «dello spazio, di alcuni ambiti in cui lavoreremo insieme, come la missione su Marte». Sul tavolo inoltre il dossier Ucraina: «Occorre unire gli sforzi» per arrivare ad una pace duratura, «è chiaro che il Paese aggressore» è la Russia, argomenta Meloni, mentre Trump dice di non essere certamente «un fan» del presidente ucraino Zelensky.
Al termine della conferenza stampa la premier si rifugia nella Blair house per poi dirigersi all’aeroporto.
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