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In un contesto segnato dall’offerta pubblica di scambio promossa da BPER, Banca Popolare di Sondrio ha deciso di incontrare i portatori di interesse di Valtellina e Valchiavenna. L’appuntamento era presso il Teatro Sociale di Sondrio per la prima tappa del roadshow finalizzato a illustrare a le direttrici strategiche di sviluppo indicate nel nuovo Piano Industriale 2025-2027 “Our Way Forward”. A introdurre la serata, moderata da Nicola Saldutti, caporedattore economia del Corriere della Sera, è stato il presidente Francesco Venosta, il quale ha voluto sottolineare come il piano nasca da un confronto approfondito e da un’attenta lettura del contesto: “Abbiamo posto le basi per uno sviluppo sostenibile e coerente con i nostri valori, con l’obiettivo di continuare a essere un punto di riferimento per il territorio. La nostra è una banca concreta, coerente, vicina”.

L’inquadramento strategico del nuovo piano è stato affidato al direttore generale e consigliere delegato Mario Alberto Pedranzini. “Banca Popolare di Sondrio, nella sua dimensione di banca dei territori, oggi tra le più importanti nel nostro Paese, ha mostrato coi comportamenti e coi numeri che si può competere in un sistema finanziario integrato senza dimenticare le molteplici dimensioni locali in cui si opera – ha dichiarato –. Il nostro nuovo piano industriale è costruito su questa consapevolezza: avanti a modo nostro, perché questa nostra fisionomia non è, come forse qualcuno superficialmente crede, un vezzo fuori dal tempo, bensì un fattore costitutivo del nostro successo, anche finanziario”.

Pedranzini ha poi ricordato i numeri che certificano le performance dell’istituto: “L’utile di fine anno e la distribuzione dei dividendi si sono sempre attestati ben al di sopra del consenso degli analisti. Negli ultimi 5 anni, chi ha investito sulla nostra crescita è stato ripagato in maniera molto significativa: +377%, considerando sia l’aumento del prezzo sia la distribuzione di dividendi. Forti di questi risultati, ci poniamo oggi obiettivi ambiziosi per il futuro, che si riflettono in un utile netto pari a 580 milioni di euro nel 2027”.

Piano preciso

Il piano è stato illustrato nei suoi dettagli operativi dal Chief Financial Officer, Massimo Perona: “Vogliamo crescere su tutti gli indicatori – margini, commissioni, utile netto – migliorando la nostra efficienza e la qualità del credito. E lo faremo puntando su un rafforzamento dell’offerta, una consulenza di qualità e lo sviluppo delle nostre persone. La nostra mission fondamentale è quella di supportare l’economia reale, l’economia dove noi operiamo, con la piena valorizzazione del servizio alle imprese che ha rappresentato, da sempre, l’attività fondamentale della nostra banca”.

Dal canto suo Pietro Negrini, vice direttore generale responsabile della rete territoriale, ha evidenziato come la struttura della banca si sia subito attivata dopo l’approvazione del nuovo piano industriale: “È la rete territoriale ad avere l’onore e l’onere di mettere a terra il piano, realizzandolo con il supporto dei servizi centrali. La rete, già all’indomani dell’approvazione, si è subito sintonizzata sulla stella polare del nuovo piano industriale, concentrandosi sui nuovi obiettivi con impegno e determinazione. Il tutto senza farsi distrarre dagli eventi esterni: concentrati sul proprio lavoro, sul proprio ruolo, sul proprio compito”.

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L’offerta di BPER sullo sfondo

Sebbene il tema centrale dell’incontro, non fosse l’offerta BPER, le dichiarazioni dal palco hanno ribadito, ancora una volta, la chiara visione strategica orientata all’indipendenza e alla valorizzazione del modello unico della banca. Nonostante la neutralità formale imposta dalle norme in vigore, il presidente di BPS ha spiegato la logica della presentazione del piano in questo momento delicato: “Il consiglio d’amministrazione ritiene che sia interesse di tutti gli azionisti, poter valutare il profilo di solidità patrimoniale, le prospettive di crescita e creazione di valore del nuovo piano su base stand alone, confrontandoli con le incertezze e i rischi connessi con uno scenario di integrazione con BPER”.

Parole a cui hanno fatto eco quelle di Pedranzini, pronunciate a conclusione del suo discorso. “Quanto esposto è stato possibile perché abbiamo affinato via via le nostre capacità di stare sul mercato, grazie all’attuale configurazione ‘stand alone’ che i nostri azionisti hanno sempre voluto e sostenuto, cioè grazie all’assoluta autonomia gestionale della banca e del suo management. Se questa malauguratamente venisse meno, anche il piano industriale verrebbe meno. Chiedo scusa se insisto ancora una volta, ma tutti gli obiettivi del piano industriale che abbiamo illustrato sono indissolubilmente legati al fatto che la Banca Popolare di Sondrio possa ancora reggersi in piena autonomia, seguendo la nostra via e il nostro modo di essere banca”.

Incertezze mondiali

Durante la serata è seguita una tavola rotonda sull’attuale scenario economico globale e le possibili ricadute delle recenti politiche commerciali statunitensi. Con il giornalista Saldutti ne hanno discusso Mario Altieri, Country Head di Morgan Stanley Italia, e Chiara Angeloni, economista per l’Europa di Bank of America.

Durante la tavola rotonda, Chiara Angeloni ha descritto le recenti politiche commerciali statunitensi, in particolare i dazi, come uno shock dal lato dell’offerta per l’economia americana e uno shock dal lato della domanda per il resto del mondo. Per gli Stati Uniti, ciò potrebbe tradursi in stagflazione, con crescita piatta o negativa e inflazione elevata, causata dall’aumento dei prezzi delle importazioni e dalla svalutazione della valuta. Angeloni ha stimato una possibile perdita di oltre un punto di crescita, in un contesto dove l’inflazione era già sopra il target della Fed. Per l’Europa, invece, i dazi rappresentano uno shock disinflazionistico, con possibili implicazioni per le politiche monetarie.

L’incertezza è l’elemento più rilevante, ha aggiunto Angeloni, frenando investimenti e spesa. Altieri ha evidenziato come questa incertezza sia già scontata dai mercati, con reazioni immediate come il calo delle riserve globali in dollari e un possibile rafforzamento dell’euro. In conclusione, l’esperto di mercati ha evidenziato come le tensioni commerciali potrebbero paradossalmente rafforzare la coesione europea, spingendo l’UE a muoversi con maggiore unità e determinazione sulla scena globale.



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