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Dipendenti pubblici, in arrivo aumenti fino a 300 euro in Comuni, Province e Regioni (solo se hanno i conti in ordine)


di
Valentina Iorio

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Lo prevede un emendamento alla legge di conversione del decreto Pa che consente di incrementare la componente stabile del fondo delle risorse decentrate fino al 48% della spesa per gli stipendi 2023

Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni potranno sbloccare gli aumenti del fondo accessorio per il personale, superando il tetto legato ai livelli di spesa del 2016. Lo prevede un emendamento dei relatori, inserito nella legge di conversione del decreto Pa e approvato giovedì 17 aprile in Commissione, che consente di incrementare la componente stabile del fondo delle risorse decentrate e le posizioni organizzative fino al 48% del totale della spesa per gli stipendi 2023. Ma questo non varrà per tutti. Vediamo perché.

Non tutti gli enti locali potranno farlo

Le risorse per finanziare questo aumento di spesa dovranno essere reperite da Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. L’emendamento infatti non prevede alcuno stanziamento aggiuntivo.  Quindi la possibilità di incrementare questa componente sarà legata alla condizione dei bilanci dei singoli enti. In sostanza solo gli enti locali con i conti in ordine potranno garantire gli aumenti ai loro dipendenti. E questo rischia di creare disparità tra le amministrazioni locali, avverte la Fp Cgil. «L’emendamento ha il grande problema di non stanziare un euro in più e aggraverà il divario tra quegli enti che possono permettersi di investire sul personale (pochi) e quelli che non potranno farlo (i più)», scrive il sindacato in una nota. Inoltre, fa sempre notare la Cgil, dalla possibilità di aumento  sono escluse Camere di Commercio, Unioni Comunali e tutti gli altri enti del comparto funzioni locali che non siano Comuni, Province e Regioni e «incide sul calcolo delle capacità assunzionali per cui oggi un aumento del salario accessorio determinerà una riduzione della capacità di assumere degli enti».




















































L’effetto sugli stipendi: 300 euro in più al mese

A calcolare l’impatto della nuova norma sui salari dei dipendenti degli enti locali è il Sole 24 Ore, secondo il quale l’aumento fino al 48% farebbe crescere di 1,5 miliardi le retribuzioni del personale non dirigente dei Comuni e di 300 milioni quelle dei dipendenti degli altri enti territoriali. «I dipendenti dei Comuni senza le stellette dirigenziali sono 382 mila, quindi una divisione pro capite produrrebbe un aumento medio di 3.926 euro lordi all’anno, 302 euro per 13 mensilità», scrive il Sole 24 Ore.

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Il divario tra enti locali e ministeri

L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni (Aran) chiedeva da tempo di superare il tetto al trattamento accessorio previsto dall’articolo 23, comma 2, del D. Lgs. 75/2017, per dare agli enti locali la possibilità di migliorare la retribuzione accessoria dei dipendenti, riducendo la fuga verso le Amministrazioni centrali. Anche Anci e Upi avevano chiesto di superare il tetto al salario accessorio del 2016. «La principale causa della ridotta capacità attrattiva dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane rispetto alle altre Pa risiede in un livello retributivo complessivo minore, anche a fronte di maggiori responsabilità ed incombenze, una circostanza aggravata da norme destinate ad aumentare il gap di competitività degli Enti locali nei confronti dei ministeri, come quella che consente il superamento dei limiti ai trattamenti economici accessori solo per dirigenti e dipendenti ministeriali», avevano scritto il presidente dell’Anci, Gaetano Manfredi, e il Presidente di Upi, Pasquale Gandolfi, in una lettera al ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

Maggioranza: «Saniamo un’ingiustizia storica»

«Siamo intervenuti per sanare una ingiustizia storica, per ridurre il divario retributivo tra il comparto delle funzioni centrali e quello delle funzioni locali, concedendo a comuni, province, città metropolitane e regioni in equilibrio finanziario la possibilità di incrementare anche in maniera significativa gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori con il cosiddetto salario accessorio», dichiarano i deputati di Fratelli d’Italia, Marta Schifone, della Lega, Tiziana Nisini, e di Forza Italia, Paolo Emilio Russo. Rimane il fatto che solo i Comuni con bilanci solidi saranno in grado aumentare le retribuzioni e attrarre professionalità qualificate, mentre gli altri resteranno indietro.


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