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Spread in calo, cosa cambia per mutui e prezzi


Lo spread Btp-Bund è tornato a scendere. Nella mattinata di martedì 22 aprile 2025, il differenziale tra i titoli di Stato italiani a 10 anni (Btp) e quelli tedeschi equivalenti (Bund) si è attestato a 113,5 punti base, in diminuzione rispetto ai 116,6 punti registrati alla chiusura del giorno precedente.

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Un calo apparentemente contenuto, ma che offre uno spunto importante per riflettere su un tema chiave: quali sono le ricadute concrete di un calo dello spread per famiglie, imprese e risparmiatori? In particolare, quali effetti possiamo aspettarci su mutui, prestiti e, più in generale, sui prezzi all’interno dell’economia italiana?

Cos’è lo spread e perché è importante

Partiamo dalle basi. Lo spread Btp-Bund è l’indicatore che misura il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato decennali italiani e quelli tedeschi. La Germania, infatti, è considerata il punto di riferimento per solidità finanziaria all’interno dell’area euro: più lo spread si allarga, più il mercato percepisce il debito italiano come rischioso rispetto a quello tedesco; viceversa, un restringimento indica una maggiore fiducia nella sostenibilità fiscale del nostro Paese.

Lo spread incide direttamente sul costo del denaro per lo Stato. Se il differenziale sale, l’Italia deve offrire tassi di interesse più alti per attrarre acquirenti di Btp. Questo aumento si riflette poi, a cascata, sui tassi praticati da banche e istituti finanziari a famiglie e imprese. Quindi, quando lo spread scende, anche se i benefici non sono immediati, il credito tende a diventare più accessibile.

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L’effetto sui mutui a tasso fisso e variabile

Uno dei settori che guarda con maggiore attenzione all’andamento dello spread è certamente quello dei mutui. In particolare, chi sta per sottoscrivere un mutuo a tasso fisso beneficia indirettamente di un clima di minore tensione sui mercati obbligazionari, che si riflette in un abbassamento dei tassi Irs, cioè i tassi di riferimento per i mutui fissi.

Nel caso del mutuo a tasso variabile, invece, l’effetto è più indiretto ma non meno rilevante. Anche se i tassi variabili sono legati all’Euribor, un calo dello spread può contribuire a migliorare le condizioni generali del mercato del credito, spingendo le banche a offrire spread bancari più competitivi rispetto al parametro di riferimento.

Va precisato che il rendimento del Btp decennale italiano è attualmente stabile intorno al 3,6%, il che indica che la discesa dello spread non è ancora frutto di una particolare euforia verso il debito italiano, ma piuttosto del fatto che i Bund tedeschi stanno guadagnando valore – e quindi rendono meno – a causa di una maggiore domanda legata a fattori internazionali, come la cautela degli investitori rispetto al ciclo economico europeo.

Tuttavia, anche in un contesto di rendimenti italiani stabili, una riduzione dello spread aumenta la fiducia verso l’Italia, e questa fiducia si traduce nel tempo in condizioni di credito meno rigide.

Possibile stabilità per i prezzi al consumo

Di fatto, un calo dello spread può contribuire, pur indirettamente, a mantenere sotto controllo i prezzi e a evitare nuove fiammate inflazionistiche alimentate da tensioni finanziarie.

Questo perché lo spread non influisce solo sul costo del debito, ma anche sulle aspettative inflazionistiche e, di conseguenza, sui prezzi al consumo. Un differenziale basso tende a raffreddare le tensioni sul fronte dei costi di finanziamento pubblico, rendendo meno probabili manovre fiscali “di emergenza” e più gestibili le politiche economiche espansive.

Questo si riflette anche sulla dinamica dei prezzi, perché una minore pressione sui conti pubblici consente politiche più stabili, senza bisogno di rincari fiscali o tagli bruschi. Inoltre, in un contesto di spread contenuto, la Bce potrebbe sentirsi meno vincolata a mantenere tassi d’interesse troppo alti troppo a lungo, qualora l’inflazione in Europa dovesse continuare la sua discesa.

Un altro ambito in cui il calo dello spread può avere impatti significativi è il mondo delle imprese. Una minore percezione del rischio Paese si traduce in un costo del capitale più basso per le aziende, che possono finanziarsi a condizioni più favorevoli e, quindi, non costrette ad aumentare i prezzi del prodotto finale.

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Lo spread resta un indicatore volatile

Nonostante il miglioramento recente, è bene ricordare che lo spread è un indicatore estremamente sensibile a fattori esterni: basta una crisi politica, una decisione inattesa della Bce o un’escalation geopolitica per vedere il differenziale tornare a salire bruscamente. Inoltre, un calo temporaneo non basta a modificare in modo strutturale i tassi praticati sui mutui o le condizioni di accesso al credito.

Quindi, occorre cautela prima di esultare: lo spread va monitorato nel tempo, e i suoi effetti benefici si manifestano solo se la discesa è stabile e sostenuta. Per ora, il rendimento del Btp rimane al 3,6%, segno che la percezione del rischio Italia è migliorata, ma non al punto da parlare di un cambiamento strutturale.





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