I numeri della crisi del settore li ha messi in fila Massimo Sarmi, presidente pro-tempore di Asstel (sta per essere sostituito dall’ad di Tim, Pietro Labriola). In dieci anni il settore ha perso 7 miliardi di ricavi e bruciato dieci miliardi di cassa. Vive una crisi profonda. Per la prima volta il governo ne ha preso atto e si è detto pronto ad intrvenire. Un primo passo è stato compiuto ieri al tavolo convocato dal ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, insieme alla collega del lavoro, Marina Calderone. A sindacati e imprese è stato offerto un primo pacchetto di interventi. Sul piatto sono stati messi 629 milioni di euro. Soldi che andranno ad aiutare le famiglie, con un nuovo voucher fino a 200 euro per il cablaggio verticale della fibra ottica, grazie a uno stanziamento di 140 milioni di euro. Per le pmi sono previsti voucher a copertura del 50% degli investimenti in servizi cloud e cybersecurity, con risorse pari a 150 milioni. Alle grandi imprese sono destinati 201 milioni a sostegno di progetti di ricerca e sviluppo nei settori delle telecomunicazioni, dei cavi sottomarini, delle tecnologie quantistiche e della realtà aumentata e virtuale. Il settore del broadcasting potrà contare su risorse pari a 54 milioni. La ministra Calderone, ha anticipato che risponderà ad un interpello di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, per sottolineare che il contratto più utilizzato nel settore dei call center è quello delle telecomunicazioni. Sarà dunque questo a dover essere applicato.
Quello maturato al tavolo di ieri tra governo e sindacati è solo un primo passo, come ha sottolineato lo stesso Urso.Il governo spinge per il consolidamento nel settore. «Siamo ben consapevoli», ha detto, «del ruolo che gli operatori svolgono e del profondo cambiamento in atto, sancito ultimamente anche dalla fusione tra Fastweb e Vodafone. Il consolidamento non è più un’opzione: è una necessità, per colmare il divario competitivo che esiste in Italia rispetto agli altri Paesi europei. Cinque operatori in Italia», ha aggiunto Urso, «sono troppi, soprattutto se pensiamo a quanti operano negli altri paesi europei o negli Stati Uniti». Urso ha anche sottolineato come l’Italia sia diventata un Paese decisamente attrattivo per gli investimenti per i data center, con 5 miliardi di euro di richieste già ricevute.Per le imprese le decisioni assunte ieri sono un primo passo, ma ancora «insufficiente» a dare una risposta concreta alla crisi del settore. Le istanze che le società del settore hanno portato al tavolo sono ormai note.
LE RICHIESTE
La prima è l’assegnazione gratuita delle licenze per le frequenze mobili che andranno a scadenza nel 2029. La Germania lo ha già fatto, l’Italia dovrebbe seguire l’esempio. Ma si tratta di una decisione che dovrà essere presa in accordo con il ministero dell’Economia. L’ultima asta aveva portato ad un incasso per lo Stato di 6,5 miliardi di euro, seppure al prezzo di aggravare la crisi del settore. L’altra richiesta da tempo portata sul tavolo del governo dalle imprese, è quella di essere riconosciute come industrie “energivore” in modo da avere accesso a tutti gli sconti previsti per la bolletta energetica. Anche sugli incentivi decisi ieri le società di telecomunicazione hanno qualche riserva, visto che non si tratta di aiuti riservati solo al settore delle telecom, ma allargati a tutti gli operatori dell’Ict. L’industria, insomma, si attende che sugli altri dossier il governo corra. Più velocemente della caduta dei fatturati.
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