MESTRE (Ve) – Resta sempre alta la preoccupazione per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro: è urgente fare di più, in Veneto come nel Paese. Già 15 le vittime di infortuni con esito mortale nella nostra regione nei soli primi sessanta giorni di quest’anno, 10.793 le denunce totali di infortunio sul lavoro e 946 quelle di malattia professionale (fonte: Inail). “Numeri che, seppure limitati al primo bimestre, ci dicono come la situazione si mantenga critica, ancor più guardando al trend rimasto purtroppo sempre costante nell’ultimo decennio – evidenzia Massimiliano Paglini, segretario generale di Cisl Veneto, alla vigilia della Giornata mondiale per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, che sarà celebrata il 28 aprile –. Visti in prospettiva, i dati continuano infatti a restituirci una situazione pressoché “cristallizzata”: una sorta di “zoccolo” ancora duro da intaccare incisivamente. È vero, c’è qualche segnale positivo, ma il calo degli infortuni è troppo lento e poco marcato. Insomma, senz’altro la riduzione non è affatto strutturale, ed è ben lontana dal tradursi in quella decisa inversione di rotta da tutti auspicata e a cui bisogna lavorare unendo gli sforzi”.
Da un lato gli infortuni totali denunciati in Veneto nel 2024 (70.186) sono aumentati dell’1,3% rispetto all’anno precedente ‒ incremento che è da imputare, almeno in parte, all’estensione della tutela Inail agli studenti delle scuole ‒, confermando per l’ultimo decennio un valore attestato piuttosto stabilmente intorno ai 70mila (esclusi i casi Covid). Dall’altro lato, gli infortuni con esito mortale (79) diminuiscono del 21,8% nel 2024 rispetto al 2023, ma anche qui il trend degli ultimi dieci anni ci rivela, comunque, un valore medio annuo superiore alle 100 vittime (dati Inail, elaborazione Fondazione Corazzin, centro studi di Cisl Veneto).
Uno sguardo, inoltre, è necessario agliinfortuni gravi, causa di importanti menomazioni: ben 155 i casi riconosciuti in Veneto nel 2023 (ultimi dati Inail disponibili) con una menomazione superiore al 26%, ovvero “con danno biologico permanente in grado di ridurre in modo definitivo e non recuperabile le funzionalità della persona lesa”. Sono numeri a cui serve senza dubbio prestare grande attenzione, considerando il significativo impatto di tali infortuni in termini di autosufficienza della persona e della sua famiglia, oltre che di costi sociali e sanitari. Per questo Cisl Veneto conferma la propria soddisfazione per il loro inserimento nel bollettino mensile della Regione del Veneto, come era stato sollecitato dai sindacati nell’ambito del rinnovo del “Piano strategico per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro”.
Maggiore attenzione è chiesta, ancora, verso lemalattie professionali, le cui denunce continuano a crescere segnando +18,9% nel 2024 rispetto al 2023 (anche per una probabile maggiore consapevolezza dei diritti di salute nel lavoro).
Come Cisl Veneto si ribadisce l’importanza di un’azione complessiva e sinergica che intervenga in primis sulla prevenzione, rispetto alla quale restano fondamentali il contrasto alla precarietà e al lavoro sommerso e la formazione. A questo proposito con favore si accoglie la recente approvazione dell’Accordo Stato Regioni, che finalmente disciplina l’obbligo formativo anche per i datori di lavoro e introduce forme di verifica dell’efficacia della formazione ricevuta. Va, inoltre, incentivato il potenziamento dei controlli e dei monitoraggi (il recente aumento degli ispettori del lavoro potrà contribuire a un cambio di passo, ma serve costanza e prossimità dei controlli), così come ci si auspica un allargamento della platea di aziende soggette all’obbligo della patente a crediti, i cui effetti si potranno misurare concretamente solo più oltre.
Ma c’è anche un approccio globale da far evolvere alla luce dei cambiamenti in corso, funzionale ad alzare l’asticella su ogni fronte sia in materia di prevenzione che di tutela. Così spiega sempre il segretario Paglini: “Come Cisl chiediamo di integrare nella valutazione dei rischi delle imprese anche quelli connessi all’utilizzo delle nuove tecnologie e dei cambiamenti del clima: veri e propri rischi emergenti e non sempre normati, che pur essendo ancora in fase di analisi e studio rispetto al loro impatto vanno osservati e presidiati perché potenzialmente pericolosi per la salute. Si pensi allo stress da lavoro correlato o all’esposizione ai campi elettromagnetici, e dall’altra parte all’esposizione per lungo tempo ai raggi solari”.
E ancora, da non dimenticare l’aumento considerevole delle aggressioni a carico di lavoratori del settore sanitario e sociosanitario ‒ quasi 2600 le segnalazioni di aggressione a operatori del servizio sanitario nazionale in Veneto nel solo anno 2024 (dati Osservatorio nazionale sulla Sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie) ‒, del trasporto pubblico, della polizia penitenziaria e di altre attività lavorative a contatto con il pubblico.
Infine, guardando al tema scelto quest’anno per la celebrazione della Giornata mondiale “Rivoluzionare la salute e la sicurezza sul lavoro: l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione nel mondo del lavoro”, l’impiego dell’intelligenza artificialepotrà essere strumento avanzato di prevenzione e monitoraggio delle situazioni di rischio.
Nel 2024, complessivamente, sono state 70.186 le denunce di infortunio in Veneto, di cui 58.718 in occasione di lavoro e 11.468 in itinere. L’incidenza degli infortuni denunciati rispetto agli occupati, invece, è pari a 3,13 lavoratori ogni 100.
Mentre le denunce di infortuni con esito mortale, sempre nel 2024, sono state 79, di cui 54 in occasione di lavoro e 25 in itinere (dati Inail, elaborazione Fondazione Corazzin, centro studi di Cisl Veneto).
Rispetto ai territori, ancora, è Verona la provincia più colpita da infortuni nel 2024 (13.801), seguita da Padova (13.204) e Vicenza (13.090); mentre riguardo gli infortuni con esito mortale nello specifico, Verona rimane sempre al primo posto (22 casi), poi Venezia (16) e Padova (16).
Analizzando il profilo sociodemografico delle vittime (sempre secondo i dati delle denunce di Inail 2024), si osserva che la fascia di età più soggetta a infortunio è quella under 25 che subisce il 24% del totale infortuni, seguita da quella tra i 45 e i 54 anni (22%) e 25-34 anni (18%). Per gli infortuni mortali invece è la fascia tra i 55-64 anni a registrare il maggior numero di denunce pesando per il 30% sui totali, seguita dai 45-54enni (23%).
Guardando alla distribuzione per genere, risulta come gli infortuni denunciati, anche con esito mortale, accadano per la maggior parte a lavoratori uomini, dato molto probabilmente connesso a una maggior presenza maschile nei settori produttivi più fragili: sono denunciati da loro il 67% degli infortuni, mentre se si guarda agli infortuni mortali la percentuale sale addirittura al 90%.
Sono per l’81% del totale relative ai lavoratori della macrocategoria dell’industria e dei servizi le denunce di infortuni 2024 (57.044), per il 16% di dipendenti delle pubbliche amministrazioni (10.935) e per il 3% di lavoratori del settore agricolo (2.219). Sui 79 totali, ben 66 i casi mortali di industria e servizi, 12 in agricoltura e 1 nella pubblica amministrazione. Guardando poi alle specifiche attività economiche e produttive(codici Ateco), a registrare le più alte numerosità di denunce, sempre nel 2024, sono la fabbricazione di prodotti in metallo, i lavori di costruzione specializzati, il commercio al dettaglio, la fabbricazione di macchinari e apparecchiature e l’assistenza sanitaria. Per gli infortuni mortali, troviamo al primo posto il trasporto terreste e trasporto mediante condotte e i lavori di costruzione specializzati.
5.510 è il numero totale delle denunce di malattia professionale nel 2024 in Veneto. Ai primi posti delle patologie oggetto di denuncia troviamo malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo (4.233 denunce, ossia ben il 77% del totale), malattie del sistema nervoso (533) e malattie dell’orecchio e dell’apofisi mastoide (279).
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