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L‘Italia guarda ad est. I dazi trumpiani spingono le nostre imprese verso Emirati, India e Cina


A Nuova Delhi cresce la spinta verso il nostro paese. Dopo la visita di Meloni e Tajani,  il subcontinente e’ pronto ad accogliere le aziende che vorranno sfuggire alla aggressioni tariffarie americane. Intanto anche Apple sposta il 40% della sua produzione di I-Phone in India

di Guido Talarico

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New Delhi – Continua il nostro viaggio per capire che effetti produrrà sull’economia italiana la politica dei dazi voluta dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Dopo gli incontri con banchieri ed imprenditori, prima nella city a New York e poi ad Abu Dhabi, siamo ora arrivati a New Delhi. Qui in India la folle politica tariffaria di Potus alla fine della fiera viene vista semplicemente e pragmaticamente come un’opportunità. Oggi su “The Economic Times of India” troneggiava il titolo sulla decisione di Apple di spostare in questo paese la produzione del 40% mondiale degli I-Phone. Una svolta enorme ed impensabile fino a poco tempo fa. Nella stessa pagina il Cfo di Procter & Gamble, Andre’ Schulten, parla di “solide opportunità di crescita” in India.

Insomma, se gli USA giocano con i tassi intimidendo aziende e paesi, nella speranza da un lato di aumentare a loro favore i disavanzi commerciali e dall’altro di attrarre da loro nuove produzioni, qui il Governo di New Delhi mette a disposizione delle imprese costi di produzione piu’ contenuti, materie prime ed un mercato da ben oltre il miliardo di persone. Tutto e subito. E’ quindi evidente che l’Italia e l’Europa, guardando con la libertà che l’aggressività di Trump ci ha inconsciamente restituito, hanno ripreso la vecchia “Via della seta”. Via che che in questa nuova versione e’ stata ribattezzata “del cotone” e che prevede tre tappe: una nella penisola arabica, una in India e prima o poi anche quella finale in Cina.

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Tajani e Meloni

Pur mantenendo un dialogo privilegiato con gli Stati Uniti, anche per evitare ancor più dannose guerre commerciali, il nostro Governo, come anche il recente viaggio della Premier Meloni a Washington dimostra, ritiene infatti che l’attuale scenario globale offra importanti opportunità di crescita in mercati ad alto potenziale come quelli orientali. È proprio in quest’ottica che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, qualche settimana fa e’ venuto qui a Nuova Delhi per una missione diplomatica focalizzata su incontri istituzionali, iniziative economiche e appuntamenti culturali, con l’obiettivo di rafforzare la presenza del Made in Italy in India.

Queasto paese del resto è da tempo considerata un alleato chiave, come ribadito proprio da Tajani durante il Forum imprenditoriale Scientifico e Tecnologico Italia-India a Nuova Delhi. L’India, con la sua economia in rapida crescita e piu’ di 800 aziende italiane attive sul territorio, rappresenta un mercato dal potenziale ancora largamente inespresso. Nel 2024, l’interscambio ha raggiunto i 14,24 miliardi di euro, ma l’Italia registra ancora un disavanzo di circa 3,8 miliardi. Secondo Confindustria, l’export italiano verso l’India potrebbe crescere di oltre 3,3 miliardi, specialmente nei settori della meccanica, chimica, metallurgia e apparecchiature elettriche. Insomma, abbiamo opportunità’ veramente importanti da cogliere.

Durante la sua visita, Tajani ha per altro incontrato i ministri indiani del Commercio e degli Esteri e ha inaugurato la nuova sede di Simest a Nuova Delhi, un’apertura che certamente faciliterà ancora di piu’ la crescita delle nostre aziende in questo paese.  Tajani ha anche volto lo sguardo a Bruxelles auspicando la firma di un rapido accordo di libero scambio tra India e Unione Europea, che potrebbe dare vita a un mercato di oltre 2 miliardi di consumatori, con effetti positivi su crescita, occupazione e investimenti.

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Tutto questo e’ arrivato a circa un anno dall’accordo strategico firmato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Presidente della Repubblica indiana Narendra Modi, un atto che ha già posto le basi per un partenariato rafforzato. Vi è’ infine l’opportunità’ rappresentata dal cosiddetto Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa, noto anche, come dicevamo, col nome di “Via del Cotone”: una straordinaria opportunità strategica per il commercio, la cui guida e’ stata affidata alle sapiente mani  dell’ambasciatore Francesco M. Talò, recentemente nominato Inviato Speciale.

Anche la controparte indiana ha ribadito la volontà di rafforzare i legami con l’Italia. Il ministro Goyal ha parlato di un’enorme possibilità di crescita congiunta e ha incoraggiato l’Italia a investire in India senza timori. Il ministro degli Esteri Jaishankar ha evidenziato l’importanza strategica del collegamento tra Mediterraneo e Asia, sottolineando come Italia e India siano naturalmente complementari in settori chiave come energia, trasporti e trasformazione alimentare. Anche sul fronte privato e’ tutto un susseguirsi di stimoli ed incoraggiamenti ad accelerare l’interscambio tra Italia e India.

Anche negli incontri che abbiamo avuto non vi e’ un solo attore economico o istituzionale che sia stato capace di vedere limiti nello sviluppo dei rapporti bilaterali. Tutti vogliono accelerare, tutti vogliono crescere da queste parti. E quindi possiamo concludere che alla fine forse hanno ragione quanti vedono del buono nell’azione di Trump. Il buono che arriva da Washington e’ la spinta a guardare con rinnovata fiducia verso est.

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati



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