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Il futuro degli operatori tlc è essere “customer platform”: ecco come


L’ingresso di Poste Italiane in TIM è un fatto rilevante nello scenario dei servizi digitali dedicati alle famiglie, alle imprese italiane e alle pubbliche amministrazioni, e con molta probabilità traccia una nuova direzione verso soggetti in grado di soddisfare, in modo integrato, efficace ed efficiente, molteplici esigenze. Dunque, non più e non solo servizi di telecomunicazioni, come fattore abilitante e fondamentale, ma transazioni sicure, identità certificata, contenuti e informazioni digitali, capacità elaborativa, servizi al cittadino della pubblica amministrazione, servizi finanziari e molto altro.

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Figura 1: andamento dei ricavi ed EBITDA nel settore delle Telecomunicazioni in Italia. (Fonte: Osservatori Digital Innovation, 2024).

Eccesso di concorrenza nelle tlc

Come abbiamo scritto più volte negli ultimi anni, se osserviamo le sole telecomunicazioni e le osserviamo nel contesto italiano ed europeo, dobbiamo prendere atto che tale segmento è in difficoltà per ricavi che continuano a non crescere, nonostante le esigenze di capacità, velocità e affidabilità delle reti, e per margini e flussi di cassa che inesorabilmente scendono e non sostengono gli ingenti investimenti necessari sulle reti di nuova generazione.

Molti dei leader delle aziende di telecomunicazioni, in Europa, richiamano il problema della troppa concorrenza, dei troppi soggetti sul mercato, della eccessiva regolamentazione la quale ha privilegiato troppo i consumatori apportando un danno ormai non più recuperabile a un settore economico così importante per tutti noi. È tutto vero. Ed è vero che il consolidamento dei soggetti che operano nel settore delle telecomunicazioni in Europa è una strada da percorrere. Ma non basta per una solida ripresa.

Come fare il consolidamento nelle tlc

Il consolidamento richiede un chiaro e radicale cambio di rotta della regolamentazione di settore e antitrust europea e italiana. Abbiamo dei segnali incoraggianti se seguiamo le ultime integrazioni, come quella operata in Italia da Swisscom con l’integrazione Fastweb e Vodafone, ma ancora il contesto è ben lungi dall’essere ideale per i consolidamenti. Ad esempio, l’auspicabile e più volte raccomandata integrazione tra Open Fiber e Fibercop, necessaria per porre fine all’eccesso di denaro investito per lo sviluppo di due reti in fibra ottica nazionali e capillari, suscita molti ed espliciti dubbi sulle eventuali e anacronistiche remedies che l’autorità potrebbe richiedere mettendo in vendita pezzi di rete in fibra ottica nelle città italiane più importanti, scenario questo davvero da incubo.

Ma noi riteniamo che occorre andare oltre il consolidamento e che questo processo, se pure auspicabile, non sia sufficiente per creare dei nuovi soggetti competitivi nello scenario europeo e mondiale abilitato dal digitale, in grado di essere scelti dai clienti per portafogli di servizi ampi e orientati alle esigenze di servizi e di assistenza per famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni.

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In questo articolo indichiamo la direzione di marcia lungo la quale i nuovi soggetti, come Poste Italiane e TIM, auspicabilmente, si incammineranno.

Le telecomunicazioni oggi: tra esigenze dei clienti in continua crescita e dati economico finanziari critici

Le telecomunicazioni sono un settore strategico al pari dell’energia. Non potremmo vivere oggi senza questi due servizi. Entrambi arrivano nelle nostre case tramite reti estremamente capillari che richiedono rilevanti investimenti. La spesa annuale delle famiglie italiane per l’energia è oggi circa 2000 euro, per le telecomunicazioni è circa 500 euro. Se andiamo più in profondità sul confronto e prendiamo la componente di trasporto dell’energia e scopriamo che è il 25% quindi circa 500 euro, come le telecomunicazioni che, da troppi anni, trasportano solo.

Nei paesi più sviluppati come USA ed Europa, la crescita, o meglio la non crescita del settore delle telecomunicazioni, è inferiore all’1% che fa seguito ad anni di decrescita, in Asia una crescita più consistente intorno al 7%, spinta ancora molto da nuovi clienti e sottoscrittori dei servizi. Guardando agli ARPU[1], è negli USA che si registrano valori superiori ad altri Paesi pari a circa 100 $ combinando fisso e mobile, mentre in Europa gli analoghi valori sono a meno di 50 $, in Giappone il mercato viaggia intorno ai 75 $ e infine in Cina troviamo i valori più bassi dei precedenti pari a 20 $. Nelle case occidentali gli europei per analoghi servizi, di qualità spesso superiore, in particolare nei servizi mobili, pagano la metà degli americani.

Oltre che sulla prospettiva economica, gli operatori di telecomunicazioni europei, hanno faticato nell’ultimo decennio, con rendimenti per gli azionisti in calo. Tale valore può essere un’indicazione sia delle performance passate ma anche delle aspettative di crescita futura. In particolare, le società europee sono andate particolarmente male rispetto alle loro controparti statunitensi. Oggi il rendimento medio sul capitale è sceso a 8%, appena superiore al loro costo del capitale, mentre quello delle principali società di telecomunicazioni statunitensi è al 20 %, inferiore alla media delle Big Tech che è 30%, con punte del 40%. In Italia i ricavi lordi degli Operatori di Telecomunicazioni, che comprendono sia ricavi dalla spesa di consumatori e imprese sia ricavi wholesale, nel 2023 sono rimasti stabili a 27 miliardi con un trend ancora una volta un segno negativo sul mercato mobile (-5%) e uno positivo, dopo tanti anni di decrescita, per la rete fissa (+5%), che si traduce in lieve incremento di 100 milioni di euro in valore (figura 1).

La dinamica dei ricavi è in controtendenza rispetto alla crescita dei volumi di traffico che rimane elevata come illustrato nella figura 2. Considerando solo gli ultimi cinque anni, il valore del traffico dati mobili è quasi triplicato con una crescita del +250%, mentre quello fisso è cresciuto del +120%.

Figura 2: andamento del volume di traffico delle Telecomunicazioni fisse e mobili (Fonte: Osservatori Digital Innovation, 2024).

Gli operatori hanno cercato di contenere i costi e gli investimenti reagendo al decremento dei ricavi ma nel 2021 e 2022 ciò non è avvenuto in quanto vi è stato un incremento dei costi è dovuto in particolare all’aumento dell’inflazione che ha impattato sugli acquisti di materie prime e dei costi per l’energia a causa del contesto macroeconomico. Tale fenomeno ha avuto impatto anche sugli investimenti (figura 3).

Figura 3: andamento degli investimenti e rapporto rispetto ai ricavi nelle Telecomunicazioni in Italia.

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(Fonte: Osservatori Digital Innovation, 2024).

Il parametro che è peggiorato in modo preoccupante è il rapporto cash flow su ricavi che, dal 25% del 2018 si è portato verso un critico 2% nel 2023 (figura 4).

Figura 4: andamento dei flussi di cassa nelle Telecomunicazioni (Fonte: Osservatori Digital Innovation 2024).

Quanto visto siano a ora è indice di un settore in sofferenza: i ricavi sono decrescenti da anni, i costi non scendono con eguale dinamica e gli investimenti continuano a essere molto sostenuti per l’evoluzione delle infrastrutture e il dimensionamento delle reti a fronte di una domanda di traffico costantemente crescente. In particolare, il raffronto tra EBITDA, CAPEX e CASH FLOW fa emergere chiaramente la situazione ora evidenziata. È proprio questa differenza tra i trend di crescita continua delle esigenze dei clienti, il traffico, e la dinamica decrescente del valore del mercato delle Telecomunicazioni che richiede, al settore, una profonda trasformazione approfondita nei prossimi paragrafi.

Verso un approccio “multiservizi” digitali per le “customer platforms”

Lo scenario che si apre a valle della recente acquisizione del 25% di TIM da parte di Poste Italiane è, a parere di chi scrive, molto positivo, come già anticipato più di un anno fa negli articoli scritti per questa medesima testata.

Ci sono certamente delle sinergie sull’uso delle reti fissa e mobile da parte di Poste Italiane e PostePay (che contiene il Mobile Virtual Network Operator di Poste), alcune ulteriori sinergie nelle spedizioni dei modem e altri prodotti per i servizi di rete ulta broadband e mobile alla clientela TIM, evidenti sinergie nell’uso della capillarità degli uffici postali per l’esposizione e vendita di prodotti e servizi di telecomunicazioni di TIM, che, in uno scenario di separazione dell’infrastruttura di rete già avvenuta, non presuppone obbligazioni rispetto ai concorrenti.

Ma le prospettive più interessanti risiedono nella strategia di reciproco arricchimento del portafoglio servizi da offrire alla clientela residenziale, aziende e pubblica amministrazione. TIM infatti , anche successivamente alla separazione della sua rete, mantiene una significativa base di clientela sia nel mondo Consumer che nel mondo Business (Customer Platforms). Il rapporto molto solido e fidelizzato con i clienti è gestito tramite un approccio multicanale sia Digitale (Web, App, Chat, …) che Fisico (Contact Center, Negozi, …) coadiuvato dalla attenta analisi dei dati a disposizione e dalla capacità di integrare in una fattura unica una pluralità di servizi, costituisce un fattore di successo e differenziazione.

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Con una “Customer Platform” così importante gli operatori di telecomunicazioni devono investire, con maggiore decisione e focalizzazione rispetto al passato, nella creazione di un portafoglio di servizi dedicati alla clientela residenziale amplio e diversificato per tendere a un modello “Digital Service Integrator”e a un modello “Digital System Integrator” nel mondo delle imprese e delle pubbliche amministrazioni. La cura dei clienti, la previsione delle loro esigenze basate su attenta analisi dei dati, l’adozione della GenAI per l’implementazione delle attività atte a coadiuvare le piattaforme di multicanalità per rendere efficace il rapporto continuativo con la clientela.

Nel caso TIM le sinergie, il cross selling e l’up selling con Poste Italiane renderà possibile il rapporto con la clientela, vicino, fidelizzato, proattivo, che può costituire il fattore differenziante e nel lungo termine vincente rispetto ai concorrenti, le Big Tech, che oggi hanno sostanzialmente il monopolio dei servizi digitali. Quindi da operatori dei servizi di telecomunicazioni a operatori “di prossimità” dei servizi digitali.

Il segmento residenziale

Più nel dettaglio il portafoglio di un nuovo Digital Service Integrator, nel mercato residenziale, può evolvere in un’offerta che comprende:

  • servizi di connettività e comunicazione che fanno perno sull’attuale modello degli operatori tradizionali,
  • servizi di distribuzione dei contenuti digitali, come ad esempio video, musica, podcast, …
  • servizi di gaming on line orientati alle community e alla clientela diffusa,
  • servizi transazionali di e-payment, instant insurance,
  • servizi di certification authority come la digital identity, posta elettronica certificata e firma elettronica,
  • servizi di e-commerce: relativi al mondo utilities, insurance, banking,
  • servizi di digital healthcare & fitness che consentono il monitoraggio dei parametri vitali e possano raccomandare semplici evoluzioni degli stili di vita a beneficio dei clienti (è rilevante in questo contesto il posizionamento di Apple con le Applicazioni Salute e Fitness che vanno esattamente nella direzione indicata);
  • servizi di positioning & digital maps sia in esterno che nei luoghi interni (ad es. centri commerciali, fiere).

Questo portafoglio, amplio e diversificato di servizi, è schematizzato nella figura 5. È vero che l’esperienza degli scorsi anni ci racconta che molti operatori hanno avviato i servizi della suite qui indicata ma con successi molto limitati. Le motivazioni sono state che soprattutto nella fase iniziali tali servizi erano caratterizzati da margini molto limitati e quindi considerati diluitivi rispetto alle percentuali di EBITDA margin caratteristiche di questa Industry.

Oggi la situazione è molto cambiata e cambierà ancora più velocemente nel breve termine. Innanzitutto c’è una nuova consapevolezza del valore dei nostri dati, della nostra privacy, della corretta interazione ed espressione dei nostri valori che non ritroviamo del tutto nelle grandi piattaforme social e cloud. Questo nei prossimi anni richiede e stimola la nascita di piattaforme, contenuti e servizi europei e domestici. In secondo luogo, il software per lo sviluppo di tali servizi è più disponibile in sterminate librerie dalle quali è possibile attingere con un investimento non proibitivo dal quale partire per lo sviluppo delle varie suites di servizi (cosa questa molto diversa rispetto alle esperienze degli operatori nello sviluppo di piattaforme di servizi e contenuti digitali).

Figura 5: L’approccio “Digital Service Integrator” con i servizi per il segmento residenziale, facendo leva sulla Customer Platform come suo punto di forza.

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Il segmento delle aziende e pubbliche amministrazioni

Gli operatori hanno una presenza importante sul segmento delle aziende e delle pubbliche amministrazioni, il portafoglio dei servizi è stato basato negli anni sulla connettività, navigazione internet e accesso al cloud, erogati grazie alle infrastrutture e tecnologie di comunicazione.

Tuttavia, più recentemente il portafoglio dei servizi si è esteso al mondo cloud, alla cybersecurity ai managed services, alla digitalizzazione dei principali verticali come Banche e Assicurazioni, Utilities, Pubblica Amministrazione, Retail e Media.

Nello scenario nel quale infrastrutture e tecnologie di rete escono dagli asset proprietari, è evidente che l’approccio di Digital System Integration, con forte capacità di offrire managed services, è quello più promettente se è capace di saper evolvere su asset e competenze distintive come illustrato nella figura 6. Appartengono a tali asset, competenze e piattaforme di servizi:

  • Communication & Collaboration,
  • Network Operation Center.
  • Security Operation Center.
  • Cloud Operation Center.
  • Data Center e piattaforme di virtualizzazione cui si aggiumgono le capacità di integrare le principali piattaforme dei Public Cloud Providers.
  • Plataforma Internet Of Things e Big Data Analytics.

Una delle suggestioni più interessanti che si presentano a valle dell’acquisizione di Poste Italiane che va nella direzione di un soggetto in grado di operare come punto di riferimento per l’erogazione di molti servizi per le aziende e per le pubbliche amministrazioni. In questo segmento TIM costituisce un valore molto rilevante per Posta Italiane, con un sistema di infrastrutture cloud nazionali che non ha eguali in Europa e che è rimasta ben salda in mani nazionali, al contrario di fughe in avanti che in altri paesi sono avvenute e che hanno portato i data center nelle mani delle Big Tech.

In questo scenario è necessaria una profonda evoluzione delle competenze. Esse vanno dallo sviluppo e integrazione software, alla capacità di progettazione, configurazione e deployment di software defined network e data center, erogazione di managed services, analisi proattiva e remediation di cybersecurity e altre ancora. Occorre un nuovo approccio verso i principali vendor di tecnologia dove la logica è quella di evitare la disintermediazione e facilitare un approccio contrattuale e di partnership diretto. La distanza da oggi è tanta ma la strada è molto chiara e può essere percorsa con determinazione e velocità.

Figura 6: L’approccio “Digital System Integrator” con i servizi erogabili da una ServCo, nel segmento business, facendo leva sulle Competenze di System Integration e le Piattaforme per erogare servizi gestiti.

La strada obbligata del consolidamento in Europa

Sulla eccessiva numerosità di operatori di telecomunicazioni in Europa e in Italia si è già detto. Si sono levate molte autorevoli voci a illustrare e argomentare su tale punto. Spesso si è aggiunta l’argomentazione della notevole asimmetria con la quale gli operatori sono trattati rispetto alle Big Tech che erogano di fatto gli stessi servizi ma privi di qualsiasi tipologia di obbligazione.

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Gli operatori sono oggi numerosi in Italia: TIM, Fastweb Vodafone, Windtre, Iliad, SKY, Retelit, Eolo, Linkem, Tiscali, CoopVoce, VeryMobile, ho.Mobile, KenaMobile, PostePay, Enel, Fibercop, Open Fiber, Unidata e molti altri. La nascita degli operatori wholesale only, Open Fiber e Fibercop, combinata con la facilità estrema di ottenere una licenza di operatore dall’autorità competente, ha portato a centinaia di operatori reseller dei servizi di connettività. Solo sul sito Open Fiber vi sono oltre 200 partner (con licenza da operatore). Da quest’anno, con la presenza di Fibercop come primo operatore wholesale, questo fenomeno di amplificherà. Sia Open Fiber che Fibercop tenderanno, grazie alle prescrizioni del Codice delle Comunicazioni Europee, a vendere direttamente ai grandi clienti entreprise e alle pubbliche amministrazioni.

Il nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche (European Electronic Communications Code – EECC), adottato con la Direttiva UE 2018/1972 ed entrato in vigore in tutti gli Stati membri a partire dal 2020, riconosce esplicitamente la figura degli operatori “wholesale-only”. Il Codice definisce un operatore wholesale-only come un fornitore di rete o servizi di comunicazione elettronica che non offre direttamente servizi al dettaglio (cioè ai clienti finali), ma opera esclusivamente nel mercato all’ingrosso, mettendo le proprie infrastrutture a disposizione di altri operatori. Questi possono poi utilizzarle per offrire servizi al consumatore finale. La logica alla base di questa distinzione è favorire la concorrenza: chi opera solo all’ingrosso non compete con i propri clienti retail, la neutralità infrastrutturale, la condivisione della rete, soprattutto in mercati dove è inefficiente costruire reti parallele. Anche se il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC) definisce chiaramente la figura dell’operatore wholesale-only come un soggetto che non offre servizi al dettaglio al pubblico, esiste una specifica eccezione nel testo che consente la vendita diretta alle grandi imprese.

Questa apertura è contenuta nell’articolo 80 del Codice, dove si afferma che un operatore può essere considerato “wholesale-only” anche se fornisce accesso o connettività a determinate tipologie di clienti che non rientrano nel mercato retail classico, tra cui:

  • le grandi imprese,
  • i fornitori di reti non pubbliche (es. reti aziendali chiuse o private),
  • i servizi pubblici.

In sostanza, il legislatore europeo ha riconosciuto che alcuni soggetti, come le grandi aziende, hanno bisogni infrastrutturali talmente specifici e avanzati da essere assimilabili agli operatori di mercato, per cui è ragionevole che un wholesale-only possa offrire loro servizi dedicati, senza perdere la sua qualifica. Questa eccezione è considerata molto importante per rendere più sostenibile il modello di business degli operatori wholesale-only, che possono così diversificare i ricavi e assicura una maggiore competitività nel segmento enterprise, dove la domanda di reti dedicate, private 5G, edge computing e connettività ultra-resiliente è in forte crescita. Ovviamente tale apertura entra in collisione diretta con gli operatori retail ed è figlia di un momento storico delle Autorità ove si teorizzava la superiorità del modello wholesale per uno sviluppo del mercato e per il raggiungimento degli obiettivi sfidanti di copertura e penetrazione delle linee FTTH. (Fiber To The Home). Nel recepimento italiano del Codice (con il Decreto Legislativo 207/2021), questa possibilità è stata mantenuta, e anche AGCOM ne ha tenuto conto nei suoi orientamenti regolatori.

Pochi vantaggi immediati dal consolidamento

In questo scenario il consolidamento è un processo molto complesso e lungo, va certamente fatto, ma non porterà risultati rilevanti nel breve termine. Il candidato principale oggi in Italia è Iliad con circa 12 milioni di clienti, prevalentemente mobili, e oltre 1 miliardo di euro di fatturato. Iliad è nato dalle remedies della integrazione Windtre, a tale nascita si deve l’ulteriore e definitiva perdita di valore del mercato mobile.

A valle della nascita di Iliad sono nate le cosiddette aziende low cost dei grandi operatori, KenaMobile di TIM, ho.Mobile di Vodafone e VeryMobile di Windtre. Iliad opera oggi sul mercato con offerte a 8 euro, dopo anni a livelli ancora più bassi, cui le low cost rispondono con 6 euro. Oggi TIM e Windtre hanno oltre 30 milioni di clienti mobili (ossia di SIM) e dunque potrebbero integrarsi con Iliad Italia. In questo caso sparirebbero le low cost dal mercato e vi sarebbero le condizioni per un repricing in decisa crescita soprattutto legato alle nuove tecnologie 5G e 5G advanced le cui coperture sulle nuove frequenze, cresceranno nei prossimi anni.

Tuttavia, il numero di operatori sarebbe comunque molto elevato tra operatori MVNO (Mobile Virtual Network Operator) e gli analoghi sulla rete fissa, che abbiamo visto analizzando l’insieme dei partner degli operatori wholesale only. In sintesi, il consolidamento è importante, utile farlo ma con attenzione al valore dei conferimenti, ossia non a tutti i costi.

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La prospettiva di un consolidamento in Europa è più interessante, alla quale occorre guardare in ottica di lungo termine da parte dei capitali europei con il supporto delle istituzioni comunitarie. Tuttavia, questo processo dovrebbe indirizzare l’evoluzione del ruolo degli operatori in soggetti che operano a 360 gradi nel mercato digitale tutto. Il recente rapporto Draghi ci spinge in quella direzione.

Il rebus del Wholesale

Il primo luglio 2024 abbiamo assistito alla prima grande operazione di separazione della rete, quella che ha creato Fibercop separata da TIM. Fibercop seguirà il modello “Wholesale Only” ma, appena possibile, coglierà l’opportunità di servire direttamente le grandi Aziende, qualora per vari motivi interni, essere si muovessero per ottenere licenza di Operatori[2]. Le Società della Rete, come FIBERCOP, indipendentemente dal conferimento iniziale delle componenti di infrastruttura, si doteranno di infrastrutture e tecnologie complete sia in ambito fisso che, a parere di chi scrive, in ambito mobile con particolare riferimento all’accesso in logica di Neutral Host. Inoltre, valuteranno un’infrastruttura di Data Center di media e piccola dimensione nella logica Cloud Continuum e tecnologie di Edge Computing.

Il nuovo modello della Rete, infatti, è quello dove l’intelligenza a supporto dei servizi, delle funzioni di rete e della gestione è la principale risorsa. Lo strato intelligente (Control Plane) è ben separato dallo strato di connettività (User Plane) e basato sulle migliori tecnologie software e sull’uso sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale (AI). Le società Wholesale tenderanno a fornire servizi di nuova generazione di tipo attivo agli operatori in modo da abilitare una pluralità di servizi tra i quali: infrastrutture in fibra ottica in rete di accesso, accesso alle infrastrutture di canalizzazione e palificazione per consentire la posa di cavi in fibra ottica, colocazione di spazi a uso industriale, servizi di Virtual Unbundling (VULA) con consegna del traffico IP ai nodi locali (Local) della rete, servizi bitstreaming con consegna del traffico IP ai nodi centralizzati (Distant) della rete, servizi di raccolta di traffico nella Radio Access Network e consegna a livello Core (RAN Sharing), collegamenti trasmissivi basati sulla fornitura di lunghezze d’onda, hosting di server e storage negli EDGE data center di rete.

Fibercop, in altri termini, come ha già fatto Open Fiber, si staccherà velocemente da un modello solo infrastrutturale ed evolverà verso piattaforme full service con strategie per lo sviluppo delle nuove reti con un’architettura basata sui seguenti segmenti:

  • Accesso a Banda Ultra Larga barata su Fibra Ottica con topologia FTTH e Punto – Punto (P2P) e accesso mobile 5G, in prospettiva 6G, con forte cooperazione con le nuove Reti Satellitari LEO;
  • Rete a livello Metro e Backbone basata su tecnologie IP e DWDM, ad alta efficienza e con topologia atta a minimizzare il numero di HOP per le direttrici di traffico più importanti;
  • Edge and Central High Performance Computing POP ove vengono ospitate le funzioni di rete Virtualizzate (VNF) e Containerizzate (CNF) tra le quali rivestono importanza le funzioni di Content Delivery Networking e Network Caching per l’ottimizzazione della Quality Of Experience (QOE);
  • Application Programming Interface, per l’abilitazione dell’uso delle funzioni di rete a beneficio delle Applicazioni e dei Servizi;
  • Software Defined Networking per il Controllo Automatico delle funzioni di rete basato su Intelligenza Artificiale e Machine Learning, in modo da adattare le sue caratteristiche alle richieste di servizio e alle condizioni di funzionamento in tempo reale.
  • Management Layer per la raccolta dei dati di performance e allarmi di malfunzionamento in tempo reale, l’analisi di tali dati e l’identificazione automatica di comandi correttivi per il ripristino dei servizi e per la gestione della qualità, per la configurazione automatica delle nuove richieste di attivazione dei servizi e di variazione delle performance degli stessi al variare delle esigenze dei clienti. Questo segmento è basato su applicazioni sempre più cloud native le quali espongono a loro volta opportune interfacce per ospitare nuove applicazioni di ottimizzazione della rete.

L’architettura delle reti di Nuova Generazione Wholesale è rappresentata, in modo sintetico e il più semplice possibile, nella Figura 7.

A valle di questa operazione di societarizzazione ritorna alla ribalta l’evidente opportunità di integrazione con la rete di Open Fiber, opportunità che andrà velocemente colta per ottimizzare gli investimenti, rispettare la data del 2026 per la completa infrastrutturazione in fibra ottica della rete italiana e puntare a una stabilizzazione dei prezzi wholesale di accesso con deciso orientamento alla remunerazione degli investimenti infrastrutturali, sulla scia del modello adottato per le infrastrutture di rete elettriche.

Rispetto alle riflessioni fatte nei capitoli precedenti, relative al ruolo degli operatori retail, risulta evidente che l’enfasi che in Italia si è data alle società wholesale only è a 180 gradi rispetto alle esigenze e tendenze di consolidamento cui si è fatto cenno. Operatori wholesale forti, a maggior ragione nel caso di un operatore wholesale unico, spingeranno verso la fornitura di servizi e infrastrutture a molte decine se non centinaia di partner retail cui vendere in logica sempre più end to end la connettività fissa e nel lungo termine anche mobile. Dunque saranno un freno al consolidamento.

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Il possibile piano di integrazione tra la Fibercop e Open Fiber farebbe nascere un Operatore Wholesale unico in Italia cui farebbe riferimento l’intera infrastruttura FTTH disponibile e in fase di sviluppo e cui tutti gli Operatori retail, TIM compresa, farebbero riferimento per l’acquisto all’ingrosso di collegamenti FTTH o, eventualmente, sezioni di rete / infrastrutture ottiche. La nascita di tale Operatore unico non dovrebbe essere limitata o contrastata con l’applicazione di improponibili remedies (come il mettere sul mercato le sovrapposizioni di rete FTTH nelle Aree Nere). Le Autorità, in particolare AGCM, hanno adottato sino a ora una strategia atta a massimizzare la concorrenza di almeno quattro operatori di grandi dimensioni in ambito delle telecomunicazioni mobili e una pluralità ancora più importante nelle telecomunicazioni fisse. Più recentemente la stessa impostazione è stata adottata nel segmento wholesale a favore della cosiddetta “competizione infrastrutturale”. Le considerazioni sulle analisi di mercato, riportate nel primo paragrafo del presente articolo, dimostrano che tale impostazione non è più proponibile e va cambiata velocemente e radicalmente.

Figura 7: Architettura di medio termine di una NetCo, basata su accesso ultra broadband fisso e mobile e tecnologie Telco Cloud distribuite.

Insomma, quello del wholesale è davvero un rebus complesso nel mercato del quale ci stiamo occupando in questo articolo.

Da un lato, infatti, la possibile integrazione Fibercop e Open Fiber renderebbe più veloce e sostenibile il completamento della copertura dell’accesso a Banda Ultra Larga intorno al 2026 o poco più in là. Tale sviluppo è una pietra miliare per la strategia di crescita della economia, della sostenibilità e dell’inclusione basate sulle piattaforme e sui servizi digitali. Il Governo italiano ha approvato vari piani di finanziamento, il più recente dei quai è nell’ambito della Missione 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ove sono stati stanziati circa 5 miliardi di € per portare la copertura di rete fissa FTTH e di rete mobile 5G al 100% delle unità immobiliari e dei terminali mobili.

Dall’altro lato, lo scenario wholesale only, nelle prospettive strategiche del consolidamento e dell’ampliamento di mercato degli operatori, non è entusiasmante e la sua prosecuzione nel lungo termine non faciliterebbe la sostenibilità e l’evoluzione di tali soggetti verso il mondo dei servizi digitali e dei dati. Abbiamo visto che il wholesale incoraggia la nascita di una moltitudine di soggetti anche orientati alla pura rivendita, forti di una licenza accessibile sostanzialmente a tutti.

Non solo auspichiamo il consolidamento dei due operatori wholesale oggi presenti in Italia ma raccomandiamo il ripensamento profondo di tale modello, che tra l’altro non ha attecchito in altri paesi europei e, di fatto, neanche nelle altre parti del mondo.

Consolidamento: inevitabile ma non basta

Il modello odierno degli operatori di telecomunicazioni è in sofferenza in particolare nel mercato europeo e domestico. Le motivazioni sono da ricercare nella pressione competitiva che è costantemente cresciuta sia tra gli operatori, grazie al costante incoraggiamento della competizione e apertura del mercato svolto dalle Autorità, non ultimo con l’enfasi data agli operatori wholesale only, e sia tra operatori e Big Tech cui è stato sostanzialmente consentito di erogare servizi di telecomunicazioni e contenuti senza alcuna regolamentazione rilevante per molto tempo.

Il consolidamento è oggi non più procrastinabile e richiede un chiaro e radicale cambio di rotta della regolamentazione di settore e Antitrust europea e italiana. Abbiamo dei segnali incoraggianti se seguiamo le ultime integrazioni, come quella operata in Italia da Swisscom con l’integrazione Fastweb e Vodafone, ma ancora il contesto è ben lungi dall’essere ideale per i consolidamenti. Ad esempio, l’auspicabile e più volte raccomandata integrazione tra Open Fiber e Fibercop, necessaria per porre fine all’eccesso di denaro necessario allo sviluppo di due reti in fibra ottica nazionali e capillari, suscita molti ed espliciti dubbi sulle eventuali e anacronistiche remedies che l’autorità potrebbe richiedere mettendo in vendita pezzi di rete in fibra ottica nelle città italiane più importanti, scenario questo davvero da incubo.

Ma occorre andare oltre il consolidamento. Questo processo, se pure auspicabile, non è sufficiente per creare dei nuovi soggetti competitivi nello scenario europeo e mondiale abilitato dal digitale, in grado di essere scelti dai clienti per portafogli di servizi ampi e orientati alle esigenze di servizi e di assistenza a famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni.

Con una “Customer Platform” così importante gli operatori di telecomunicazioni devono investire, con maggiore decisione e focalizzazione rispetto al passato, nella creazione di un portafoglio di servizi digitali dedicati alla clientela residenziale amplio e diversificato per tendere a un modello “Digital Service Integrator”e a un modello con un’offerta altrettanto amplia propria di un “Digital System Integrator” nel mondo delle imprese e delle pubbliche amministrazioni.

La separazione tra servizi e reti, infine, è un evento che si è concretizzato in Italia, che può essere un vantaggio nel solo caso di una regolamentazione che orienti i prezzi allo sviluppo degli investimenti e della qualità dei servizi e nel caso che gli operatori dei servizi siano finalmente liberati dai vincoli regolatori. Tuttavia, nel lungo termine, sarà un freno allo sviluppo di soggetti forti nei portafogli di servizi digitali in grado di competere con il potere assoluto oggi delle Big Tech. Separazione delle reti dai servizi e modelli wholesale only vanno, per i motivi discussi, attentamente ripensati.

Note

Si intende con l’acronimo ARPU il valore medio dei ricavi per utilizzatore dei servizi ossia Average Revenues Per User.

E’ oggi rilevante sul mercato Italiano la presenza di molte Aziende che hanno optato, per necessità interne, a ottenere lo status di Operatore come ad esempio Enel, SKY, Poste Italiane.



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