Se nel 2024 ha dominato l’incertezza, quest’anno si è aperto all’insegna della estrema volatilità.
L’alta tensione ha caratterizzato in misura crescente i rapporti internazionali, già appesantiti dalle guerre in corso che hanno generato complessità degli equilibri geopolitici sempre più estese; la stretta protezionistica degli USA e l’accelerazione della competizione sulle tecnologie stanno facendo emergere pressanti questioni in termini di vulnerabilità degli asset economici e delle catene di fornitura, la cui riconfigurazione appare necessaria ma è strettamente subordinata alla definizione di accordi internazionali, la cui altalenante narrazione e rinegoziazione alimenta attese di un rallentamento delle principali economie.
L’inasprimento delle tensioni commerciali sta alterando gli scambi di merci internazionali, con singulti sui traffici di merci condizionati dall’escalation dei dazi e contro dazi, il cui impatto inevitabile sarà la contrazione del commercio mondiale, la cui entità non è quantificabile allo stato attuale e altrettanto vale per i rischi di spinte inflazionistiche che impongono cautela sul percorso di diminuzione dei tassi di interesse da parte della BCE.
Le revisioni al ribasso della crescita del nostro Paese, pressoché dimezzata rispetto alle attese, su cui concordano i principali osservatori nazionali e internazionali, sono condizionate dalle difficoltà della produzione industriale, con l’Automotive e la moda tra i più penalizzati, da prospettive di consumi interni deboli, nonostante il parziale recupero del potere d’acquisto, e da un’espansione moderata degli investimenti che saranno sostenuti dalla componente pubblica delle infrastrutture previste nel PNRR. Diversamente, per le imprese gli scenari economici imprevedibili potrebbero pesare ulteriormente sulle scelte di investimento, già rinviate in attesa dei tagli di interesse e per le difficoltà di applicazione di transizione 5.0, peraltro in fase di riprogrammazione.
Gli esiti algebrici su scala nazionale restituiscono una sottrazione di circa 3 mila unità, in significativo contenimento rispetto alle risultanze dello scorso anno (10.951 imprese in meno nel I trimestre 2024). Tale miglioramento del saldo è frutto di un turnover più contenuto. Atteso che alle 105 mila iscrizioni (in flessione dell’1,8% rispetto all’apertura 2024), si sottraggono 108 mila cessazioni, in più evidente decelerazione tendenziale (-8,3% rispetto al I trimestre dello scorso anno), come illustrato nel grafico seguente:
Su scala nazionale si conferma la maggiore vivacità delle attività professionali che beneficiano degli interventi in corso del PNRR, che stanno alimentando la richiesta di prestazioni consulenziali; a seguire, si collocano le attività immobiliari. Altrettanto, i settori “tradizionali” come il commercio, l’agricoltura e la manifattura, confermano il bilancio in rosso; mentre le costruzioni si collocano per la prima volta nell’ultimo triennio in area negativa, in ragione del contenimento degli investimenti in fabbricati residenziali dovuto al venir meno degli interventi governativi.
Su scala regionale, il Lazio, si posiziona al secondo posto per tasso di crescita (+0,28%, a fronte del -0,05% nazionale), in miglioramento rispetto ai valori riferiti al triennio precedente.
Il bilancio nei territori di Frosinone e Latina è in leggera crescita (appena 10 imprese) e risulta in netto miglioramento rispetto alla sottrazione riferita alla prima trimestrale dello scorso anno (-121 unità). Al riguardo, la performance positiva è appannaggio della sola provincia di Latina, risultando in contrazione il Frusinate, seppur pressoché dimezzata in termini tendenziali (-0,18% il tasso di crescita, a fronte del -0,34% precedente) per effetto della più evidente decelerazione delle cessazioni (-6,5%). Diversamente, Latina si conferma in area positiva (+94 unità, a fronte delle +44 precedenti, +0,17% la crescita), sintesi di una minore vitalità delle iscrizioni (-2,8%), associata ad un più accentuato rallentamento delle cancellazioni (-8%).
La disaggregazione delle dinamiche in provincia di Frosinone e Latina è esposta nelle seguenti tabelle:
Il quadro complessivo, come già evidenziato su scala nazionale, è in gran parte condizionato in entrambe le province dal bilancio in rosso dei settori tradizionali, in particolare l’agricoltura e la manifattura, e dalla contrazione delle attività commerciali, su cui pesa la debolezza dei consumi.
In linea con le tendenze emerse anche su scala nazionale, l’ulteriore fattore comune alle due province da gennaio a marzo di quest’anno è l’espansione delle attività professionali, scientifiche e tecniche e del segmento immobiliare.
Il commento del Presidente Giovanni Acampora
“L’eccezionalità del contesto economico conferma che la demografia imprenditoriale ha dei tempi di “digestione” e di compensazione delle dinamiche congiunturali mediamente dilatati e che tendono a confermarsi le tendenze di fondo in termini settoriali consolidatesi negli ultimi periodi.
Stiamo vivendo un quadro estremamente complesso in cui le tensioni internazionali si sono accentuate ulteriormente, con l’impellente necessità di ridefinire un nuovo assetto geopolitico, sulla cui evoluzione domina estrema preoccupazione, che amplifica l’impatto degli shock negativi in corso. La sola certezza è che la “parvenza” di un ordine precedente è andata rapidamente dissolvendosi e che occorre la massima attenzione alla competitività del tessuto produttivo.
Gli imprenditori sono impegnati a far fronte a repentine e crescenti sollecitazioni che stanno imponendo di rimodulare le strategie produttive senza soluzione di continuità, in un clima caratterizzato da incognite, che rimangono elevate. Innovazione e competenze sono le determinanti per affrontare i cambiamenti in corso che le transizioni green e digitale impongono e sono inderogabili rispetto alle traiettorie e senz’altro discutibili rispetto ai tempi di percorrenza.
Alle istituzioni spetta il compito di sostenere il contesto socio-economico e la Camera di Commercio, anche attraverso la sua Azienda Speciale Informare, sta prestando la massima attenzione alle istanze del tessuto imprenditoriale in stretta sinergia con gli enti, le istituzioni, le associazioni datoriali, sociali, sindacali e di categoria.
Stiamo vivendo un momento storico delicato in cui occorre guidare le imprese condividendo nuove prospettive e, in questa ottica, la Camera sta affrontando i principali temi che sono in stretta connessione con il ruolo dell’impresa per la nostra comunità, come l’impegno per la sostenibilità e l’economia circolare, la formazione delle nuove competenze e l’utilizzo responsabile dell’intelligenza artificiale, con uno sguardo alla responsabilità del fare impresa, intesa come patrimonio di un territorio”.
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