Lo scenario di Banca d’Italia include una prima parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non considera l’impatto di possibili misure ritorsive da parte dell’Unione europea e delle altre economie.
Il prodotto interno lordo italiano aumenta dello 0,6% nell’anno in corso, dello 0,8% nel prossimo e dello 0,7% nel 2027. Rispetto alle previsioni dell’Eurosistema di dicembre, le stime di crescita sono state riviste al ribasso, soprattutto per effetto di ipotesi più sfavorevoli sul contesto internazionale. La crescita del PIL risente dell’inasprimento delle politiche commerciali, ma è sostenuta dall’espansione dei consumi favorita dalla ripresa del reddito disponibile reale.
Gli investimenti beneficiano delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ma sono penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali e dal venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale.
L’investimento in beni strumentali risente dell’incertezza generata dal maggiore protezionismo, i cui effetti sarebbero più che compensati quest’anno dallo stimolo derivante dagli incentivi connessi con i programmi Transizione 4.0 e 5.0. Effetti positivi potrebbero manifestarsi a seguito di un orientamento più espansivo della politica di bilancio a livello europeo, anche in relazione con l’incremento delle spese per la difesa.
Le vendite all’estero sono frenate in misura significativa dagli effetti dell’annunciato incremento dei dazi da parte degli Stati Uniti. Nonostante l’inasprimento delle politiche commerciali, la domanda estera continuerebbe a espandersi, seppure a tassi nettamente inferiori a quelli medi del ventennio precedente la pandemia, rimanendo stagnanti nell’anno in corso e tornando a crescere gradualmente nel prossimo biennio, seppure in misura inferiore a quella della domanda potenziale di beni e servizi italiani.
Esportazioni e investimenti potrebbero risentire in misura maggiore di quanto previsto dell’inasprimento delle politiche commerciali e dei suoi riflessi sulla fiducia delle imprese.
Le importazioni aumenterebbero moderatamente nel 2025 e in misura più marcata nel 2026 – 27, coerentemente con la ripresa delle esportazioni e degli investimenti produttivi. Il saldo di conto corrente resterebbe stabile in rapporto al PIL nel triennio di previsione, su livelli intorno all’1%.
Sulla base dei contratti futures, i prezzi di petrolio e gas diminuirebbero nel corso del triennio.
Si valuta che l’inflazione al consumo si manterrà su valori intorno all’1,5% sia nel 2025 sia nel 2026, per salire al 2% nel 2027. L’inflazione di fondo diminuirebbe, portandosi su valori intorno all’1,5% per tutto il triennio. L’inflazione potrebbe subire, specie nel breve termine, pressioni al rialzo derivanti da un aumento ritorsivo dei dazi da parte della UE.
Il tasso di disoccupazione, pari al 6,6% nella media del 2024, scenderebbe a circa il 6% quest’anno e si manterrebbe su tale valore in media nel prossimo biennio.
I costi di finanziamento per imprese e famiglie si ridurrebbero gradualmente.
Proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana
Le proiezioni sono basate sulle informazioni disponibili al 28 marzo per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 2 aprile per i dati congiunturali.
Fonte: Banca d’Italia (Aprile 2025)
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