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«Sale del Conservatorio chiuse dal Carducci e fondi a rischio»


Ha un finanziamento da 700mila euro (su un progetto di 1,2 milioni) per ampliare il Conservatorio in viale Cavallotti, ma non può utilizzarlo e, anzi, rischia di perderlo. Vittorio Zago, direttore del Conservatorio (che oggi conta 470 studenti e 77 docenti) e che da tempo ormai si trova a fare i conti con spazi insufficienti, si è trovato nel braccio di ferro tra il Comune e l’associazione Carducci sullo stabile di viale Cavallotti. E spiega perché è tutto bloccato. Da diffide e lucchetti, innanzitutto.

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Partiamo dagli spazi contesi. Voi avete una concessione per il civico 5 di viale Cavallotti?

È vero, ma rammentiamo che l’edificio ha due numeri civici che nella narrazione della stampa, e non solo, sono stati confusi con disinvoltura. Gli spazi destinati al Conservatorio, grazie alla concessione firmata con il Comune di Como, sono ubicati del civico 5, esattamente dove l’Università dell’Insubria aveva collocato la facoltà di Giurisprudenza. Invece all’associazione Carducci il famoso atto del 1930 mette a “libera, gratuità disposizione” due locali al civico 7. Ma ad oggi non possiamo beneficiare di questa importante opportunità.

E perché?

Per almeno due motivi. Il primo è una diffida a non occupare gli spazi che il Comune e il Conservatorio hanno ricevuto a febbraio 2024 dalla presidente dell’associazione Carducci. Il secondo è l’apposizione di lucchetti al civico 5 destinato al Conservatorio, lucchetti apparentemente semplice misura di rinforzo di un’entrata, ma solo se il legittimo proprietario, il Comune di Como, ne possiede le chiavi: purtroppo il 23 aprile 2024 è arrivata un’altra pec dalla presidente, sempre al Conservatorio e al Comune, di apposizione di nuovi lucchetti che di fatto impediscono all’amministrazione di perfezionare la consegna degli spazi al Conservatorio. Il Comune ha le chiavi della serratura, ma non dei lucchetti.

Da quanto aspettate di poter avere gli spazi per ampliare il Conservatorio?

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Dall’ottobre 2023, data di sottoscrizione della concessione. Ma ancor più dal 24 aprile 2024 (ironia della sorte, il giorno dopo la pec dei lucchetti) data del Decreto ministeriale che ci ha visti vincitori di un finanziamento di 700mila euro per adeguare il civico 5. Ma esiste una diffida a Comune e Conservatorio dall’accedere a quei locali che è ancora valida.

La presidente del Carducci ha dichiarato che «il problema non c’è» e che «dall’aprile dell’anno scorso nessuno si è più fatto vivo» e che è stata lei a farsi avanti per l’uscita di sicurezza.

Procederei con ordine. Anche secondo noi non ci sono legittimi impedimenti a che l’accesso agli spazi da parte del Conservatorio possa concretizzarsi. Ma la diffida e i lucchetti non li ha messi né il Conservatorio né il Comune, quindi la vicenda è surreale se chi ha agito in quella direzione narra l’assenza di problemi. Quanto all’uscita di sicurezza, argomento sollevato non dal Conservatorio, i nostri tecnici e un tecnico da loro nominato, hanno individuato tre soluzioni. L’email ricevuta dai tecnici l’ho inoltrata alla presidente dell’associazione Carducci chiedendo un confronto telefonico. Tale confronto c’è stato via chat – di cui conservo protocollati gli screenshot – e ho avuto modo di precisare alcune forti criticità: questo perché una di queste soluzioni, elaborata dal loro tecnico, prevede la sottrazione di un’aula prevista nella concessione. Ho pertanto palesato che tale soluzione (cito quanto scritto nella conversazione) “per noi non è realizzabile perché ci farebbe perdere il finanziamento ministeriale di 700mila e sarebbe in contrasto con la concessione del Comune”. Purtroppo ci è stato comunicato che l’associazione Carducci, a maggioranza, prendeva in considerazione solo quella soluzione. Ora capisce che la proposta è palesemente non valutabile e chiunque ne comprende la portata. Se modificassimo il progetto la valutazione del ministero verrebbe meno e così il finanziamento: avremmo dovuto rinunciare a 700mila euro oltre a un’aula?

Ma quindi a che punto siete?

Le interlocuzioni sono proseguite ogni qualvolta vi è stata occasione, l’ultima risale al dicembre scorso, quando contattati dalla presidente per “reinviarci” le decisioni dell’associazione Carducci sulle uscite di sicurezza – ma che in realtà non avevamo mai ricevuto prima e noi protocolliamo ogni ricezione – ha affermato che avevano “tenuto disponibili gli spazi dichiarando anche in sede di udienza la propria disponibilità”. A quel punto il nostro cda, felice di leggere di questa disponibilità, ha chiesto per iscritto se dovevamo intendere che la diffida e i lucchetti fossero da ritenersi superati e eliminati. La risposta purtroppo non è stata in linea, confermando gli impedimenti più volte citati.

Parlavamo dell’aula contesa. Ma che particolarità ha?

Sa che faccio fatica anche io a capire? Credo dipenda dalle finalità delle argomentazioni di ciascuno di noi. Forse alla base vi è un’altra narrazione: quest’aula viene definita “musicoteca” per essere rivendicata. Ma qui vanno conosciuti nel dettaglio i documenti, le evoluzioni storiche e avere l’onestà di non narrarle e plasmarle in modo differente a proprio uso e consumo. Quell’aula, che la Carducci non ha mai utilizzato dal 1930 in poi, in un verbale dell’ufficio tecnico del Comune del 1929viene effettivamente catalogata come “musicoteca”, ma il tutto è stato ridefinito dal successivo famoso “istromento” del 1930 dove al termine musicoteca è abbinata la definizione Capranica in quanto fondo librario, e non è inserito fra i locali attribuiti all’associazione Carducci. Il fondo Capranica infatti è stato sempre conservato, dal 1930, al civico 7, e non al 5 destinato alla scuola Magistrale. La stessa recente sentenza della Corte di Appello sulle bollette, abbina la Capranica a fondi librari come le biblioteche Fressoni e Criso, ben distinguendoli dagli spazi concessi all’associazione, proprio perché non sono locali. Ma ancor più divertente è che l’atto del 1930 specifica che l’uso della musicoteca Capranica affidato alla Carducci è sottoposto a “obbligo di conservarla per lo scopo ad essa inerente”, quindi per rivendicarla, anche per valorizzarla all’interno di un eventuale locale, se ne dovrebbe disporre..

Mi può spiegare meglio?

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Semplice, la musicoteca Capranica dal novembre 2008, in virtù di apposito atto scritto bilaterale, fa parte di un più ampio fondo che è stato da loro trasferito a titolo gratuito per 99 anni, alla Biblioteca del Conservatorio.

Forgione ha dichiarato che potevate accedere alle aule, ma siete spariti. Cosa risponde?

Mi sembra di aver già risposto, ma che il Conservatorio sia sparito in questi mesi credo che le nostre attività possano parlare da sole.

Il vostro interlocutore principale è il Comune. Come sono i rapporti e come uscire dallo stallo? Bisognerà aspettare la nuova sentenza sui locali?

I rapporti con il Comune sono molto costruttivi, di reciproco rispetto e stima. Credo che sia uno dei pochi soggetti che abbia ben presente il valore del Conservatorio e che si esponga a suo favore. Le sentenze vanno aspettate e rispettate, ma poi credo nell’animo delle persone che si esprimono con sincerità e senza fini oscuri.

Quando scadranno i 700mila euro ministeriali?

Abbiamo buoni rapporti con il ministero, grazie anche a un’abilità diplomatica, ma non possiamo tenere in vita il finanziamento in eterno. Il dato di fatto che è già oggi quei 700.000 euro valgono meno perché hanno perso l’originale potere d’acquisto.

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In più c’è il problema degli studenti…

Esatto, a cui va la mia dedizione incondizionata e affetto. Realizzare la nostra prestigiosa didattica e produzione con spazi ridotti è molto penalizzante. Gli studenti che terminano un percorso di studi in questo modo sono sacrificati. Tuttavia sono encomiabili perché tengono alto il nome di questa città con risultati esaltanti.



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