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Trump vuole la pace prima del nuovo Papa


Che gli USA si stiano molto spendendo per la pace in Ucraina si è visto non solo in occasione delle esequie di Francesco ma lo si percepisce anche in queste ore. Su tutti gli organi di informazione, in particolare della stampa internazionale, continuano a susseguirsi aggiornamenti circa i rapporti tra Washington e Mosca, sempre più intensi. Cosa potrebbe portare alla mediazione e alla soluzione della crisi ucraina? Ne abbiamo parlato con Giuseppe Sabella, autore de La guerra delle materie prime (Rubbettino 2022).

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Sabella, cosa rende le trattative così vive in queste ore?

Da una parte vi sono aspetti evidenziati la scorsa settimana da Marco Rubio: il Segretario di Stato USA, non senza animosità, ha rimarcato quanto gli USA siano impegnati in un negoziato che li riguarda fino a un certo punto, perché non si tratta di una loro guerra. Nel frattempo, l’ambasciatore Witkoff ha avuto tre incontri con il Presidente Putin. Gli USA stanno mettendo alle strette le parti – Russia e Ucraina – ma i bombardamenti russi proseguono ad alta intensità, come si è visto nelle ultime ore su Kiev, e Trump si sente preso in giro da Putin, come lui stesso riconosce. Sempre Rubio ha aggiunto che è venuto il momento di stabilire se è possibile porre fine a questa guerra e che gli USA non insisteranno ancora con questo impegno: “Non continueremo a volare in giro per il mondo, meeting dopo meeting senza progressi fatti. Dunque, se c’è serietà, noi ci siamo, altrimenti andremo avanti, concentrandoci su questioni ugualmente se non addirittura più importanti per gli Stati Uniti”. Le parole di Rubio sono molto eloquenti, soprattutto quando parla di altre priorità. Ma credo vi siano, anche, altre ragioni per cui soprattutto Trump ha fretta di chiudere.

Quali sarebbero queste altre ragioni?

Siamo alle soglie di un nuovo pontificato. Trump teme che il successore di Francesco possa fargli ombra. E se fosse un papa gradito a Putin? E se, per caso, andasse in missione di pace a Mosca? Se c’è andato Witkoff, perché non potrebbe andarci il nuovo papa? Naturalmente, per Trump è questione scivolosa. Non sarà certamente il papa a trattare con Putin ma potrebbe chiaramente inserirsi in questa vicenda e creare qualche problema a Trump sul piano dell’opinione pubblica. Il presidente USA ha bisogno di una limpida affermazione della sua linea politica perché a oggi ha confezionato risultati tutt’altro che positivi: la crisi ucraina non sembra trovare soluzione, il suo protezionismo radicale ha fatto crollare i mercati e ha bruciato il risparmio americano, sul fronte mediorientale anche lì niente di concreto… Trump sa che a Putin farebbe comodo chiudere ma sa anche che Ucraina ed Europa non possono accettare le condizioni di Putin. Non è semplice, vediamo cosa succede. Le prossime ore saranno rivelatrici.

Gli incontri di Roma, in occasione del funerale di Francesco, paiono trasmettere una certa intesa con i partner europei. È così?

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Credo che sia così in buona parte, anche se Trump è imprevedibile e di lui non ci si può fidare fino in fondo. Ma sono convinto che in questa fase convulsa anche lui sa che dell’Europa ha bisogno. Ne ha bisogno soprattutto per fermare la Cina, suo grande obiettivo. Del resto, la sua retorica sull’Europa è del tutto strumentale.

In che senso? E, soprattutto, cosa significa che gli USA hanno bisogno dell’Europa per fermare la Cina?

Intanto, la sua retorica è strumentale nel senso che lui preferisce dialogare con le cancellerie europee – in particolare Roma, Parigi, Berlino – piuttosto che con Bruxelles. Questo per più ragioni. Primo perché questo indebolisce la UE, facendo emergere interessi diversi, anche se sulla questione ucraina gli stati europei sono molto allineati. In secondo luogo, lui vuole avere rapporti bilaterali con Italia, Francia e Germania anche perché ha interesse a dialogare in questo modo. Pensa di ottenere di più, in particolare sul terreno dell’economia. Venendo alla Cina, è chiaro il disegno di Trump di isolare Pechino. Sta cercando di recuperare la Russia anche in quest’ottica. E vuole che l’Europa lo segua.

Perché Trump ha interesse a dialogare in modo bilaterale con gli stati membri piuttosto che con Bruxelles?

Andiamo con ordine, così si capisce meglio anche cosa chiede Trump all’Europa in funzione anticinese. La vicenda dei dazi, in questo senso ci spiega molte cose. Gli USA vogliono colpire l’economia cinese ma perché Trump mette i dazi sull’Europa (anche se poi li sospende in gran parte)? Trump vuole costringere l’Europa a isolare la Cina. Il senso è questo: “fate anche voi i dazi alla Cina e io ve li tolgo”. Chiaramente, i paesi europei in Cina hanno interessi diversi, ecco perché è più funzionale il dialogo con le cancellerie che con Bruxelles. Inoltre, Trump vuole che i paesi europei si attivino per sostenere il debito americano. Nel lungo periodo, sono convinto che la ristrutturazione del debito emergerà come la vera missione di Trump. Anche in questo caso il messaggio è per le banche centrali nazionali: “comprate un po’ di debito USA e io vi tolgo i dazi”. Certo, il messaggio è anche per la BCE. Ma è chiaro che ha più speranza di raccogliere se parla agli stati membri. Nella politica dei dazi, vi è anche un aspetto di reshoring: Trump spera che qualche produzione si sposti negli USA. Anche in questo caso, lo vedremo nel medio-lungo termine.

Non che prima la diplomazia non facesse il suo lavoro, ma perché, come diceva in apertura, Putin ha accolto l’invito di Trump a dialogare a così alto livello?

Putin sa molto bene che Trump può riportare la Russia e le sue commodities in due grandi mercati: quello americano e quello europeo. Per quanto, oggi, gli scenari energetici previsti dalle istituzioni più autorevoli delineino la contrazione della domanda di combustibili fossili e la progressiva crescita di fonti alternative, di gas e petrolio c’è sempre bisogno e USA e UE sono due grandi mercati. La Russia è uno stato fallito e questa possibilità costituirebbe – mi si perdoni il gioco di parole – una grande boccata di ossigeno. Le sanzioni e la chiusura dei mercati americano ed europeo credo che per la Russia siano costate almeno il 20/25% in meno del pil.

E le terre rare ucraine saranno tutte per gli USA?

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Non credo proprio. Ne abbiamo parlato anche tempo fa, l’UE ha un accordo con l’Ucraina per le terre rare. E l’Europa si è spesa tanto quanto gli USA a sostegno di Kiev. Queste cose per cui Trump fa l’accordo con Putin e gli altri lo subiscono, Trump si prende le miniere ucraine e gli altri zitti, sono caricature. Trump parla da presidente americano come parla da venditore di immobili, con grandi spot. È vero che la pubblicità è l’anima del commercio, ma le Istituzioni non sono semplici palazzi. E la realtà sta ora emergendo in modo piuttosto evidente.



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