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“Nuovo ciclo di incentivi da individuare entro fine anno”




Entro la fine di quest’anno MASE e GSE potrebbero annunciare il nuovo ciclo di sostegni per la produzione di biometano. Il presidente del GSE Paolo Arrigoni: “Obiettivo PNRR al 2026 è raggiunto, ora puntare al target al 2030”


Un nuovo ciclo di incentivi per la produzione di biometano che riparta da dove finirà il PNRR e che possa consentire di raggiungere il traguardo dei 5,7 miliardi di metri cubi di capacità produttiva concordato con l’Europa nel PNIEC. Ma anche un meccanismo per agevolare gli acquisti di gas rinnovabile nei settori energivori e ‘hard to abate’. Questa, spiega a Ricicla.tv il presidente del Gestore dei Servizi Energetici Paolo Arrigoni, “è la strada per portarci al 2030 – dice – e ci stiamo impegnando per individuarla entro la fine di quest’anno“.

Dopo quelli attivati nel 2018 e 2022, garantisce Arrigoni, da parte del MASE “c’è la volontà di lavorare a nuovo strumento di incentivazione post PNRR”, per offrire una prospettiva sicura agli investimenti in ulteriore capacità produttiva anche dopo la scadenza del 30 giugno 2026. Del resto, proprio l’incertezza sul futuro degli incentivi potrebbe aver contribuito al boom di domande per l’accesso all’ultima, per ora, tranche di sostegni finanziata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “percepita forse, passatemi il termine – dice Arrigoni – un po’ come l’ultimo treno“. Che ultimo non sarà, assicura però il presidente del GSE, visto che siamo ancora a metà strada verso l’obiettivo al 2030 e che per raggiungerlo nei prossimi cinque anni dovremo quasi raddoppiare la nostra capacità di produrre metano verde.

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“Al momento siamo a una capacità produttiva potenziale che supera i 3 miliardi di metri cubi – chiarisce Arrigoni – l’idea è quella di suddividere il contingente mancante in quattro o cinque annualità da 400 o 500 milioni di metri cubi di biometano, da assegnare con uno strumento di incentivazione basato su contratti per differenza – dice – e con ogni probabilità solo su tariffe in conto esercizio”. Ma la volontà è quella di andare oltre il solo supporto all’offerta per guardare anche alla domanda industriale di biometano, e al ruolo del gas rinnovabile nella decarbonizzazione dei settori energivori e ‘hard to abate’. L’idea è quella di affiancare agli incentivi “una ulteriore procedura competitiva sul lato della domanda industriale per accaparrarsi il biometano necessario alla decarbonizzazione”. Una vera e propria ‘biometano release’, insomma, che in sinergia con il nuovo ciclo di aiuti consenta “al sistema di non avere buchi e alle industrie che hanno fame di metano di poter fare una programmazione a medio-lungo termine”.

Sulla strada verso l’obiettivo PNIEC al 2030 la fermata intermedia più importante resta quella dei 2,3 miliardi di metri cubi di nuova capacità produttiva da raggiungere entro il 30 giugno del 2026, come prevede la milestone PNRR concordata con l’Ue. Che a poco più di un anno dalla deadline sembra a portata di mano. Il boom di domande della quinta, e per ora ultima, asta finanziata dal Piano “ha consentito l’assegnazione di un contingente incentivabile pari al 95% dei 2,3 miliardi di metri cubi – spiega Arrigoni – quindi di fatto l’obiettivo è stato centrato“, ma a costo di esaurire tutto il budget disponibile, pari a i 1,7 miliardi di euro. Per questo “dei 298 progetti ammessi nell’ultima graduatoria – chiarisce – solo i primi 148 hanno per ora ottenuto il finanziamento in conto capitale”, mentre per tutti gli altri “che comunque beneficeranno del contributo in conto esercizio – spiega – il MASE ha già attivato un’interlocuzione con la Commissione per reperire le risorse necessarie in fase di rimodulazione del PNRR”.

Il dialogo con l’Ue, insomma, è avviato, e la cosa “deve essere di conforto” per chi è rimasto scoperto, dice il presidente del GSE, senza però meglio specificare l’orizzonte temporale dell’interlocuzione tra Roma e Bruxelles. Resta il fatto che serviranno risposte in tempi rapidi: il contributo in conto capitale è la componente più ambita dell’incentivo (senza la quale molte iniziative potrebbero risultare non più bancabili) e il rischio è che, di fronte a una prolungata incertezza, le imprese possano ritirare i propri progetti dalla quinta graduatoria. Alla quale, se arriverà il via libera alla riallocazione delle risorse PNRR, “il GSE ha già chiarito di voler far seguire una sesta gara per allocare il contingente residuo, pari a circa il 5% del totale, ovvero circa 100 milioni di metri cubi annui”, dice Arrigoni. A quel punto, tuttavia, sciolto il nodo dei fondi resterebbe quello dei tempi, che risulterebbero strettissimi visto l’obbligo di portare a termine gli interventi entro il 30 giugno del 2026.





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