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Vita più difficile per le pmi con Basilea III. Ma in Italia la Legge Capitali apre la strada alla finanza alternativa


Giuseppe Carteni

di Giuseppe Carteni,
avvocato e partner di LEAD Studio Legale

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Le norme di vigilanza più stringenti previste da Basilea III per il sistema bancario internazionale, pur benvenute, non potranno non avere ripercussioni negative sull’erogazione dei finanziamenti a piccole e medie imprese non dotate di elevati rating. In questo contesto  particolarmente interessante la scelta del Parlamento italiano di  delegare il governo a introdurre nuove norme che possono contribuire, facilitando l’accesso ai capitali privati, a una diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese, sostenendone la crescita economica. Una scelta operata con la Legge Delega dell’11 marzo 2025, n. 28. nota come Legge Capitali.

Tutto si diceva parte dal fatto che, come evidenziato in un mio precedente commento su BeBeez, l’Unione Europea ha pienamente recepito lo step-up di Basilea III attraverso la Direttiva (UE) 2024/1619 (CRD VI) e il Regolamento (UE) 2024/1623 (CRR III). Si tratta di atti normativi che modificano, rispettivamente, la Direttiva 2013/36/UE e il Regolamento (UE) n. 575/2013, introducendo, per le banche resiedenti nei Paesi degli Stati Membri, nuovi requisiti patrimoniali prudenziali per la ponderazione del rischio legato all’attività di erogazione del credito, con l’obiettivo, auspicato, di conferire maggiore solidità e resilienza ai sistemi finanziari europei.

Questa iniziativa legislativa mira quindi, in via prospettica, a prevenire future crisi sistemiche e a minimizzare il rischio che, come accaduto durante la crisi finanziaria del 2007-2008, si trasformino in crisi del debito sovrano. L’approccio europeo, volto a dare piena attuazione alle norme di Basilea III, potrà quindi garantire una maggiore sicurezza strutturale del tessuto bancario paneuropeo auspicando l’attrazione di quegli investitori internazionali più propensi ad investire in ecosistemi finanziari più stabili ed affidabili.

Tuttavia le pmi,  soprattutto quelle non quotate o con bilanci poco strutturati, sono considerate potenzialmente più rischiose rispetto alle grandi imprese. Questo può rendere meno conveniente, in termini di costo/opportunità, l’erogazione di credito alle pmi. Inoltre, Basilea III incoraggia le banche a valutare il merito creditizio in maniera sempre più rigorosa, spesso ricorrendo a modelli valutativi interni maggiormente severi che rischiano di influire negativamente sulla concessione del credito da parte delle Banche.

Nei progetti a lungo termine, come quelli legati a investimenti produttivi o innovativi, fondamentali per la crescita delle pmi, il rischio risulta ancora più difficilmente quantificabile non avendo spesso, il sistema bancario, professionalità specifiche per valutare indipendentemente il business delle imprese. Il rischio è quindi quello di un progressivo spostamento del credito bancario verso i soli soggetti più strutturati, riducendo ulteriormente lo spazio delle pmi nel portafoglio clienti delle banche.

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In questo contesto si inserisce, come accennato sopra, la Legge Capitali, che rappresenta un passo significativo verso la modernizzazione del quadro normativo finanziario italiano. La normativa (evolutiva della Legge 5 marzo 2024, n. 21) estende i termini per l’esercizio delle deleghe legislative e conferisce al Governo la delega per una riforma organica in materia finanziaria. L’obiettivo è aggiornare e semplificare il quadro normativo per facilitare l’accesso delle pmi al mercato dei capitali, rendendo più agevole sia il loro finanziamento sia la quotazione in Borsa. Uno dei cardini della riforma è appunto la semplificazione dell’accesso ai capitali privati, che potrebbero quindi coprire quelle aree non “servite” dal sistema bancario per i motivi sopra espressi.

In primo luogo, la riforma punta a semplificare e razionalizzare la disciplina delle società che emettono titoli di debito, inclusi i prestiti obbligazionari, rendendo l’intero processo più trasparente e accessibile. A tal fine, la legge delega al Governo ha l’obiettivo di razionalizzare le normative esistenti e ridurre gli oneri burocratici connessi all’emissione di strumenti finanziari come le obbligazioni, permettendo così alle pmi di diversificare le proprie fonti di finanziamento al di fuori del tradizionale canale bancario.

La legge prevede inoltre l’adeguamento della normativa nazionale alle direttive europee, assicurando maggiore coerenza con il quadro regolamentare dell’Unione, creando maggiore eguaglianza competitiva, e promuovendo l’integrazione delle pmi italiane nei mercati finanziari europei. In quest’ottica, la riforma si allinea a direttive come quelle sui servizi di pagamento e sui bonifici istantanei, incentivando l’utilizzo di strumenti digitali e canali fintech per l’accesso ai capitali.

Un altro elemento rilevante della delega consiste nella promozione di canali di finanziamento alternativi, come private equity, venture capital e debito privato, dotati, in ragione delle specifiche competenze settoriali, di maggiore capacità di analisi dei business che le pmi intendono sviluppare affrancandole dal credito bancario tradizionale. In particolare, si prevedono misure per semplificare e incentivare tali operazioni, anche al fine di attrarre investitori internazionali.

In questa direzione si collocano anche le disposizioni in materia fiscale e quelle relative alla semplificazione delle regole di governo societario, pensate per facilitare le offerte pubbliche iniziali (ipo) e il passaggio dalla quotazione nei mercati non regolamentati a quelli regolamentati. Ciò dovrebbe garantire maggiore trasparenza e affidabilità delle quotazioni, favorendo la concentrazione delle negoziazioni sui mercati regolamentati.

Un ulteriore intervento di semplificazione riguarda l’eliminazione o la razionalizzazione di obblighi e divieti non richiesti dall’ordinamento dell’Unione Europea e non giustificati da interessi meritevoli di tutela, con l’obiettivo di correggere eventuali disfunzioni normative esistenti.

La Legge n. 28/2025 rappresenta quindi un passo decisivo verso la modernizzazione del mercato dei capitali italiano, con l’obiettivo di creare un ambiente più favorevole alle pmi.

 

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