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Export vini e alcolici: l’Unione europea cresce


La Francia guida l’export di bevande alcoliche, ma l’Italia consolida la sua seconda posizione in Europa

Il valore dell’export vini e alcolici cresce del 10,9%: dati e tendenze del mercato europeo

Nel 2023 l’Unione europea ha registrato un’impennata significativa nell’export vini e alcolici, toccando quota 29,8 miliardi di euro e segnando un aumento del 10,9% rispetto al 2019. Si tratta di un risultato che conferma non solo la vitalità del settore, ma anche il ruolo centrale della cultura enologica e distillatoria europea nell’economia globale.

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In questo scenario, la Francia si conferma leader indiscussa, seguita dall’Italia che, con i suoi marchi storici, la varietà di vitigni autoctoni e una forte vocazione all’internazionalizzazione, consolida il secondo posto tra gli esportatori di alcolici all’interno dell’Ue.

L’export europeo di vini e alcolici: un traino per l’economia agroalimentare

Il comparto dell’export vini e alcolici rappresenta un asset strategico per l’economia agroalimentare dell’Unione europea. La crescita a doppia cifra evidenziata rispetto al 2019 non è solo un effetto della ripresa post-pandemica, ma anche il risultato di un consolidamento delle strategie di internazionalizzazione, promozione e branding dei prodotti europei.

Le imprese del settore hanno investito in qualità, tracciabilità, packaging innovativo e sostenibilità, rispondendo con prontezza ai gusti in evoluzione dei mercati extra-Ue, in particolare in Nord America e in Asia.

I dati confermano che le bevande alcoliche europee continuano ad essere sinonimo di eccellenza nel mondo, grazie a un patrimonio storico, culturale e produttivo senza pari.

Francia al vertice grazie a champagne, cognac e grandi rossi

La Francia resta al vertice delle esportazioni grazie a un mix vincente di tradizione e notorietà internazionale.

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I grandi nomi dello champagne, del cognac e dei rossi di Bordeaux e Borgogna continuano ad attrarre consumatori in tutto il mondo. Il brand “France” nel settore enologico è fortemente percepito come garanzia di qualità, e ciò si traduce in un valore medio per litro esportato tra i più alti a livello globale.

Anche le politiche di valorizzazione del terroir, le denominazioni AOC e il marketing territoriale hanno contribuito a mantenere alta la domanda, nonostante l’aumento dei costi produttivi e le sfide logistiche.

Italia seconda esportatrice: il valore della diversità e dell’innovazione

L’Italia conferma la sua posizione di secondo esportatore europeo di vini e alcolici, grazie a una combinazione di tradizione vitivinicola, capacità produttiva e innovazione. Dai Prosecco del Veneto ai rossi toscani, dai distillati piemontesi ai liquori del Sud, l’Italia offre un ventaglio unico di prodotti con identità fortemente radicate nei territori.

L’export italiano cresce non solo nei volumi, ma anche nel valore, grazie alla maggiore valorizzazione delle denominazioni d’origine, alle certificazioni bio e a una comunicazione sempre più digitale. I produttori italiani hanno saputo rispondere alle nuove esigenze dei mercati internazionali puntando su storytelling, sostenibilità e qualità certificata, ampliando la penetrazione in mercati strategici come Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Giappone.

Nuove tendenze globali: sostenibilità, premiumizzazione e digitalizzazione

Tra i principali trend che stanno influenzando l’export vini e alcolici a livello europeo emergono tre parole chiave: sostenibilità, premiumizzazione e digitalizzazione. I consumatori internazionali chiedono sempre più prodotti rispettosi dell’ambiente e trasparenti in termini di filiera, spingendo le aziende ad adottare pratiche agricole sostenibili e packaging ecologici.

Parallelamente, cresce la richiesta di etichette premium, capaci di raccontare una storia e di offrire esperienze di consumo esclusive. In questo contesto, il canale digitale è diventato cruciale non solo per la vendita, ma anche per la promozione: degustazioni online, social media e piattaforme e-commerce contribuiscono a diffondere la cultura del vino e degli alcolici europei in tutto il mondo, aprendo nuove opportunità per i produttori di piccole e medie dimensioni.

Sfide e opportunità: dazi, clima e mercati emergenti

Nonostante il boom dell’export vini e alcolici, il settore deve affrontare diverse sfide. Tra queste, i dazi imposti da alcuni Paesi extra-Ue, la volatilità dei mercati valutari e l’impatto dei cambiamenti climatici sulla qualità e quantità delle produzioni.

Tuttavia, si aprono anche nuove opportunità legate all’espansione in mercati emergenti come India, Corea del Sud e Sud-est asiatico, dove la cultura del vino è in forte ascesa e l’interesse per le denominazioni europee cresce rapidamente. L’Unione europea, attraverso accordi bilaterali e strategie di promozione congiunta, sta cercando di rafforzare la competitività internazionale delle sue produzioni, supportando le aziende nel presidio dei nuovi mercati.

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L’export vini e alcolici traina il made in Europe

Il successo dell’export vini e alcolici rappresenta un chiaro indicatore della forza del made in Europe nel panorama agroalimentare mondiale.

La Francia resta in cima alla classifica grazie al suo patrimonio enologico inimitabile, ma l’Italia non è da meno: il secondo posto conquistato e consolidato è frutto di una filiera dinamica, variegata e capace di innovare.

Con una crescita a doppia cifra rispetto al 2019, l’intero comparto si prepara ad affrontare il futuro puntando su qualità, sostenibilità e apertura ai mercati globali, consapevole che il vino e gli alcolici europei non sono solo prodotti da esportare, ma simboli culturali da raccontare.

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