“Uniti per un lavoro sicuro”: con questo slogan si sono svolte le tre manifestazioni nazionali di Cgil, Cisl e Uil a Roma, Prato e Casteldaccia (Palermo), per la ricorrenza della Festa dei lavoratori.
Tra le testimonianze dei lavoratori, quella di Gurprit Singh, operaio agricolo di Terracina, che dal palco di Roma ha raccontato: “Vengo dall’India ma vivo e lavoro in Italia da tanti anni, questo è un Paese straordinario, che ha trasformato la vita di molti, inclusa la mia: qui ho avuto l’opportunità di costruire una famiglia e lavorare con dignità, grazie ai diritti conquistati con la mia organizzazione, la Fai-Cisl, però non tutti hanno la stessa fortuna. La mia terra, è la stessa terra dove è morto Satnam Singh, lasciato morire dal suo datore di lavoro, un imprenditore che negli ultimi anni mentre sfruttava i lavoratori ha preso più di 800mila euro di finanziamenti pubblici! Come Satnam, ancora troppi fratelli e sorelle perdono la vita, oppure subiscono incidenti, oppure si ammalano, perché costretti a usare fitofarmaci senza formazione, e senza protezioni! Allora oggi, qui, vogliamo portarvi la voce di chi chiede una sola cosa alle istituzioni: dovete ascoltarci!”.
“Molti lavoratori – ha detto emozionato il bracciante – vengono in Italia con il Decreto Flussi, ma invece di trovare un lavoro dignitoso, trovano chi li sfrutta, chi risparmia sulla salute e sulla sicurezza, sull’applicazione dei contratti. Dobbiamo eliminare questa ingiustizia, bisogna garantire a chi desidera lavorare nel rispetto delle leggi italiane la possibilità di rimanere, di costruirsi una vita dignitosa”.
“Io e i miei colleghi – ha concluso Singh – svolgiamo il nostro lavoro con orgoglio, un lavoro prezioso perché garantisce il cibo sulle tavole di tutti. A Latina, su 20mila lavoratori agricoli, 14mila sono immigrati come me. Chi continua a parlare di ‘noi’ e ‘voi’, a dividere i lavoratori e i cittadini in ‘noi’ e ‘loro’, vive su un altro pianeta. A queste persone noi diciamo: svegliatevi. Andate nelle fabbriche alimentari, nei campi, nelle serre, nelle marinerie: scoprirete che il cibo italiano è impensabile senza le lavoratrici e i lavoratori stranieri. In agricoltura siamo più del 30%, in certe filiere siamo oltre il 60%. Però l’agricoltura è tra i mestieri più pericolosi, e proprio i lavoratori immigrati sono quelli più a rischio. Per questo è importante il dialogo con il governo, per questo serve il confronto con le istituzioni, per questo serve la contrattazione con le imprese! Insieme dobbiamo costruire nuove conquiste. Ecco perché il mio sindacato, la Fai-Cisl, insieme a Flai-Cgil e Uila-Uil, sta chiedendo un cambiamento! Servono più informazioni multilingue. Serve un permesso di soggiorno per attesa occupazione. Servono politiche di emersione per i tanti immigrati diventati irregolari ma impiegati ogni giorno nelle campagne italiane! Poi ci sono 200milioni del PNRR dedicati agli alloggi dei braccianti: bisogna usarli tutti e subito per eliminare i ghetti. E poi vanno resi operativi i nuovi ispettori del lavoro. Va estesa la patente a punti in tutti i settori. Serve la sorveglianza sanitaria per ogni lavoratore non limitata alle sole visite mediche periodiche. Bisogna proteggere i lavoratori che denunciano il caporalato e l’illegalità. E va introdotta – ha concluso – l’educazione alla sicurezza sul lavoro anche nelle scuole: perché gli studenti di oggi sono i lavoratori e gli imprenditori di domani. Su questi e altri punti non smetteremo di lottare, di chiedere interventi, di proporre soluzioni!”.
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