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Ricuperati: “Asili nido gratis per tutti. Ai giovani dico: siate protagonisti dei processi”


“Il divario significativo non è tanto su parità di lavoro e parità di stipendio tra uomini e donne. Il vero tema da affrontare è l’accesso delle donne al mondo del lavoro. Sappiamo ancora che è un bacino importantissimo, abbiamo anche nella nostra provincia circa il 47% di donne che non lavorano in età da lavoro. Questo è un tema di competitività per il nostro sistema. Spesso sono le più formate e anche le più brave nei percorsi scolastici. Bisogna però permettere loro di non dover fare delle scelte. La questione dei figli – che è la più importante naturalmente – è certo appannaggio delle donne nella parte della maternità, ma è una questione prima di tutto sociale e poi familiare: non può più essere una questione femminile. Sono pregiudizi che pesano sulle spalle delle donne. Il fatto che abbiano o sentano di avere la responsabilità della cura dei figli, dei genitori, degli anziani e della casa significa già tarpare le ali nel momento delle scelte importanti della vita, come quelle di diventare madri. Dopodiché, per permettere alle famiglie di fare scelte è necessario avere infrastrutture adeguate, per esempio asili nido gratis per tutti. Sarebbe l’elemento fondamentale che metterebbe le famiglie nella condizione di poter decidere con più tranquillità e serenità di concepire figli e nel contempo di lavorare. Da qui poi partirebbe tutto un percorso di valorizzazione delle donne nel mondo del lavoro, di libertà, di partecipazione, di esserci e di crescere all’interno dell’impresa”.

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Giovanna Ricuperati, presidente di Confindustria Bergamo, in occasione del Primo Maggio, affronta i temi caldi del lavoro. Dalle donne escluse dal mondo dell’occupazione all’instabilità dell’economia che incide sul futuro dei giovani. E ancora: il lavoro come valore in una società che cambia i suoi parametri fondamentali fino alle nuove tecnologie e all’intelligenza artificiale.

Presidente Ricuperati, il primo maggio è la festa dei lavoratori. Perché è così importante ancora oggi fermarsi e dedicare una giornata a quanti lavorano?

È importantissimo. È fondamentale dedicare tutti i giorni ai lavoratori, ma avere una data specifica permette di prestare una particolare attenzione a celebrare e a riconoscere il valore del lavoro, dell’impegno, della dedizione e della competenza che i lavoratori portano nelle nostre imprese e insieme ad esse fanno evolvere la società, creano condizioni migliori per tutti e producono valore, un valore che poi viene ridistribuito e in ultima istanza crea benessere collettivo.

Viviamo in una provincia dove il lavoro è uno dei valori fondanti. È ancora così o qualcosa si sta incrinando?

Innanzitutto ci troviamo di fronte ad una mutata condizione demografica che diventa fondamentale e rappresenta un’emergenza per le imprese. Mancano i lavoratori e le competenze necessarie per permettere all’impresa di sviluppare i propri progetti. In questa direzione il tema dell’attrattività, il tema della valorizzazione, di trattenere le persone all’interno delle imprese diventa non solo una questione di responsabilità sociale, ma di sopravvivenza per le imprese. Dopodiché è mutato anche il contesto, in particolare rispetto ai giovani, dopo il Covid. Nuovi bisogni, nuove priorità che presuppongono un nuovo sguardo nel rapporto di lavoro, un’attenzione a una flessibilità nelle diverse fasi della vita che richiede un ripensamento delle regole del gioco ed è per questo che anche in Confindustria negli scorsi mesi abbiamo lavorato con i sindacati per delineare un protocollo delle linee guida che possano aiutare le imprese e i sindacati stessi a trovare le migliori soluzioni in una cornice di benchmark e di confronto con azioni che già le imprese spesso hanno messo in campo per poter rispondere a queste mutate esigenze.

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In un mondo segnato dal precariato, dall’instabilità, come può un giovane costruire una prospettiva di vita?

Partirei da un cambiamento di termine. Non la vedo una questione di precariato perché i contratti di lavoro precari hanno dimostrato vistose riduzioni nel corso degli ultimi anni, è una questione piuttosto di instabilità, instabilità economica, instabilità dentro la quale le imprese sono le prime precarie. Ma che nonostante questo stanno facendo di tutto per trattenere anche in cicli economici negativi le persone all’interno delle proprie aziende. Questo per valorizzarle, farle crescere, perché sanno e sappiamo benissimo che da lì passa la sopravvivenza in funzione anche delle curve demografiche di cui parlavamo prima. Di sicuro è importante garantire ai giovani condizioni di vita e di lavoro che permettano loro di poter affrontare il futuro, costruirsi una famiglia, diventare genitori e crescere in benessere e all’interno delle nostre società. Per poterlo fare è importante mettere in campo un patto di responsabilità condivisa: l’impresa chiede un’assunzione di responsabilità, partecipazione e contribuzione a quella crescita del valore che poi determina crescita dell’impresa, crescita del valore e redistribuzione complessiva per tutti.

Lei sarebbe favorevole ad una riforma generale dei contratti di lavoro?

Il contratto di lavoro è fondamentale che resti, che sia tutelato, che abbia tutte le garanzie possibili. Anzi, che riduca il proliferare di contratti che non garantiscono in un quadro nazionale condizioni riconosciute adeguate di valore, quindi va certamente salvaguardato a livello nazionale. Dopodiché, ci sono invece le contrattazioni a livello aziendale e su questo punto si stanno già facendo grandi passi in avanti, definendo regole che abbracciano le questioni della formazione, del welfare, dell’attenzione ai lavoratori nelle loro diverse fasi della vita. Questo è il tema sul quale dobbiamo lavorare e, come dicevo prima, abbiamo lavorato con i sindacati per intravedere soluzioni possibili, adeguate, che rendano soddisfazione ai lavoratori e assicurino all’impresa un equilibrio economico e soprattutto una capacità produttiva, una qualità operativa che ne garantisca non solo la sopravvivenza, ma soprattutto la crescita.

Le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale avranno un impatto positivo o negativo sul lavoro? Bill Gates sostiene che fra dieci anni lavoreremo solo 4 giorni, sarà davvero così?

Io vedo il bicchiere mezzo pieno. Le nuove tecnologie non potranno che supportare le imprese in un miglioramento di efficienza, ma anche i lavoratori nel ridurre i compiti ripetitivi, nell’affrontare nuove sfide, nel porre le giuste domande e nel saper gestire le tecnologie stesse per migliorare la qualità dell’output ma anche il contributo che danno all’interno dell’impresa. Certo è un problema etico, ma soprattutto di formazione: le imprese stanno affrontando questa transizione con percorsi che vedono i lavoratori coinvolti in importanti attività formative e meccanismi che mettono in gioco l’utilizzo delle tecnologie tutti i giorni in azienda. Rispetto invece ai quattro giorni lavorativi di Bill Gates credo che sarà un percorso non uniforme e nemmeno automatico, dipenderà da quanto sapremo coniugare produttività, benessere economico e sostenibilità.

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