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UNIMPRESA * MEDIOBANCA: « OPS SU BANCA GENERALI, A RISCHIO IL “PASSIVITY RULE”»


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10.34 – mercoledì 30 aprile 2025

Analisi del Centro Studi: l’operazione potrebbe violare l’art. 104 del TUF, alterando la neutralità nel confronto con l’offerta ostile di MPS. Cruciali i rilievi di Consob e la reazione degli azionisti. Il direttore generale Lupo Albore: «Dal risiko bancario emerga un quadro stabile»

L’offerta pubblica di scambio (OPS) annunciata da Mediobanca per acquisire il 100% di Banca Generali, in cambio della cessione della propria partecipazione in Assicurazioni Generali, solleva forti perplessità circa la sua legittimità alla luce della passivity rule, il principio normativo previsto dall’articolo 104 del Testo Unico della Finanza (TUF) che tutela gli azionisti in caso di OPA o OPS ostile. È quanto emerge da un’approfondita analisi realizzata dal Centro studi di Unimpresa, secondo cui l’operazione varata da Piazzetta Cuccia il 28 aprile scorso – valutata circa 6,3 miliardi di euro – rischia di configurarsi come una misura difensiva non autorizzata, volta a ostacolare la scalata avviata da Monte dei Paschi di Siena, che a gennaio ha lanciato un’offerta pubblica ostile per il controllo di Mediobanca stessa.

«Alla luce delle regole in vigore e della dinamica degli eventi la legittimità dell’OPS annunciata da Mediobanca è altamente discutibile. In mancanza di un’autorizzazione assembleare, e considerando il potenziale impatto sull’esito dell’offerta ostile di MPS, l’operazione sembra violare i principi di neutralità imposti dalla passivity rule. Solo un pronunciamento ufficiale della Consob e il confronto in assemblea potranno chiarire il perimetro di legittimità. Intanto, si intensifica il risiko bancario che coinvolge non solo Mediobanca, MPS e Generali, ma potenzialmente anche altri attori di sistema come UniCredit e Banco BPM.

L’auspicio di Unimpresa è che da questa fase possa emergere rapidamente un nuovo equilibrio, con assetti societari chiari e definiti. È fondamentale che le banche italiane restino solide, ben patrimonializzate, efficienti e guidate da azionariati stabili: solo così potranno continuare a svolgere pienamente il loro ruolo di motore dello sviluppo economico, garantendo credito alle imprese e supporto al tessuto produttivo. Per il mondo delle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale della nostra economia, è essenziale poter contare su istituti affidabili, capaci di erogare finanziamenti in modo regolare, a condizioni sostenibili e senza incertezze legate a governance instabili» spiega il direttore generale di Unimpresa, Mariagrazia Lupo Albore.

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Secondo il Centro studi di Unimpresa, le norme vigenti impongono al consiglio di amministrazione della società target (in questo caso, Mediobanca) di non adottare iniziative che possano alterare il normale corso dell’offerta, se non previo via libera da parte dell’assemblea degli azionisti. Secondo l’analisi di Unimpresa, non risulta che il CdA di Mediobanca abbia ottenuto tale autorizzazione per procedere con l’OPS su Banca Generali, e l’entità dell’operazione, sia sul piano finanziario sia su quello strategico, non sembra potersi configurare come “atto di ordinaria amministrazione”.

Inoltre, la tempistica della mossa – avvenuta pochi giorni dopo l’approvazione dell’aumento di capitale di MPS funzionale alla sua OPS, e appena quattro giorni dopo la vittoria del CdA di Mediobanca all’assemblea di Generali – solleva il forte sospetto che si tratti di una reazione studiata ad hoc per rendere meno appetibile la banca agli occhi dell’offerente senese. Dal punto di vista sostanziale, Mediobanca motiva l’operazione con finalità industriali: rafforzare il proprio posizionamento nel wealth management – ambito nel quale il gruppo supererebbe i 210 miliardi di euro di masse gestite – e trasformare il legame con Generali da finanziario a industriale.

Tuttavia, secondo il Centro studi di Unimpresa, queste giustificazioni non appaiono sufficienti a eludere i vincoli imposti dalla passivity rule, soprattutto se si considera che: la cessione del 13% di Generali priva Mediobanca di un asset strategico, che avrebbe potuto giocare un ruolo nella valutazione dell’OPS di MPS; l’ingresso di Banca Generali modifica in modo significativo il profilo patrimoniale e operativo del gruppo, influenzando indirettamente le scelte degli azionisti rispetto all’offerta ostile; la mossa, nel suo complesso, altera il perimetro societario della target, proprio nel momento in cui deve rimanere neutrale per garantire trasparenza e libertà di giudizio agli azionisti.

L’unica via percorribile da Mediobanca per legittimare l’operazione – spiega l’analisi del Centro studi di Unimpresa– sarebbe l’invocazione della clausola di reciprocità, in base alla quale la passivity rule può essere derogata se l’offerente (MPS) non è soggetto a obblighi analoghi. In questo caso, si fa riferimento al fatto che MPS è controllata al 68% dal Tesoro italiano, e quindi potenzialmente non soggetta alle stesse regole. Tuttavia, questa eccezione richiederebbe un pronunciamento giuridico articolato e, allo stato attuale, non è stata ufficialmente invocata da Mediobanca, né risulta supportata da interpretazioni consolidate. L’iniziativa di Mediobanca corre il rischio di alimentare nuove tensioni nell’azionariato: alcuni soci rilevanti come Delfin (19,8%) e Caltagirone (7,8%) potrebbero non vedere di buon occhio un’operazione percepita come strumentale. Inoltre, l’intervento della Consob potrebbe diventare dirimente: se l’autorità di vigilanza dovesse ritenere che l’OPS su Banca Generali costituisce una misura difensiva in violazione dell’art. 104 del TUF, potrebbe avviare una procedura sanzionatoria o addirittura disporre l’annullamento dell’operazione.

 



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