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Ast, Urso: «Accordo di programma entro maggio». Il commento dei sindacati


La firma dell’accordo di programma per Ast è «ormai prossima» ed è prevista entro il mese di maggio: il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nell’incontro di venerdi mattina al Mimit, traccia una nuova scadenza nel lungo percorso avviato per sostenere gli investimenti del gruppo Arvedi nel sito di Terni.

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L’incontro

Investimenti che – è stato detto al tavolo, confermando i numeri annunciati nella lettera ai dipendenti del cavaliere dello scorso aprile – ammontano a oltre 560 milioni e che il Mimit sosterrà con 70 milioni di euro di finanziamenti a fondo perduto.

L’incontro

Secondo il ministro – dalle prime notizie che filtrano dall’incontro – l’acciaio prodotto nel sito umbro troverà utilizzo nei settori ad alta tecnologia e che stanno registrando una forte crescita, come la difesa, l’aerospazio e l’energia. In particolare troverà utilizzo anche nella realizzazione di veicoli militari, aeromobili, componenti strategici per il settore energetico e per la costruzione di centrali nucleari. All’incontro di venerdì partecipano sindacati, azienda e istituzioni locali. Di seguito la nota ufficiale del ministero ed i commenti delle organizzazioni sindacali.


La presentazione del piano industriale e un aggiornamento rispetto alla definizione dell’Accordo di Programma per la riconversione industriale e la messa in sicurezza ambientale del sito produttivo Ast di Terni, in un’ottica di sostenibilità e rilancio competitivo: con questi obiettivi si è svolto oggi, a Palazzo Piacentini, il tavolo presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, alla presenza dei rappresentanti del Gruppo Arvedi Ast, delle organizzazioni sindacali, della presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e del Comune di Terni.

Urso con Proietti

«Il polo di Terni rappresenta un tassello fondamentale del piano siderurgico nazionale. Il progetto e gli investimenti rafforzeranno il ruolo strategico del sito ternano, valorizzando una filiera industriale essenziale per l’autonomia produttiva del nostro Paese e per la transizione tecnologica ed ecologica dell’intero comparto», ha dichiarato il ministro Urso.

Nel corso della riunione, l’azienda ha presentato il proprio piano industriale, che prevede investimenti complessivi al 2028 per oltre 560 milioni di euro destinati all’elettrificazione dei processi e all’aumento dell’efficienza della produzione di acciaio inox, nonché investimenti per assicurare sicurezza e sostenibilità ambientale. Il Mimit contribuirà con un finanziamento a fondo perduto di circa 70 milioni di euro. L’azienda, dal canto suo, ha ribadito il proprio impegno al mantenimento dei livelli occupazionali, condizione imprescindibile per il proseguimento del confronto e per la sottoscrizione dell’accordo.

Il Mimit, insieme al Mase e alla Regione Umbria, è impegnato nella redazione dell’Accordo di Programma, che definirà in modo puntuale gli impegni assunti dalle parti pubbliche e private. La firma è prevista entro il mese di maggio, al termine delle valutazioni sul piano industriale da parte del territorio e delle rappresentanze sindacali. «Sarà un passaggio cruciale per il rilancio dello stabilimento di Terni, che vogliamo riportare al centro della strategia nazionale sulla siderurgia, in un’ottica di autonomia produttiva, innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale».

Contestualmente, sono stati condivisi i primi elementi utili a creare un contesto favorevole per l’attuazione di questi investimenti. In particolare il Mimit, in sinergia con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e con la Regione Umbria, sta lavorando a misure per rendere strutturalmente sostenibile la produzione di acciaio.

Tra queste, sono allo studio agevolazioni dedicate alle aziende energivore nell’ambito del rinnovo delle concessioni idroelettriche previste al 2029 e l’introduzione di incentivi all’acquisto di rottame per l’acciaio speciale, strategico per la transizione verde e digitale del Paese.


«Per quanto ci riguarda – le dichiarazioni della presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, nel corso dell’incontro – ci impegniamo sin da ora, attraverso una delle forme previste ai sensi di legge come il partenariato pubblico-privato, a utilizzare parte dell’energia finalizzandola a politiche industriali e di sviluppo della provincia di Terni. Nei prossimi giorni termineremo le verifiche di fattibilità tecnico amministrativa con i nostri uffici e con il gruppo Tecnico inter Direttore istituito con delibera di giunta dello scorso gennaio. Il punto sull’energia, unito alla volontà espressa dall’azienda di procedere ad un deciso percorso di decarbonizzazione della produzione, saranno gli elementi qualificanti dall’accordo che sarà firmato entro fine mese dopo anni di attesa».


«È veramente presto – puntualizza l’assessore allo sviluppo economico del Comune di Terni, Sergio Cardinali – per brindare. Comunque finalmente si registrano segnali positivi sull’accordo di programma oggi al Mimit, in un contesto ufficiale, l’azienda ha finalmente presentato un piano industriale con investimenti per 550 milioni ai quali si aggiungeranno altri 60 di investimenti pubblici a fondo perduto. La dichiarazione dell’Ad Caldonazzo a conclusione della riunione in cui afferma che gli investimenti previsti dal piano industriale andranno avanti. Un piano industriale tutto impregnato sulla sostenibilità delle produzioni, in termini di economicità ,ambiente, sicurezza e innovazione tecnologica. Per la sigla dell’accordo di programma ancora da definire il tema dell’idroelettrico e della gara sulle concessioni del 2029, e il tema comunitario sull’approvvigionamento dei rottami come materia prima necessaria alla riduzione della co2 e della decarbonizzazione. È sempre oggi è stato determinato che questo piano verrà portato a condivisione con il territorio, con una partecipazione finalmente ampia che coinvolgerà istituzioni e organizzazioni sindacali. Si tratta di tre dati – piano industriale, Pef, costi energia e materie prime – importanti. Usciamo da una lunga fase di incertezza».


L’incontro del 2 maggio

Da Guglielmo Gambardella e Simone Lucchetti (segretario nazionale e segretario Terni per la Uilm) l’auspicio che «l’Accordo di Programma in fase di implementazione possa supportare a pieno il piano industriale 2022-2028 che in parte è stato già realizzato, con circa 300 milioni già investiti, ma che potrà arrivare ad un volume di oltre un miliardo di euro se e quando verranno realizzati anche quelli della produzione dell’acciaio magnetico con oltre 400 milioni. Il piano presentato ha l’ambizione di raggiungere gli obiettivi di piena decarbonizzazione, riduzione CO2 e riduzione del consumo di risorse per rendere lo stabilimento ternano il più sostenibile ambientalmente in Europa», aggiungono. «Abbiamo molto apprezzato l’impegno della presidente della Regione Umbria Proietti di mettere a disposizione del sistema produttivo le concessioni dell’energia idroelettrica ma chiedendo al governo di poter prevedere, nelle discussioni in ambito europeo, una premialità anche in termini Ets per Ast», proseguono. «Inoltre ci confortano le parole rese al Tavolo da Mario Caldonazzo sul fatto che in ogni caso il Gruppo Arvedi assolverà i propri impegni nella realizzazione del Piano. Come Uilm, solo dopo aver effettuato un approfondimento con Arvedi sul piano industriale in termini di livelli occupazionali e organizzazione del lavoro e verificato la conclusione dell’iter per l’Accordo di Programma, potremo fare una valutazione complessiva sulla vertenza».

Per Loris Scarpa e Alessandro Rampiconi, rispettivamente coordinatore nazionale siderurgia Fiom-Cgil e segretario generale Fiom-Cgil di Terni, si registra «ancora una volta una riunione su Acciai Speciali Terni presso il Mimit che non è risolutiva e che rinvia alla fine di maggio la possibilità di sottoscrivere un accordo di programma tra l’azienda, il Governo e le Istituzioni locali. Rispetto agli annunci iniziali con la produzione del magnetico e una linea del freddo messi in stand-by si ridimensionano sia il volume degli investimenti che ammontano a 560 milioni di euro, sia delle produzioni che si attestano ad un milione di acciaio fuso all’anno e ad 800.000 tonnellate sul freddo. La parte pubblica si impegna con 70 milioni di euro di cui 60 milioni attraverso un contratto di
sviluppo in sostituzione dei contributi del PNRR ‘Hard to abate’ in quanto non più accessibili. Mentre, sul totale degli investimenti l’azienda ha già annunciato lo stanziamento di circa 300 milioni di euro. Rimane – continuano – ancora irrisolta, al momento, la questione energetica con nodi che la Regione Umbria e l’azienda dovranno sciogliere nei prossimi giorni. Al netto dell’annuncio di Ast su un incremento di 59 lavoratori diretti e sul mantenimento dei livelli occupazionali con la parte certa degli investimenti, nulla è stato specificato sull’impatto dei nuovi impianti e sull’organizzazione del lavoro e sui lavoratori dell’indotto. Registriamo la volontà di tutte le Istituzioni di trovare una soluzione per Acciai Speciali Terni ritenuta strategica per il territorio, per l’Umbria e per l’intero Paese, ritenendo necessario finalmente un confronto positivo che coinvolga le organizzazioni sindacali. Da qui alla fine di maggio abbiamo chiesto di discutere in azienda il dettaglio del piano industriale, cosa che chiediamo ormai da questi tre anni e non si è mai concretizzata. La nostra richiesta è di fare una discussione su un piano industriale realizzabile e con investimenti certi, senza alcun vincolo legato al suddetto accordo di programma».

A commentare l’incontro per l’Ugl sono Daniele Francescangeli e Antonello Martoni, vicesegretario nazionale Ugl metalmeccanici con delega alla siderurgia e coordinatore Arvedi-Ast: «Ab­bia­mo rap­pre­sen­ta­to come det­to più vol­te, la ne­ces­si­tà di ri­ce­ve­re un mi­liar­do di euro di in­ve­sti­men­to per la tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca, l’in­stal­la­zio­ne di nuo­vi im­pian­ti la­vo­ra­ti­vi con un ac­cor­do di pro­gram­ma vol­to al ri­lan­cio del sito e al  man­te­ni­men­to dei vo­lu­mi pro­dut­ti­vi». Daniele Francescangeli ha in­vi­ta­to il go­ver­no e le isti­tu­zio­ni «alla re­spon­sa­bi­li­tà per una ra­pi­da so­lu­zio­ne del­le pro­ble­ma­ti­che, per la sal­va­guar­dia dei la­vo­ra­to­ri e del­l’in­te­ro ter­ri­to­rio regionale. En­tro la fine del mese di maggio si ter­rà un in­con­tro per la firma del­l’ac­cor­do di pro­gram­ma. In fine chiediamo che il piano venga discusso con le Rsu e i territoriali per risolvere i problemi dell’ organico tecnologico che nel tempo ha subito dei cambiamenti e adeguarlo al nuovo piano così che possa avere ripercussioni positive anche per i lavori dell’ indotto».

«Nonostante l’ennesima riunione tenutasi – commentano il segretario nazionale Fismic Confsal Giovacchino Olimpieri e il coordinatore Fismic Confsal Marco Bruni – presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sul futuro di Acciai Speciali Terni, dobbiamo purtroppo constatare che, anche questa volta, nessuna decisione concreta è stata assunta. Tutto viene rinviato a fine maggio, quando – forse – si arriverà finalmente alla sottoscrizione di un accordo di programma tra azienda, Governo e istituzioni locali. Registriamo con forte preoccupazione che, rispetto agli annunci iniziali, il progetto industriale ha subito un ridimensionamento sostanziale: sono stati messi in pausa gli investimenti sul magnetico e sulla nuova linea a freddo, con un conseguente calo produttivo – circa un milione di tonnellate di acciaio fuso e 800.000 tonnellate a freddo e una netta contrazione delle risorse destinate al sito di Terni. Il piano aggiornato al 18 marzo 2025, presentato dalla stessa azienda, prevede un investimento complessivo di circa 560 milioni di euro, di cui 300 milioni a carico dell’ impresa e solo 70 milioni di contributo pubblico (60 milioni tramite contratto di sviluppo e 10 milioni da risorse dirette). Troppo poco per un impianto strategico come Ast. Restano aperti nodi fondamentali: la questione energetica, le garanzie sull’occupazione, l’impatto sull’indotto. Ad oggi, nulla è stato chiarito sull’effettivo impatto dei nuovi impianti sull’organizzazione del lavoro. I 59 posti annunciati da Ast rischiano di essere una misura di facciata, se non accompagnati da un vero piano occupazionale. Come Fismic Confsal chiediamo che le istituzioni si assumano fino in fondo le proprie responsabilità. Non bastano gli annunci».

 

 

Giovacchino Olimpieri, Segretario Nazionale Fismic Confsal
Marco Bruni, Coordinatore Fismic Confsal

 

 



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