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Il disallineamento della politica fra azione e funzione sociale della comunità


La società del presente si definisce attraverso un crescente disallineamento tra l’azione politica e la funzione sociale delle comunità territoriali, con particolare attenzione alle dinamiche di innovazione e sviluppo. Le sfide attuali e le carenze del sistema politico, evidenziano lo scollamento, quale elemento impeditivo per una crescita consapevole e partecipata, ostacolando la piena espressione del potenziale endogeno dei territori.

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L’esplorazione di prospettive di riconnessione e sviluppo, sottolinea il ruolo cruciale della tecnologia, della partecipazione comunitaria, espressione di un rinnovato principio di sussidiarietà utile al superamento delle attuali criticità. Strutture fondamentali che in passato non sono state motore propulsivo per la definizione dell’ambiente sociale desiderabile, nel presente possono innescare dinamiche attive nella ridefinizione di un futuro resiliente e prospero per le comunità locali.

Analisi del disallineamento

Il principio di autenticità della sfera politica, rappresenta l’elemento in cui si dovrebbe identificare una categoria di individui, di mettere in atto non solo il programma che propone, ma superare la realtà oggettiva dell’ambiente attraverso una efficiente combinazione binaria tra formazione e crescita. La gestione dei processi di governo prevede per l’appunto il principio di coesione fra le qualità della classe politica e la capacità di elevare la comunità attraverso un’azione adeguata a creare sviluppo del territorio.

Nel concreto la mancanza di tale azione qualitativa, si determina nell’incapacità della messa in atto di una crescita consapevole, attraverso la partecipazione dell’ambiente sociale, il quale finisce per definire il fallimento di una strategia ferma e inadatta ai processi evolutivi della realtà locale. In tale ottica il sistema politico, insieme alla sua classe, non è in grado di creare il motore propulsivo dello sviluppo e interpretare la dimensione della scala del territorio, classificata da risorse e bisogni degli abitanti di un luogo.

Il disallineamento della politica è dovuto alla sua inadeguatezza?

L’inadeguatezza della casta politica è il frutto di innumerevoli stadi e cicli, i quali si sono susseguiti con il passare delle legislature, dalla Prima Repubblica fino al crollo della DC e all’avvento dei populismi di profilo mediatico della Lega, M5s e Fratelli d’Italia in ultimo, in cui l’ideologia è diventata un’idea o spot di attrazione, allontanando il pensiero individuale dalla riflessione e partecipazione dei processi decisionali della comunità.

Una buona classe politica non è la rappresentazione delle semplici attitudini morali, tanto meno della capacità di realizzazione del programma di partito, concreta intenzione formale dell’agenda programmatica. Saper esprimere il valore didattico, ecco la qualità per eccellenza del vero politico, difficile da acquisire, ma rappresenta la coscienza e conoscenza matura dell’individuo capace di superare il fronte ideologico, il sostegno del consenso di maggioranza, convogliando le proprie capacità nella direzione dell’educazione del popolo. Ebbene la progressione delle idee porta alla creazione della visione del futuro, ecco che una buona classe politica diventa portatrice di un’idea funzionale all’evoluzione che si allinea alla realtà del presente favorendo oltre al dialogo, anche la partecipazione e l’innovazione in funzione della competenza della comunità.

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Il disallineamento della politica sul territorio

Lo scenario in tale ottica ha spogliato il territorio della sua capacità di intravedere il potenziale fisico ambientale e la possibilità della competenza della comunità, l’intersezione tra capitale umano, sociale ed organizzativo di un ambiente territoriale, che può essere impiegato per definire, organizzare e risolvere i problemi collettivi, mantenere e incrementare il benessere della comunità. La capacità comunitaria funziona mediante processi sociali informali, reti che definiscono l’ambiente fisico e sistemico di cui la comunità fa parte.

La globalizzazione ha delineato il rapporto dicotomico fra centro e periferia politico-burocratico, affermando l’inadeguatezza nel riuscire a percepire il flusso del cambiamento sociale, attraverso lo slancio innovativo interno, ovvero dei processi dal basso, reti di apprendimento e condivisione, frutto di pratiche virtuose da parte della società civile. I cambiamenti sono fenomeni di transizione, misura utile ad adeguare la struttura decisionale allo shock ambientale, creando una pressione e realizzando la forma del perfetto equilibrio della comunità.

La difficoltà di innovare

La realtà vede il sistema di conservazione politico, come una struttura che opprime la capacità delle strutture amministrative, economiche, naturali e sociali di poter affermare la possibilità di creare un circolo virtuoso di sviluppo sostenibile, in un’ottica multilivello, in cui si possa realizzare una rete condivisa di salutari rapporti materiali e immateriali fra individui, associazioni, comuni, aziende ecc., in affermazione alla collaborazione e condivisione dei principi di ricerca della tradizione e affermazione dell’innovazione tecnica e tecnologica.

Il principio di sussidiarietà che dovrebbe essere il volano per la spinta alla realizzazione di piani di affermazione della resilienza, alla fine diviene il frutto della forma vuota del consenso e mantenimento degli equilibri all’interno delle organizzazioni di partito.

Prospettive di riconnessione e sviluppo per il territorio

La reale spinta per qualificare la sostanza del circuito territoriale risiede nel valore delle risorse e nella possibilità di partecipazione consapevole al governo del sistema territoriale. Gli attori in gioco imprimono la spinta per allargare e valorizzare il principio della rete umana di collaborazione, mentre la tecnologia mette in moto e crea strutture dinamiche, in grado di acquisire, elaborare, integrare e eseguire la prassi strategica di quella che è la necessità di poter crescere, valorizzando la diversificazione e unicità della struttura spaziale.

L’impulso e la propensione alla competitività richiede un incremento necessario per avviare la connessione dei cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, la trasformazione profonda della dimensione burocratica amministrativa, concreto focus della strategia in cui il compromesso e il favore diviene semplice operazione, compressione snella della effettiva semplificazione dell’apparato esecutivo del governo territoriale.

In presenza di un’accresciuta consapevolezza delle risorse strutturali e della competenza del capitale umano che possono influenzare la struttura innovativa dei processi economici e sociali, la prassi rallentata dell’articolazione politica non attecchisce, dove la formazione si allinea con la capacità delle procedure. Lo strumento amministrativo valorizza la dimensione della risorsa umana che si evolve, adeguando le competenze in base alla struttura e condizione di esecuzione efficiente.

Innovazione infrastrutturale e digitalizzazione dei dati

L’innovazione infrastrutturale e la digitalizzazione dei dati rappresenta la risorsa che permette all’ambiente di conoscere e capire il potenziale e i meccanismi di realizzazione alla ricerca e sviluppo di un circuito di transizione decisionale, tecnologico e inclusivo. La realtà che si ripiega nel principio endogeno, la complessa realizzazione della forma migliore per adeguare e realizzare le strategie e obiettivi sociali.

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L’impianto tecnico/tecnologico è il mezzo per il fine della rete artificiale di piattaforme e impianti di copertura territoriale capace di imbrigliare i dati necessari ad elaborare una funzione di supporto e intervento in tempo reale delle strategie di sistema (5G, Cloud, IoT, ITS, ICT ecc.). Il saper definire l’importanza della relazione tra governance e ambiente circostante è il compito della politica rappresentata dalle strutture amministrative, le quali non si soffermano nelle dinamiche attive (economia, ambiente, strategia, benessere, mobilità e cittadinanza), elementi in cui si identifica una smart city.

La questione partecipativa del disallineamento

La politica in tale ottica dimentica il valore della fiducia e gli ambienti in cui deve affermare il principio progressivo della partecipazione, strategia virtuosa di quello che comunemente viene definito network attivo, sostanza fisica del territorio e meccanismo tecnico di conoscenza degli ambienti scalari interconnessi, base per programmare politiche utili di impiego, elaborazione, gestione e ricerca delle prospettive della comunità territoriale.

Il profilo operativo si caratterizza nelle affermazioni di processi a cui dare forma, tra cui la comunicazione, strutture di investimenti, l’utilizzo di piattaforme dati, implementazione di reti competitive di mercato aperto ecc. La specificità e la specializzazione sono la marcia in più, l’interpretazione presente della politica rappresentata da una dialettica passata. La propensione alla conservazione individuale dei privilegi di una classe dirigente anacronistica che si trova a fare i conti con la forza propulsiva tecnica e tecnologica e con la funzione creativa delle nicchie locali.

Il disallineamento politico nel rapporto con la comunità

Il territorio nel presente attuale ha trovato la funzione di equilibrio che si riafferma nella fluidità e prossimità dei rapporti burocratici, economici e sociali che devolvono la misura attiva delle relazioni evolutive dell’ambiente territoriale. La comunità si descrive non solo in relazione alla percezione visiva, ma realizza più di quanto la stessa società sia in grado di affermare.

Il disallineamento politico è frutto del rapporto unilaterale con gli ambienti circostanti, un sistema incapace di leggere, percepire e destinare le proprie forze a misure adeguate, non in possesso di mezzi, o non volendoli acquisire per avviare un sostanziale processo di previsione perché non in linea con la sostanza dei propri fini.

L’attuale scenario ha definito la misura comune, la visione adeguata alla funzione evolutiva della logica comunitaria, l’intersezione fra specificità artificiale ed esplorazione creativa e competitiva delle migliori pratiche. L’evoluzione della conoscenza umana e l’affermazione delle infrastrutture tecnologiche, rappresentano il punto di rottura, il paradigma attuale, in cui la complessità si ritrova nella realizzazione di progetti territoriali di sviluppo.

Il disallineamento non riguarda la politica come fine

Il disallineamento non riguarda la politica come fine, ma diviene il mezzo di isolamento e sfiducia della comunità di affermare il processo mancante di partecipazione, ancorata alle pregresse visioni passate del prestigio, potere e possibilità.

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La soluzione principale potrebbe riguardare il cambiamento di un principio di sussidiarietà mancante, la ricerca di una volontà autonoma e automatica di saper definire attraverso la conoscenza e consapevolezza del capitale sociale (naturale/tradizionale) e strutturale (tecnico/tecnologico), affermazione del principio circolare degli ambienti dell’amministrazione pubblica, imprese e cittadini. Con questo non si vuole dire che la prassi politica è inadatta, ma dovrebbe adeguarsi ai tempi. Il saper leggere e conoscere il territorio è compito di chi detiene le funzioni di governo, ma lo sviluppo e la competitività sono prerogative dell’intera collettività, che ricerca in sé stessa la radice della dimensione moderna della crescita funzionale, etica e morale.

Domenico Stragapede

Riferimenti

  • ACQUATI ENRICO, CAMARCA CARMEN, Digital Italy 2020. Execution: l’innovazione digitale del paese dai piani ai fatti, Santarcangelo di Romagna (RN), Maggioli Editore, 2020
  • MEZZADRA SANDRO, Un mondo da guadagnare. Per una teoria politica del presente, Sesto San Giovanni (MI),Meltemi Editore, 2020
  • PROSPERO MICHELE, L’antipolitica come professione. Un’interpretazione della Seconda Repubblica, Milano, FrancoAngeli, 2021
  • RIZZI FRANCESCO, Smart city, smart community, smart specialization per il management della sostenibilità, Milano, FrancoAngeli, 2013
  • STURZO LUIGI, I mali della politica italiana, Roma, Armando Editore, 2021



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