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I giornali che ricevono i contributi pubblici (seconda rata del 2023)


Il dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha pubblicato l’elenco dei giornali a cui è stato attribuito – come richiesto dalle singole testate – per l’anno 2023 il diritto al “contributo pubblico diretto”, cioè il finanziamento pubblico che la legge prevede per i giornali che si dichiarino pubblicati da cooperative di giornalisti o da società senza fini di lucro, o che siano espressione di minoranze linguistiche (non sono gli unici criteri, sotto spieghiamo gli altri).

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In base alla legge, il contributo viene inviato in due tranche (ma in alcuni casi anche in un’unica soluzione a fine anno): quella che è stata pubblicata e che viene pagata ora è la seconda rata del 2023, la prima rata era già stata pagata mesi fa. I giornali che ricevono i contributi più sostanziosi sono di fatto gli stessi degli anni scorsi.

Queste sono le prime quindici testate per contributo totale assegnato:

Dolomiten 6.176.996,03 euro
Famiglia Cristiana 6.000.000 euro
Avvenire 5.577.763,43 euro
Libero 5.407.119,97 euro
ItaliaOggi 4.062.533,95 euro
Il Quotidiano del Sud 3.696.160,87 euro
Gazzetta del Sud 3.486.332,68 euro
Il manifesto 3.139.243,89 euro
La Gazzetta del Mezzogiorno 3.043.430,33 euro
Corriere Romagna 2.218.356,97 euro
Cronacaqui.it 2.207.300,07 euro
Il Foglio 2.095.305,57 euro
Primorski dnevnik 1.666.668,08 euro
Editoriale oggi (Ciociaria Oggi) 1.629.932,66 euro
Il Cittadino 1.424.098,80 euro

Dolomiten è un quotidiano in lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano, mentre Primorski dnevnik è un quotidiano della minoranza slovena pubblicato a Trieste. I contributi sono attribuiti in base a una serie di calcoli che tengono conto dei costi sostenuti dal giornale e della sua diffusione: calcoli che favoriscono i gruppi di medie dimensioni, che hanno costi e diffusioni rilevanti.

Quest’anno le cifre sono rimaste più o meno le stesse dell’anno scorso, con due eccezioni significative: Libero – la cui diffusione totale mensile è aumentata in media di 600 copie – ha ottenuto due milioni di euro in più del 2022, mentre la Gazzetta del Mezzogiorno più di un milione. Il dato della Gazzetta del Mezzogiorno è di facile spiegazione: nel 2022 il quotidiano aveva incassato solo una delle due rate previste, perché aveva ricominciato a essere pubblicato solo a fine anno, dopo un’interruzione di circa un anno e mezzo.

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I due giornali esclusivamente digitali che hanno ottenuto i maggiori contributi pubblici diretti (all’incirca un milione di euro entrambi) sono La Discussione, il giornale fondato nel 1952 dall’allora segretario della Democrazia Cristiana Alcide De Gasperi, e il Secolo d’Italia, storico quotidiano della destra italiana.

– Leggi anche: Come si stampa un giornale

Della legge sui contributi non beneficiano i maggiori quotidiani nazionali, come Repubblica, Corriere della Sera e Sole 24 Ore, i cui editori hanno però ricevuto (come altri) i contributi pubblici “straordinari” per l’editoria previsti per il 2023. Invece approfittano anche dei contributi diretti “ordinari” alcuni quotidiani che compaiono tra quelli con maggiore diffusione, fra cui Avvenire e Libero.

Tutti i giornali che si pubblicano in versione cartacea usufruiscono invece di sostegni definiti “indiretti” alla stampa, per esempio sotto forma di sconti sull’acquisto della carta o di sgravi fiscali per chi acquista la pubblicità sui quotidiani cartacei. Sono voci non particolarmente rilevanti per i bilanci dei giornali, ma non indifferenti per lo Stato, che, per esempio, nel 2021 spese oltre 290 milioni di euro per i contributi “indiretti”.

La situazione è invece molto diversa per i giornali che ricevono le grosse quote di contributi diretti citate sopra, da cui sono fortemente dipendenti. Rispetto all’anno precedente, i contributi pubblici “diretti” sono aumentati: nel 2022 erano stati erogati poco meno di 90 milioni di euro, mentre nel 2023 la cifra è salita a poco più di 95,6 milioni, cioè quasi sei milioni in più. Questo aumento è dovuto anche al fatto che sono aumentate le testate beneficiarie, dalle 135 del 2022 alle 142 del 2023.

Il finanziamento diretto all’editoria dovrebbe avere uno scopo preciso e limitato: sostenere il pluralismo dell’informazione aiutando in particolare le piccole testate locali, quelle delle minoranze linguistiche e quelle indipendenti, come in teoria dovrebbero essere quelle edite da cooperative di giornalisti. La forma di cooperativa è però usata strumentalmente da diverse delle testate che ricevono cospicui contributi (Libero, ItaliaOggi, Il Foglio, per esempio) malgrado nei fatti quei giornali abbiano editori privati al pari dei quotidiani che non accedono ai contributi. Nella maggior parte dei casi questa libera interpretazione delle regole è ottenuta attribuendo a una cooperativa la proprietà della “testata” del giornale, mentre a possederlo di fatto è una società commerciale.

Un tempo i finanziamenti sostenevano anche i giornali di partito, ma quest’aspetto della legge è stato soppresso. In tutto ci sono sette tipi di periodici e quotidiani che hanno diritto ai finanziamenti:

1. Cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici;

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2. Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in maggioranza da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro;

3. Enti senza fini di lucro oppure imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti;

4. Imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche;

5. Imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per persone cieche e ipovedenti;

6. Associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal Codice del consumo;

7. Imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero.

– Leggi anche: La gara è truccata

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