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Risolvere i problemi della Sardegna? Difficile con un legislatore che si riunisce 15 ore al mese.


Con 40 sedute in nove mesi e una media di circa 15 ore di lavoro mensili in Aula, il Consiglio regionale della Sardegna (il sempre meno entusiasmante Legislatore sardo) si conferma un’istituzione dai ritmi lenti o, meglio, flemmatici rispetto all’urgenza dei dossier aperti sull’isola: sanità, imprese, lavoro e giovani.

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I numeri (i pochi) pubblicati sul portale ufficiale, parlano chiaro: tra aprile e dicembre 2024, i consiglieri regionali hanno totalizzato 138 ore e 54 minuti di attività d’Aula. Un tempo risicato, che rende evidente quanto sia difficile — se non impossibile — risolvere questioni cruciali incontrandosi così di rado.

Un pessimo costume confermato anche con la legislatura guidata da Alessandra Todde (meno male che serviva un cambio di passo) è partita formalmente il 9 aprile. Da quel momento in poi, l’Aula si è riunita appena due volte nello stesso mese, per un totale di appena 3 ore e 23 minuti. Tra le vittime di tali ritardi, giusto per citare l’ultimo caso, le tante aziende edili e i comuni cittadini della Sardegna che, da tempo, aspettano di capire se e come sarà adottato il “Salva casa”. Problemi di poco conto per chi utilizza il Consiglio per accelerare l’approvazione di emendamenti puntuali per erogare risorse pubbliche con affidamenti diretti senza bando. Per più di un “inquilino/a” di via Roma, insomma, il Consiglio è un atm, ne più ne meno.

Se a maggio (quando c’era l’entusiamo delle prime battute al Governo della Regione) ci si riuniva tre sedute per 11 ore, a settembre si è iniziato a vedere il vero tenore dell’attività legislativa in via Roma: una sola seduta per 2 ore e 19 minuti. Dopo un ottobre leggermente più dinamico (5 riunioni per 16 ore e mezza), a novembre si è toccato il massimo dell’impegno: 12 convocazioni per 43 ore e 29 minuti. Dicembre ha poi segnato un ritorno alla media: 14 ore e 40 in cinque incontri.

Il lavoro delle commissioni consiliari, sei in totale, è stato appena più vivace: da maggio a febbraio 2025 si contano 178 riunioni per 262 ore complessive, pari a meno di due ore per ogni convocazione. Numeri che, anche in questo caso, appaiono insufficienti di fronte alla complessità delle sfide aperte. Una realtà anche pià aspra se si considerano le tante distrazioni degli onorevoli (cellulare docet!) durante le audizioni delle varie espressioni del territorio sardo.

Nonostante il tempo risicato, tra aprile e dicembre sono state approvate 22 “pessime” leggi, sei delle quali concentrate nel solo mese di dicembre. Tra queste: una norma sulla prevenzione dell’infezione da virus respiratorio sinciziale, modifiche alla legge sulle compagnie barracellari e alcune misure legate alle energie rinnovabili. Tuttavia, diverse leggi sono già finite davanti alla Corte costituzionale. Segno inequivocabile di scarsa capacità legislativa, in perfetta linea di continuità con il passato. Se, secondo il centrosinistra della XVI Legislatura, Solinas e soci erano degli incapaci, perchè la maggioranza di Todde e partners dovrebbe essere da meno con i medesimi risultati?

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Eppure, in un contesto segnato da emergenze economiche, precarietà lavorativa, crisi energetica e necessità di riforme strutturali, il basso minutaggio del Consiglio regionale della Sardegna solleva una questione politica centrale: può un’assemblea che lavora così poco permettersi di rappresentare efficacemente le istanze di un’intera isola?



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