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la concentrazione nel nord penalizza le eccellenze del sud


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L’Italia mantiene un ruolo centrale nel settore agroalimentare grazie a eventi come il MacFrut di Rimini e il TuttoFood di Milano, manifestazioni che richiamano domanda e offerta da tutto il mondo. Questi appuntamenti mostrano la forza della produzione italiana, ma evidenziano anche un problema che si fa sempre più pressante: la concentrazione delle fiere di rilievo nella parte settentrionale del paese. Il sud, pur ricco di prodotti tipici e tradizioni agricole consolidate, rischia di essere escluso dal circuito fieristico nazionale più importante, senza ricevere attenzioni adeguate nel promuovere il proprio potenziale.

La centralità del nord nelle fiere agroalimentari italiane

Le principali manifestazioni fieristiche nel campo dell’agroalimentare si svolgono quasi esclusivamente al nord. MacFrut a Rimini e TuttoFood a Milano rappresentano due momenti chiave in calendario per aziende e operatori, con migliaia di espositori e visitatori. Questi eventi hanno acquisito una dimensione internazionale capace di attrarre buyer esteri e rafforzare le relazioni commerciali. Tuttavia quello che emerge e che questa sovrapposizione geografica rischia di creare un nodo di disparità territoriale.

Vantaggi logistici del nord

Dal punto di vista logistico, la presenza fissa e consolidata di queste fiere al nord sfrutta infrastrutture più sviluppate, collegamenti veloci e un sistema di servizi già rodato da anni. Rimane però il problema che la concentrazione di capitali, visibilità e risorse tende a escludere territori meno sviluppati o più isolati, in particolare quelli del Mezzogiorno. Una situazione che limita la possibilità da parte delle imprese meridionali di mostrarsi al grande pubblico, perdere occasioni di network e accesso a mercati esteri.

Il valore economico e culturale del sud nel settore agroalimentare

Il sud italia custodisce numerose produzioni di qualità che costituiscono un patrimonio agricolo e culturale riconosciuto a livello nazionale e internazionale. I prodotti tipici, le coltivazioni tradizionali e le tecniche agricole tramandate da generazioni rendono questa area una risorsa preziosa per l’agroalimentare italiano. Tuttavia, senza fiere di rilievo, queste opportunità rischiano di restare chiuse in circuiti ristretti.

Le imprese agricole locali, spesso di dimensioni contenute, faticano ad avvicinarsi alle dinamiche commerciali globali senza eventi capaci di fungere da vetrina esterna. La mancanza di fiere significative sul territorio le priva di un’occasione fondamentale per incontrare investitori, distributori e consumatori internazionali.

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Il legame tra comunità e tradizione

Il richiamo poi alla valorizzazione comunitaria del settore sottolinea l’importanza di rafforzare i legami tra produzione, popolazione e economia locale. Le fiere infatti non sono solo eventi commerciali ma occasioni per tenere vivo il rapporto tra tradizione, innovazione e sviluppo territoriale, fondamentale per sostenere le comunità rurali e garantire continuità alle produzioni.

Investimenti infrastrutturali e rilancio fieristico al sud

Per accrescere la presenza fieristica meridionale serve un piano che guardi anche alle infrastrutture. Le zolle agricole, i porti, le reti ferroviarie e la connessione digitale devono migliorare per rendere il Mezzogiorno un punto di riferimento competitivo. Senza questi elementi chiave, le manifestazioni faticano a decollare e a competere con realtà più attrezzate.

Le richieste arrivano in modo chiaro dalle organizzazioni di categoria come Confeuro che chiedono al governo interventi mirati. Tra le priorità evidenziate ci sono i progetti per infrastrutture idriche, fondamentali per un’agricoltura resistente alla crisi climatica, e potenziamenti delle vie di comunicazione e logistici. Migliorare l’accessibilità non serve solo per gli affari ma anche per attirare buyer e visitatori, indispensabili per creare rete e mercato.

Sviluppo territoriale integrato

Il rilancio passa anche da un’idea di sviluppo territoriale che non lasci indietro nessuno, costruendo collegamenti tra centro e periferie, tra industria e agricoltura, tra locale e globale. Solo con un equilibrio simile il settore potrà affrontare le sfide del futuro, offrendo le stesse opportunità ai produttori di tutto il paese.

La richiesta di una strategia equa per l’agricoltura italiana

Il messaggio diretto al governo è di superare la frattura tra nord e sud nel settore agroalimentare. L’agricoltura italiana ha bisogno di condizioni più uniformi per portare il suo valore reale oltre i confini nazionali. L’ideale sarebbe promuovere investimenti pubblici che guardino alle ferite storiche dei territori meridionali e stimolino nuovi soggetti a investire nel campo primario.

Andrea Tiso, presidente di Confeuro, ribadisce che “senza una visione di lungo periodo rischiamo di mantenere un’Italia divisa in due velocità”. L’agricoltura rappresenta un riferimento economico e sociale che deve offrire le stesse possibilità a tutti gli operatori, prescindendo dalla collocazione geografica.

Questa presa di posizione mette in luce la necessità di una politica che punti sulla risorsa territorio, sostenendo chi produce e creando occasioni dove tutti possano esprimersi. In un mercato globale l’eguaglianza di partenza fa la differenza tra prodotti che emergono e altri che restano sconosciuti, nonostante meritino attenzione.

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