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Calabria al fianco di chi sceglie la legalità


La Legge 51/2023 sta iniziando a produrre effetti tangibili, con l’applicazione concreta del criterio di premialità in tutti i bandi regionali ad esse rivolti. Le aziende che hanno avuto il coraggio di denunciare o resistere alla ‘ndrangheta hanno ottenuto un punteggio maggiorato di 10 punti, il che si traduce in una reale opportunità di accesso ai finanziamenti. Questa legge trae ispirazione dalla battaglia di un imprenditore coraggioso della nostra terra, Nino De Masi, oggi testimone di giustizia, esempio di resilienza alle continue intimidazioni da parte della ‘ndrangheta.

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La Legge 51/2023 nasce proprio dalla sua proposta che il Consiglio regionale, all’unanimità, ha fatto propria trasfor-mandola in uno strumento concreto per aiutare gli imprenditori che hanno scelto di stare dalla parte giusta, non piegandosi alla logica mafiosa. Questa legge non solo pone la Calabria come modello a livello nazionale, ma conferma il valore della denuncia come bene collettivo da sostenere e incentivare.


PER APPROFONDIRE: Economia e mafie, parola di magistrato: «Fare impresa si può»


Il fatto che il Governo nazionale non abbia impugnato la nostra Legge 51/2023 è un segnale importante e ci fa ben sperare. Oggi, purtroppo, l’infiltrazione mafiosa non è più un problema relegato solo ad alcune regioni del Sud come la Calabria o la Sicilia. Si è estesa in tutto il territorio nazionale, specialmente in quelle aree più ricche dove la criminalità trova terreno fertile per infiltrarsi nel tessuto economico e imprenditoriale. Estendere un modello come il nostro a livello nazionale rappresenterebbe un passo fondamentale per dare una risposta unitaria e forte contro tutte le mafie e per far conoscere al resto del Paese il volto vero della Calabria che si oppone alle logiche del malaffare.

Tra le altre iniziative, abbiamo modificato l’articolo 15 della legge regionale 9/2018, estendendo la premialità nei concorsi regionali anche alle vittime della criminalità e della violenza di genere, favorendo così il reinserimento lavorativo di chi ha subito gravi danni personali ed economici a causa di atti criminali o violenti. C’è, poi, la questione relativa al riconoscimento contributi figurativi. 

Auspichiamo che il Parlamento possa far fare un ulteriore salto di qualità alla legislazione antimafia, e consentire di dare certezze previdenziali a coloro che hanno avuto il coraggio di resistere e denunciare episodi estorsivi o tentativi di condizionamento dell’attività imprenditoriale. Infine, è in fase avanzata un provvedimento per sostenere economicamente associazioni antiracket e fondazioni antiusura, valorizzando il loro ruolo di ascolto e accompagnamento delle vittime. È giusto sostenere chi, con sacrificio, contribuisce a diffondere la cultura della legalità e del rispetto delle regole sul nostro territorio. La denuncia è un fatto collettivo di una comunità chiamata a sostenere chi dice no alla ‘ndrangheta.

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Guardando alle imprese, negli ultimi anni è cambiata la cultura, c’è maggiore fiducia nei confronti delle istituzioni da parte del tessuto imprenditoriale, adesso pronto a ribellarsi al giogo della criminalità organizzata. Così come la volontà di contrastare ogni forma di sommerso come testimoniano anche gli importati protocolli d’intesa delle associazioni datoriali e di categoria come Confcommercio o Coldiretti. Tuttavia, c’è ancora tanto da fare, ma siamo sulla buona strada. 

* Presidente della Commissione regionale antindrangheta





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