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L’Asia è ancora il continente più malnutrito del pianeta


Non ci sono solo le torri di Shanghai e di Tokyo, le industrie hi-tech e i muscoli da mostrare nelle arene internazionali. L’Asia resta un continente inquinato, sovrappopolato, dove sfamare centinaia di milioni di poveri resta una priorità anche per governi – come quello cinese o indiano – che oggi sui giornali finiscono sempre più spesso per questioni legate alla politica di potenza. La realtà è diversa: la fame è ancora ben presente. E poi ci sono i disastri del clima, l’intolleranza religiosa, l’analfabetismo.

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La sicurezza alimentare è al centro del 58mo meeting annuale della Banca asiatica di sviluppo, organizzazione regionale multilaterale nata nel 1966. Oggi i membri sono 69, di cui 49 dalla regione: tra i fondatori ci sono l’Italia, gli Usa e diversi paesi europei. Il raduno ha preso le mosse domenica 4 maggio al centro congressi MiCo, in una Milano sorpresa dallo spiegamento di forze dell’ordine messo in piedi dal dispositivo di sicurezza.

A destra, Masato Kanda, presidente dell’Asian development bank (Antonio Piemontese)

antonio piemontese

C’è “necessità di trasformare i sistemi di approvvigionamento alimentare in Asia, che in questo momento sono sottoposti a grande pressione”, ha detto il presidente, il giapponese Masato Kanda, nella conferenza stampa introduttiva. Più di metà delle persone malnutrite del mondo vivono nelle zone sottosviluppate dell’Asia, recitano le statistiche diffuse dall’organizzazione. Nel continente, ha aggiunto ancora il presidente, per molte famiglie la scelta è tra comprare cibo oppure tutto quanto necessario a una vita piena: in una parola, gran parte delle persone si barcamena sulla soglia della sussistenza.

La ricetta suggerita da Masato Kanda è quella tipica delle istituzioni finanziarie: riforme per aumentare la competitività. Ma anche investimenti di lungo termine, in cui la Adb avrà un ruolo. E’ di domenica l’annuncio di un’espansione al supporto finanziario per la sicurezza alimentare da 26 miliardi di dollari, che porterà il totale dei fondi previsti nel periodo 2022-2030 a 40 miliardi. I soldi serviranno per programmi che coprono l’intero processo di produzione del cibo (agricoltura, lavorazione, distribuzione e consumo), col triplo intento di ridurre la fame, creare opportunità di lavoro e tutelare la biodiversità. “Siccità, alluvioni e caldo estremo senza precedenti assieme al degrado delle risorse naturali stanno minando la produzione agricola, minacciando allo stesso tempo la sicurezza alimentare e la fauna rurale”, ha detto Kanda.

Come saranno spesi i fondi dell’Asian development bank

I 26 miliardi di fondi aggiuntivi consisteranno, spiega la Asian development bank, in una tranche da 18,5 miliardi in supporto diretto ai governi cui andranno ad aggiunersi 7,5 miliardi di investimenti nel settore privato, quest’ultimo ritenuto critico. Il programma investirà nella modernizzazione delle catene del valore dell’agricoltura, nel miglioramento della qualità dei suoli e nella tutela della biodiversità. Anche con l’aiuto della tecnologia digitale, come  viene mostrato a Wired in uno dei padiglioni: una piattaforma in grado di effettuare analisi sull’impatto delle crisi alimentari e climatiche, basata sui dati della Adb.



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