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Scontro sul Pnrr tra la Commissione europea e la Corte dei conti Ue: “Attuazione in ritardo, risultati limitati e controlli deboli”


L’esecutivo comunitario ammette “alcuni disaccordi” con i revisori di Lussemburgo. La replica di Fitto: “Uno strumento potente che ha accelerato l’attuazione di riforme vitali”

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Botta e risposta tra la Corte dei conti Ue e la Commissione europea sul Recovery fund, mentre quasi in contemporanea la Camera dei deputati ha approvato la mozione di maggioranza sul Pnrr italiano. Per la magistratura contabile europea “l’attuazione procede con ritardi”, i risultati sono “limitati” e ci sono “debolezze” nei controlli per lo più in capo ai singoli Stati. La Commissione ha replicato ammettendo “alcuni disaccordi” che derivano “principalmente da diverse interpretazioni di concetti giuridici”.

La relazione della Corte dei conti Ue

Per l’auditor Ue, Ivana Maletić, in futuro andrà evitato che “strumenti simili siano gestiti senza disporre di informazioni sui costi effettivi e sui beneficiari finali” o “cosa si ottiene realmente. Dovranno essere meglio collegati e disciplinati da regole chiare” o il “sistema non andrebbe utilizzato”. Ci sono una serie di punti critici che sono emersi dalla revisione della Corte dei conti Ue. Gli auditor europei scrivono che il Pnrr “non è uno strumento basato sulle performance”, che “presenta scarsa attenzione ai risultati” e “nessuna informazione sui costi effettivi”. Offre poi un “quadro incompleto di chi siano i destinatari finali”, “condizioni di pagamento non chiaramente definite”, presenta un “rischio di sovrapposizione con altri fondi Ue”, “insufficienti garanzie che i sistemi di controllo tutelino adeguatamente gli interessi finanziari dell’Ue”. Un altro punto dolente è la gestione nazionale. “Alla fine del 2024 erano state presentate 128 delle 151 richieste di pagamento previste (85%), con differenze significative da uno Stato membro all’altro”. “Alla fine del 2024 erano state apportate 1.092 modifiche alle misure incluse nei Pnrr in ragione di circostanze oggettive”, tra cui inflazione e difficoltà tecniche. “Tali modifiche consistono principalmente nel ridurre gli obiettivi, rinviare il completamento delle misure o eliminarle”. Quanto ai controlli, il regolamento “consente interpretazioni divergenti e una valutazione discrezionale degli obblighi giuridici” e la Commissione “non ha ancora fornito garanzie sufficienti” in merito alla tutela degli interessi finanziari dell’Ue. “Tutti gli Stati membri hanno raggiunto o superato la soglia del 20% nella fase di approvazione del Pnrr“, ma con valutazioni basate su stime ex ante, “senza che i costi effettivi siano monitorati”.

La replica della Commissione europea

Per la Commissione europea l’idea che il Pnrr non sia basato sulla performance, come sostenuto dalla Corte dei conti Ue, “non sembra basato su alcun riscontro”. I pagamenti, continua l’esecutivo comunitario, “sono collegati a indicatori di performance, ovvero traguardi e obiettivi descritti in ogni Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Il Recovery è “quindi chiaramente uno strumento finanziario basato sulla performance”. “La Corte sembra non distinguere tra questo concetto e il ‘quadro di monitoraggio della performance’, che è un altro concetto e si riferisce al sistema di dati e reporting disponibile per qualsiasi programma dell’Ue”. 

Fitto e Dombrovskis

“Il dispositivo per la Ripresa e la resilienza è uno strumento potente che allinea il sostegno finanziario ai risultati concreti, guidando la crescita economica in tutta Europa attraverso investimenti sostanziali. – ha affermato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Raffaele Fitto -. Incentivando gli Stati membri ad affrontare le loro sfide strutturali, ha accelerato l’attuazione di riforme vitali in aree come occupazione, istruzione e ambiente imprenditoriale”.

 

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“Dobbiamo essere orgogliosi di ciò che l’Europa ha già raggiunto con il Dispositivo per la ripresa e la resilienza – ha aggiunto il commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis -. Nel periodo successivo alla pandemia di Covid-19, ha dimostrato la nostra determinazione collettiva. Da allora, ha alimentato un volume senza precedenti di investimenti e riforme, a beneficio di milioni di cittadini e imprese. Questo è già un grande risultato, soprattutto considerando le principali sfide che l’Europa ha affrontato negli ultimi anni. Guardando avanti, continueremo a lavorare intensamente con gli Stati membri per sfruttare al massimo il Dispositivo per la ripresa e la resilienza prima della sua scadenza”.



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