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Mercato unico, coesione, territori: disponibile il video del dibattito con Enrico Letta


Il rapporto sul mercato unico redatto da Enrico Letta, su incarico delle istituzioni europee, è stato al centro del confronto promosso dalla Fondazione di Sardegna lo scorso 5 maggio, nella sede di Cagliari. L’incontro, moderato da Giuseppe Meloni, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, ha riunito esponenti delle istituzioni, dell’accademia e del mondo economico con l’obiettivo di avviare una riflessione pubblica sulle sfide dell’integrazione europea, sulle politiche di coesione e sul ruolo dei territori.

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“I rapporti Letta e Draghi nascono dalla consapevolezza che l’Unione Europea, per affrontare le trasformazioni in atto, deve compiere una svolta profonda. La pandemia prima, la guerra in Ucraina e le scelte geopolitiche degli Stati Uniti oggi hanno solo accelerato dinamiche già in corso, rendendo evidente la necessità di un’Europa più coesa, capace di agire con una voce sola”, ha affermato Giacomo Spissu, presidente della Fondazione. “Sembra contraddittorio parlare di integrazione europea proprio mentre avanzano spinte centrifughe e tendenze alla frammentazione, ma i dati dimostrano che una maggiore integrazione produce crescita, occupazione e competitività. L’Europa non può restare ai margini di un confronto globale che mette in discussione equilibri economici, tecnologici e politici”.

 

Il rapporto Letta, frutto di un lavoro condotto in tutti i 27 Paesi dell’Unione attraverso il dialogo con attori politici, economici e sociali, propone un nuovo approccio pragmatico all’integrazione. “Abbiamo costruito l’Europa economica sulla base di quattro libertà – persone, beni, servizi, capitali – senza completare l’integrazione nei settori chiave che determinano la competitività: energia, telecomunicazioni, mercati finanziari. Il risultato è una frammentazione che ci indebolisce. Non è l’Europa che non funziona: è la mancanza di Europa, in questi ambiti, a produrre danni concreti”, ha spiegato Letta. “La posta in gioco è la capacità dell’Europa di restare uno spazio politico e sociale rilevante nel mondo globale. Non possiamo permetterci di essere una colonia tecnologica, finanziaria o industriale”.

 

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Da qui la proposta di un “ventottesimo Stato” giuridico, un ordinamento opzionale comune per imprese e start-up che consenta di superare le barriere normative nazionali senza modificare i trattati. Un’idea già accolta tra le priorità della Commissione europea e che si affianca alla necessità di rilanciare le politiche industriali e difendere i fondi di coesione come strumenti fondamentali per rafforzare l’unità economica e sociale del continente.

 

Una visione condivisa anche dalla presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, che ha sottolineato come “il rischio più grande per l’Europa è la sensazione diffusa che non sappia tutelare gli interessi dei suoi cittadini. Se non correggiamo questa percezione, si rischia l’implosione.” Todde ha richiamato l’esigenza di utilizzare in maniera sempre più efficace le risorse disponibili. “La Sardegna dispone di quasi 10 miliardi di euro tra fondi europei e nazionali, che dobbiamo essere capaci di attivare in maniera sempre più efficace per creare occasioni di sviluppo per il territorio”, ha aggiunto.

 

Nel suo intervento, l’economista dell’Università di Cagliari Francesco Pigliaru ha evidenziato come “la crescita richiede anche consenso: senza coesione sociale e territoriale non ci sarà sostegno politico alle riforme.” Le trasformazioni digitali, energetiche e industriali generano agglomerazione, ma rischiano di ampliare i divari senza adeguate politiche redistributive. “Le attuali politiche di coesione, pensate per affidarsi quasi esclusivamente al livello locale, non sono riuscite a colmare le disuguaglianze. Servono soluzioni differenziate, multilivello e realistiche, in tempi rapidi”.

 

Secondo Carla Bassu, costituzionalista dell’Università di Sassari, il rapporto Letta “si distingue per la concretezza e per il fatto che le proposte possono essere attuate senza modificare i trattati europei.” Ma al centro, ha aggiunto, vi è anche un tema di legittimazione democratica: “È necessario un investimento stabile e concreto nell’informazione, nella formazione civica e nella conoscenza delle istituzioni europee”.

 

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Il presidente di Confindustria Sardegna Maurizio De Pascale ha infine richiamato l’attenzione sulla perdita di competitività dei territori insulari. “L’Europa, così com’è, non risponde più alle esigenze dei territori più deboli. Il processo di deindustrializzazione in atto e l’assenza di una strategia industriale comune mettono a rischio la coesione e la competitività. Oggi, in Sardegna, non si depositano più brevetti: è il segnale di un sistema in affanno”.



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