Studio WWF sui bilanci di sostenibilità delle principali imprese italiane
Tra le 12 più grandi aziende siderurgiche italiane, solo 4 stanno sperimentando combustibili a basse emissioni come il biometano. Sono 6 quelle che hanno installato impianti fotovoltaici mentre 11 su 12 non hanno una policy per la salvaguardia della biodiversità. Sono alcuni dei dati raccolti nel dossier “Acciaio verde: a che punto siamo in Italia?”, un’analisi delle performance di sostenibilità delle più grandi aziende siderurgiche italiane. Commissionato dal Wwf, lo studio ha scandagliato i bilanci ESG pubblicati nel 2024, quindi con dati relativi al 2023, delle aziende con una produzione annua superiore alle 500 mila tonnellate. Ne emerge la fotografia di un settore che non ha ancora messo in campo una strategia ambiziosa e lungimirante di decarbonizzazione.
La siderurgia è uno dei settori definiti hard to abate. È responsabile del 7,2% delle emissioni globali di CO2 (fonte: World Steel Association). In Italia nel 2022, la produzione di acciaio è stata responsabile di 16 milioni di tonnellate di CO2 (fonte: FederAcciai). Fatte queste premesse, cosa intendiamo esattamente per acciaio verde? Spesso questo termine è associato all’impiego di idrogeno prodotto da rinnovabili, ma non esiste una definizione univoca a livello internazionale. Nel caso del report del Wwf per acciaio verde si intende quello prodotto dalla fusione di rottami ferrosi tramite forno elettrico. L’85,8% dell’acciaio prodotto in Italia utilizza questo processo. La quota restante viene prodotta a Taranto – che non è quindi oggetto della ricerca – dalla fusione di minerale di ferro e carbone all’interno degli altoforni. La produzione di acciaio con forni elettrici è più efficiente e consente di ridurre dell’80% le emissioni di CO2.
L’analisi, curata da Andrea Mio, docente del Centro interdipartimentale per l’Energia, l’ambiente e i trasporti “Giacomo Ciamician” dell’Università degli Studi di Trieste, ha valutato interventi e obiettivi delle aziende in 5 marco-aree. Di seguito presentiamo alcuni dei dati più significativi.
Efficienza energetica e decarbonizzazione
Le aziende sembrano aver compreso l’importanza dei processi di efficientamento ma dovrebbero fare di più. Ad esempio con interventi di “revamping” (ammodernamento) dei forni elettrici che sono la prima fonte di emissioni dirette (quelle definite Scope 1). Per abbassare le emissioni indirette (le Scope 2) le aziende si avvalgono prevalentemente di contratti PPA (power purchase agreement) per l’acquisto di energia prodotta e certificata da fonti rinnovabili. Ma solo la metà del campione analizzato ha provveduto a installare impianti fotovoltaici che coprono una minima parte del loro fabbisogno. Mentre solo 4 stanno sperimentando combustibili a basse emissioni (idrogeno e biometano). Altre soluzioni più avanzate come l’utilizzo di idrogeno verde e la predisposizione di sistemi di cattura della CO2 sono ancora in fase embrionale
Economia circolare, risorse idriche e biodiversità
La tecnologia utilizzata dalle aziende prese in esame – forno elettrico alimentato per la fusione di rottami ferrosi – presuppone l’utilizzo di quote elevate di materie prime seconde. Tuttavia, per aumentare la qualità dell’acciaio i rottami “più impuri” vanno accoppiati con materia prima vergine. Il report suggerisce quindi di aumentare “gli sforzi congiunti per ottenere rottame di qualità elevata e che il preridotto da idrogeno verde (DRI) sostituisca gradualmente la ghisa introdotta nei forni”. Il preridotto è un semilavorato prodotto prevalentemente con gas naturale
L’utilizzo dell’acqua è generalmente monitorato e ottimizzato mentre poco si fa per la salvaguardia della biodiversità e scarso è l’impegno su progetti di protezione dell’ambiente naturale
Supply chain e certificazioni
L’attenzione alle emissioni lungo tutto la filiera (Scope 3) sembra ancora limitata, sebbene alcune aziende abbiano iniziato a integrare politiche di acquisto sostenibile e tracciabilità della carbon footprint dei fornitori. Ci sono interventi per la promozione di una logistica intermodale ma ancora pochi sforzi in direzione dell’aumento della quota di merci trasportate via rotaia.
Sono molto diffuse le certificazioni ISO 14001 per la gestione ambientale e ISO 50001 per l’efficienza energetica. “Tuttavia – si legge nel report – in alcuni casi, le dichiarazioni sono basate su autodichiarazioni aziendali non certificate da enti accreditati per la quantità di materia prima riciclata, o certificazioni legate a schemi privati […] che non garantiscono la stessa robustezza delle certificazioni basate su schemi internazionali verificate da enti accreditati”.
Acciaio verde: “serve una visione di lungo periodo, investimenti mirati e una filiera più integrata e tracciabile”
Complessivamente il 58% delle aziende prese in esame non ha definito obiettivi di decarbonizzazione chiari e monitorabili. “Al di là della contingenza geopolitica e della situazione di sovrapproduzione che caratterizza l’industria siderurgica globale, questi dati dimostrano che in Italia serve una visione di lungo periodo, investimenti mirati e una filiera più integrata e tracciabile”, ha commentato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf.
Per Andrea Mio, la transizione verso l’acciaio verde è “a portata di mano”. “Per cogliere l’occasione offerta dalle innovazioni tecnologiche sono però richiesti impegno e organizzazione da parte delle aziende, una collaborazione efficace tra pubblico e privato e un quadro normativo stabile e incentivante”.
Foto di NIloy Tanvirul su Unsplash
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