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Corriere ortofrutticolo | FINANZA E ORTOFRUTTA: FONDI E IMPRESE A CONFRONTO. “NON È UN PAESE PER PICCOLI”


Qual è la formula vincente per far funzionare il matrimonio/collaborazione tra imprese dell’ortofrutta e finanza? La sintetizza Pier Luigi Rossi, managing director di IDea Agro, fondo gestito da DeA Capital Alternative: “Selezione di progetti con un adeguato livello di profittabilità, individuazione dei partner operativi giusti e definizione chiara delle regole di ingaggio”.

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“Quando queste condizioni sono presenti, le aziende che intraprendono tale percorso possono beneficiare delle significative sinergie che i partner finanziari sono in grado di offrire”, aggiunge Alessandro Fornari, ad di Jingold Spa, specialista globale del kiwi. Interessante il dibattito sul ruolo degli investitori finanziari nell’agribusiness organizzato a Macfrut 2025 da Areté. La sintesi del dibattito è “Non è un paese per piccoli” quando si tratta di creare le condizioni perché i fondi di investimento sostengano le crescita delle imprese produttive/commerciali dell’ortofrutta.

“Siamo un paese ad alta vocazione frutticola, siamo leader in alcune filiere (mele, uva da tavola, kiwi),  abbiamo terreni vocati, alta professionalità e grande vocazione all’export. Nonostante problemi e criticità cresciamo in valore e volume sui mercati esteri  però le imprese devono affrontare enormi investimenti per produrre frutta, da 50 a 100.00 per ettaro, restando insieme competitive e per poter investire su produzioni ad alto valore aggiunto. Quindi ci sono tutte  le condizioni per attrarre finanza esterna a supporto delle imprese”, spiega Marco Salvi, numero uno di Salvi Unacoa Spa e presidente di Fruitimprese.

Esperienze di successo di finanza “al servizio” dell’agribusiness sono state portate da Fabio Ventura, ad Tomato Farm Spa, industria conserviera piemontese entrata nell’orbita del gruppo Gavio dopo un fallimento; Cristian Moretti , dg Agrintesa grande realtà cooperativa sostenuta nella sua crescita da IDeA Agro per un progetto di kiwi giallo della varietà G3 (marchio commerciale SunGold-Zespri) su un areale di circa 100 ettari nella provincia di Latina; e Alessandro Fornari ad Jingold Spa. Oltre che da Igor Boccardo, ad Genagricola 1851 Spa (15.000 ettari tra Italia e Romania).

Parterre di tutto rispetto, da cui sono uscite raccomandazioni e ricette vincenti per far funzionare le partnership. “Spesso finanza e agricoltura parlano due lingue diverse, servono pianificazione e programmazione” (Boccardo). Di rilievo la testimonianza di Cristian Moretti, che ha raccontato in prima persona l’esperienza di Agro Gold assieme ad Idea Agro per un progetto di produzione di kiwi giallo SunGold da oltre 100 milioni di investimento . “Il confronto spesso non è facile ma per la buona riuscita ognuno dei partner deve fare la propria parte e al tempo stesso trovare sintesi efficaci. Solo così l’integrazione con partner finanziari diventa una leva decisiva per ottenere i risultati attesi”. Alessandro Fornari ha messo in rilievo alcune criticità: la finanza cerca investimenti ad alta redditività però sul mercato Italia ci sono problemi di scala, cioè di dimensioni delle aziende da accorpare, “e la profittabilità si misura sul lungo/medio periodo. Inoltre servono aziende già avviate e in grado di produrre   utili. Senza trascurare il fattore umano, cioè manager/gestori sperimentati e capaci”. Jingold sta investendo in Sud America, dove le joint ventures agricoltura-finanza sono all’ordine del giorno , come in Spagna.

Infine la voce di un grande fondo di investimento nell’agribusiness, IDea Agro, fondo tematico dedicato a investimenti in aziende della filiera agricola e agroindustriale, gestito da DeA Capital Alternative Funds SGR, che ha investito già 80 milioni di euro  per una superficie di 1200 ettari. Le filiere sono quelle delle nocciole in Piemonte, delle noci in Romagna, dell’uva biologica e biodinamica senza semi di Tarulli in Puglia, degli uliveti intensivi di alta qualità del Lazio e Toscana insieme alla famiglia Buccelletti, delle castagne in Irpinia con la famiglia Ingino e dei piatti pronti surgelati salutistici a base di verdure locali della calabrese GIAS.

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L’ad Pier Luigi Rossi ha tracciato le linee guida: solo colture permanenti, alta redditività  e orizzonte a 15 anni. “Siamo investitori finanziari, non agricoltori. Fondamentale per noi avere di fronte interlocutori con credibilità e competenze e capacità di innovazione sperimentata sul campo. Ci interessano filiere chiuse, come quella delle nocciole garantite da contratti con la Ferrero; ma anche aperte, come quella degli agrumi in cui investiamo anche nelle piattaforme distributive verso le catene della Gdo”.

Lorenzo Frassoldati



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