Si sono aperti oggi i battenti del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ETS (ASviS) con la presentazione del Rapporto di Primavera 2025 realizzato in collaborazione con Oxford Economics.
Numerose le iniziative in programma in tutta Italia fino al 23 maggio. Il Festival si svolge a soli cinque anni dalla scadenza dell’Agenda 2030 ONU “17 Goals to Transform Our World” il cui raggiungimento, nonostante gli sforzi compiuti, sembra essere ancora lontano…
Per l’occasione abbiamo avuto il piacere di intervistare il Segretario Generale di ASviS, Giulio Lo Iacono (nella foto), curatore di tutte le edizioni del festival, dal 2017 a oggi.
Lo Iacono ha seguito i temi legati alla sostenibilità in Cassa Depositi e Prestiti e in Enel, occupandosi anche di comunicazione e relazioni con gli stakeholder. A New York, presso il Global Compact dell’ONU, è stato manager per i network europei negli anni in cui si negoziava l’Agenda 2030. Ha lavorato inoltre per BNL, occupandosi di relazioni esterne, RAI e master universitari.
Dott. Lo Iacono, ASviS è convinta che si debba “accelerare la transizione”: il Rapporto di Primavera 2025 punta i riflettori sul ruolo delle imprese e del sistema produttivo; in sintesi, quali sono secondo voi le leve strategiche?
Lo studio realizzato con Oxford Economics esplora cinque scenari possibili per la transizione. Tra questi, lo scenario net zero transformation si distingue come il più vantaggioso: prevede la neutralità carbonica entro il 2050, grazie a politiche trasformative e innovazioni economiche che incentivano gli investimenti “verdi”. Per l’Italia la realizzazione di tale scenario farebbe crescere il PIL dell’1,1% nel 2035 (rispetto allo scenario di base) e del +8,4% rispetto nel 2050, con un calo del tasso di disoccupazione e del debito pubblico. In caso di inazione, invece, l’Italia rischierebbe una contrazione economica del -23,8%con pesanti ricadute sull’occupazione. Le leve strategiche per una transizione efficace includono il rafforzamento dell’economia circolare e la definizione di obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas serra, integrando queste misure nei piani di sviluppo a lungo termine. È cruciale affidare l’attuazione e il monitoraggio di queste politiche al Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), per garantire l’integrazione delle politiche energetiche e di economia circolare in tutte le azioni governative. Inoltre, per ridurre le disuguaglianze, è fondamentale potenziare la progressività del sistema fiscale, garantendo adeguate risorse per la sanità e l’istruzione, e ridurre i benefici fiscali per le rendite finanziarie, al fine di stimolare la produttività e alleggerire la pressione fiscale sul lavoro; mentre per contrastare la povertà è necessario estendere l’assegno di inclusione a tutte le famiglie in difficoltà economica e rivedere i requisiti per l’accesso al supporto per la formazione e il lavoro.
Lo scorso anno è stato approvato, in mezzo a tante polemiche, il regolamento UE per il ripristino degli habitat degradati (“Nature Restoration Regulation”): a che punto siamo in Italia?
L’Italia è tra i Paesi europei con la maggiore biodiversità terrestre e d’acqua dolce, ma anche tra quelli dove è più minacciata. Su 85 tipologie di ecosistemi naturali e seminaturali presenti nel nostro territorio, il 42% si trova in uno stato di conservazione sfavorevole. Lo stesso vale per le specie: oltre la metà di flora e fauna tutelate a livello comunitario versa in cattive condizioni. In questo contesto, l’approvazione della Nature Restoration Law da parte del Consiglio UE rappresenta un punto di svolta. È un segnale politico importante e un impegno concreto verso il ripristino degli ecosistemi europei. La legge prevede che ogni Stato membro presenti alla Commissione Europea, entro il 1° settembre 2026, un Piano Nazionale di Ripristino (PNR) che definisca priorità, obiettivi e modalità d’intervento. Il piano dovrà avere un’impostazione trasversale, coerente con la varietà degli ecosistemi italiani, e agirà in sinergia con strumenti già esistenti, potenziandone l’efficacia. Per garantire un’attuazione solida e trasparente, riteniamo essenziale una governance multilivello, con una cabina di regia coordinata dal MASE e una unità operativa di missione. Il coinvolgimento delle principali istituzioni tecnico-scientifiche del Paese sarà cruciale per assicurare continuità, monitoraggio rigoroso e risultati concreti. Solo così l’ambizione europea potrà tradursi in un cambiamento reale nei nostri territori.
Si dice che il cambiamento climatico può avere effetti anche sul patrimonio storico e culturale, tema che interessa molto da vicino il nostro Paese; come ci stiamo attrezzando?
Il cambiamento climatico minaccia in modo crescente il nostro patrimonio storico e culturale, tra i più ricchi e vulnerabili al mondo. L’Italia è esposta non solo per la sua conformazione geografica, ma anche per la presenza diffusa di siti e centri storici in aree soggette a eventi climatici estremi. Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici rappresenta un primo passo importante, riconoscendo il valore della cultura nelle strategie di adattamento. Ma è essenziale integrare queste misure nelle politiche urbane e nei piani di protezione civile. Come ASviS, sottolineiamo l’urgenza di una visione sistemica: la sostenibilità comprende anche la tutela culturale. Proteggere il nostro patrimonio non è solo conservazione, ma un atto strategico per rafforzare la resilienza delle comunità di fronte alla crisi climatica.
L’Intelligenza Artificiale è ormai sulla bocca di tutti: in che modo l’IA, oggi e in futuro, può darci una mano sulla strada della sostenibilità?
L’Intelligenza Artificiale può offrire un contributo importante alla sostenibilità, se orientata in modo responsabile. Già oggi permette di ottimizzare i consumi energetici, prevedere eventi climatici estremi e migliorare la gestione delle risorse. In prospettiva, può supportare l’adattamento climatico, la pianificazione urbana sostenibile e il monitoraggio ambientale. Ma non basta la tecnologia: serve una governance trasparente, che eviti di amplificare le disuguaglianze. L’IA può accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ma solo se guidata da principi di equità e inclusività.
La sostenibilità ci porta giocoforza a ragionare sull’etica, la democrazia, la libertà: quali sono i nodi da sciogliere per arrivare a una società più equa e inclusiva?
Sostenibilità significa anche garantire diritti, equità e dignità per chi vive oggi e per le generazioni future. Per costruire una società più giusta e inclusiva, è indispensabile affrontare le disuguaglianze, rafforzare la partecipazione civica e ripensare il concetto stesso di progresso, puntando su un benessere condiviso e duraturo. L’inserimento dello sviluppo sostenibile nella Costituzione, attraverso la storica riforma degli articoli 9 e 41, ha segnato un passaggio fondamentale: grazie anche al lavoro svolto dall’ASviS, oggi ambiente, salute e diritti futuri sono principi costituzionali. Ma per tradurre questi valori in pratica servono politiche coraggiose e strumenti concreti, come la valutazione d’impatto intergenerazionale delle leggi, ancora in attesa di approvazione. La sostenibilità non può essere un’opzione: è la base di un nuovo patto sociale.
Il Festival è accompagnato da una campagna di comunicazione che invita a uscire dalla propria “Comfort Zone”, denunciando quanto “sviluppo insostenibile” ci sia ancora nel mondo: si parla di degrado, fame, guerre…
La campagna della nona edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile invita a uscire dalla propria zona di comfort, mettendo in luce temi globali che, sebbene possano sembrare distanti, ci riguardano profondamente. La campagna solleva temi come guerra, povertà, fame, inquinamento e cambiamento climatico, ma sottolinea anche problemi che impattano direttamente la nostra quotidianità, come siccità, consumo irresponsabile, gestione dei rifiuti e deforestazione. La cantante Elisa, che ha prestato la sua voce allo spot, ricorda che “la nostra indifferenza ha un prezzo”. Il messaggio centrale è che l’inazione ha costi ben più elevati dei cosiddetti “costi per la transizione”, che poi non sono costi ma investimenti nel nostro futuro. L’obiettivo della campagna è stimolare la consapevolezza, l’impegno e la partecipazione a livello collettivo. In parallelo all’hashtag ufficiale #festivalsvilupposostenibile, l’ASviS invita a usare anche #moltodavicino, per promuovere il dibattito e le azioni necessarie per affrontare le sfide globali che impattano tutti noi.
Un bilancio di questi primi nove anni di Festival?
Il bilancio è decisamente positivo. Arrivato alla sua nona edizione, il Festival dello Sviluppo Sostenibile si è affermato come la più grande iniziativa italiana per sensibilizzare e coinvolgere cittadini, giovani, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Si è trattato di un’importante occasione per diffondere la cultura della sostenibilità e promuovere un cambiamento culturale e politico che permetta all’Italia di attuare l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e di raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). In questi otto anni sono stati realizzati circa 6400 eventi, tra cui convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli, eventi sportivi, presentazioni di libri, documentari e molto altro. Il Festival ha ricevuto anche il riconoscimento delle Nazioni Unite, che lo ha classificato due volte come finalista agli SDGs Action Awards, evidenziandone l’innovatività e l’unicità a livello internazionale. Promosso dall’ASviS, con il supporto di oltre 300 aderenti e numerosi partner, il Festival è il risultato di una collaborazione diffusa: ogni singolo evento può infatti essere organizzato da chiunque voglia contribuire a guidare l’Italia e il mondo verso un percorso di sviluppo sostenibile.
Cosa avete in serbo per la prossima edizione, che festeggerà i suoi primi 10 anni?
Abbiamo già qualche idea per celebrare al meglio i dieci anni del Festival, che coincideranno con i dieci anni della nostra Alleanza ma al momento tutte le nostre energie sono concentrate sull’organizzazione di questa nona edizione, che si sta rivelando straordinaria: al 5 maggio, sono già oltre 1.400 gli eventi iscritti al cartellone, un numero record che testimonia quanto la società civile desideri impegnarsi concretamente per la sostenibilità. Il segno che l’interesse verso i temi dello sviluppo sostenibile è ormai fortissimo, la storia è su un piano inclinato, forse qualcuno può cercare di rallentarne il percorso, ma è impensabile tornare indietro. Questa straordinaria partecipazione conferma che il cambiamento può diventare realtà anche grazie all’impegno condiviso di tutta la società. Colgo dunque l’occasione per invitare tutte e tutti a partecipare agli eventi organizzati in tutta Italia, scoprendo il programma completo sul sito festivalsvilupposostenibile.it. Non mi resta dunque che augurare buon Festival!
Intervista realizzata il 7/5/2025
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