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Moda sostenibile, tra crisi manifatturiera e svolta green: l’analisi di Confartigianato


La moda italiana attraversa una fase critica ma reattiva, segnata da una transizione verso la sostenibilità e da una crisi produttiva che perdura da oltre due anni, aggravata da scenari geopolitici instabili e da possibili dazi statunitensi. È il quadro delineato da Confartigianato Moda, che ha presentato un’analisi dettagliata della congiuntura e delle trasformazioni in corso nel settore.

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Un settore sotto pressione: produzione ed export in calo

A febbraio 2025, la produzione del comparto moda è scesa del -12,9%, segnando il 25° mese consecutivo in negativo. Nel primo bimestre dell’anno, la contrazione si attesta al -12,7%, peggiorando rispetto al già difficile -11,8% del 2024.
Le esportazioni registrano un calo del 6,0% su base annua, con una flessione del -10,1% nei mercati extra-UE. I settori più colpiti sono la pelletteria (-6,7%) e l’abbigliamento (-6,1%), mentre i prodotti tessili (-3,6%) resistono relativamente meglio.

Consumi e occupazione in forte rallentamento

Nel primo trimestre del 2025, le vendite al dettaglio di abbigliamento e calzature calano dell’1,7%, con una contrazione marcata per le calzature (-4,4%) rispetto all’abbigliamento (-0,9%).
Parallelamente, le previsioni occupazionali sono preoccupanti: le imprese del comparto prevedono un calo del -12,5% nelle assunzioni per il periodo aprile-giugno, a fronte di una media manifatturiera che si attesta su un -1,5%.

La minaccia dei dazi USA e l’incognita luglio

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Nonostante nel primo bimestre 2025 le vendite della moda negli Stati Uniti siano cresciute del 3,4%, il settore guarda con preoccupazione alla possibile introduzione di dazi aggiuntivi nel contesto del negoziato commerciale tra UE e USA.
Nel 2024, l’export moda verso gli USA valeva 5,57 miliardi di euro, pari all’8,7% dell’export manifatturiero italiano. Un fallimento del negoziato entro luglio potrebbe capovolgere questa tendenza positiva.

Transizione green e consumatori più consapevoli

Il settore moda risponde alla crisi anche puntando sulla sostenibilità. Secondo Confartigianato, il 21,6% delle imprese del settore ha investito in tecnologie e prodotti green nel 2024, nonostante le difficoltà nell’accesso al credito.

Le strategie includono:

  • Tracciabilità della filiera e uso di materiali ecologici
  • Riduzione degli sprechi ed economia circolare
  • Installazione di macchinari efficienti e fonti rinnovabili
  • Isolamento termico e mobilità a basse emissioni

I giovani consumatori premiano i brand sostenibili e certificati, rendendo la sostenibilità una leva competitiva oltre che etica. Secondo Maria Luisa Rubino, responsabile nazionale Confartigianato Moda, le micro e piccole imprese sono protagoniste della svolta green, grazie alla qualità artigianale e alla forte radicazione territoriale.

Moda sostenibile, tra sfide e opportunità

Il concetto di moda sostenibile abbraccia non solo l’ambiente ma anche l’inclusione sociale, la coesione territoriale e l’equità economica. Le certificazioni di sostenibilità diventano strumenti essenziali per garantire trasparenza e rafforzare il valore del Made in Italy sui mercati globali.

Confartigianato sottolinea che le imprese artigiane rappresentano un presidio di innovazione e resilienza, in grado di traghettare il settore moda fuori dalla crisi attraverso strategie responsabili e modelli di business rigenerativi.

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