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Notizie – Economia circolare: le prospettive secondo Confindustria


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Per decenni, il modello economico lineare “prendi-produci-spreca” ha dominato la produzione globale, generando ricchezza al prezzo di un impatto ambientale sempre più ingente.

La transizione verso un’economia circolare rappresenta una risposta strategica alle sfide contemporanee, proponendo un sistema virtuoso che ottimizza l’uso delle risorse durante tutto il ciclo di vita dei prodotti.

Il secondo Rapporto sull’Economia Circolare di Confindustria offre un’analisi approfondita di come il settore industriale italiano stia affrontando il cambiamento spostando l’attenzione da un modello di produzione e spreco ad una modalità circolare. La nuova edizione del documento riporta le proposte strategiche dell’associazione per affrontare questa importante transizione.

Confindustria concentra la sua attenzione su settori di vitale importanza come ambiente, energia, trasporti, logistica e appalti pubblici. Secondo il report, l’economia circolare è più di una necessità: in questo quadro le aziende possono abbracciare la sfida facendo proprie le opportunità di innovazione e di crescita economica che questo modello comporta.

L’economia circolare come elemento di competitività: servono politiche mirate

Per superare efficacemente le barriere allo sviluppo di un mercato di prodotti circolari è necessario che lo Stato supporti le imprese con politiche mirate e con un quadro normativo abilitante. Tra i principali ostacoli identificati figurano le incertezze sui costi d’investimento, le lunghe tempistiche autorizzative e il differenziale di prezzo ancora esistente tra materiali riciclati e materie prime vergini.

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L’economia circolare come elemento di competitività: servono politiche mirateL’economia circolare come elemento di competitività: servono politiche mirate

Per rafforzare il ruolo dell’economia circolare come leva di competitività, il Rapporto individua una serie di fattori abilitanti strategici.

Tra questi troviamo: il sostegno alla ricerca e sviluppo in settori chiave, come i carburanti a basse emissioni di carbonio e le tecnologie per il recupero dei rifiuti; la creazione di un contesto competitivo favorevole; l’adozione di metodologie standardizzate per la misurazione dei risparmi emissivi basate sull’analisi del ciclo di vita; e infine l’introduzione di incentivi fiscali, sia per promuovere le produzioni circolari sia per stimolare la domanda di beni sostenibili.

La domanda pubblica come driver del cambiamento

Con un valore complessivo che nel 2023 ha raggiunto circa 283,4 miliardi di euro – pari al 14% del PIL italiano e in crescita del 36,4% rispetto al 2021 – gli appalti pubblici rappresentano una forza economica in grado di orientare significativamente il mercato e le filiere produttive. La domanda pubblica attraverso le sue scelte di acquisto, può esercitare un’influenza determinante sullo sviluppo di modelli produttivi più sostenibili.

Il Rapporto sottolinea la necessità di andare oltre il concetto di “appalti verdi” per abbracciare un approccio più evoluto di “appalti circolari”. Per integrare efficacemente la circolarità nelle procedure di appalto, il documento identifica due principali leve d’azione: l’adozione obbligatoria dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) e le consultazioni preliminari di mercato.

I CAM rappresentano uno strumento normativo che stimola le imprese a sviluppare prodotti ad elevata efficienza ambientale, includendo principi di circolarità in tutte le fasi dell’appalto.

Incentivare un uso più efficiente delle risorse e la riduzione delle materie prime vergini

Il comparto industriale si trova oggi di fronte alla necessità di adottare pratiche più sostenibili di innovazione di prodotto e di processo. È necessario un cambiamento paradigmatico nella progettazione dei prodotti che fin dalla loro origine devono essere creati con un uso ridotto di materie prime vergini. Nonostante molte industrie italiane stiano già attuando significativi processi di efficientamento per ottimizzare i consumi di energia, acqua e materie prime, il documento evidenzia come questi sforzi non trovino adeguato riconoscimento né dal mercato né dal quadro normativo.

Confindustria propone dunque un ripensamento dell’impostazione normativa attuale, nata nel contesto ormai superato dell’economia lineare. Si suggerisce di modificare la prospettiva giuridica sui sottoprodotti industriali, dando priorità al loro utilizzo come materie prime al di fuori del perimetro della normativa sui rifiuti pur garantendone la qualità. Risulta altresì importante potenziare la capacità impiantistica dedicata al recupero e riciclo, superando le diffidenze verso l’impiego di materiali recuperati come gli “end of waste“.

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Le 10 raccomandazioni di Confindustria nella roadmap verso l’economia circolare

Il documento presenta 10 raccomandazioni che riflettono il pensiero del mondo industriale e che puntano ad orientare il quadro regolatorio europeo sul tema dell’economia circolare.

Nel dettaglio Confindustria parla di:

  1. Armonizzazione normativa – Coordinare le nuove regolamentazioni europee con il quadro esistente, evitando duplicazioni di oneri burocratici ed economici.
  2. Semplificazione autorizzativa – Snellire le procedure per la gestione dei rifiuti, garantendo obiettivi realistici e stabilità delle regole nel tempo.
  3. Miglioramento del permitting ambientale – Rimuovere le criticità in ambito VIA, AIA e AUA, considerate dall’83% delle imprese un ostacolo agli investimenti.
  4. Razionalizzazione degli istituti giuridici – Rendere più efficaci strumenti fondamentali come i sottoprodotti e l’end of waste.
  5. Sostegno ai settori della ricerca e innovazione – Incentivare lo sviluppo di tecnologie avanzate per la valorizzazione di rifiuti e materiali recuperati, con l’obiettivo di semplificare gli adempimenti per la sperimentazione.
  6. Incentivi economici mirati – Sviluppare misure di incentivazione per promuovere l’economia circolare e sostenere il mercato dei prodotti realizzati da materiali rinnovabili.
  7. Appalti pubblici circolari – Superare il concetto di “appalti verdi” per abbracciare modelli di acquisto funzionali alla transizione verso un sistema economico circolare.
  8. Coordinamento delle transizioni – Allineare le politiche di transizione energetica con quelle dell’economia circolare, riconoscendone la trasversalità e le sinergie.
  9. Allocazione di risorse adeguate – Prevedere finanziamenti pubblici e privati sufficienti per consentire all’industria, in particolare alle PMI, di raggiungere gli obiettivi previsti dalle norme.
  10. Promuovere la sinergia tra l’approvvigionamento sicuro di materiali e sostenibilità – Coordinare le politiche sulle materie prime critiche con quelle per l’economia circolare, aumentando l’indipendenza strategica del Paese.

FAQ economia circolare

Che cos’è l’economia circolare?

Con questo termine si indica un’alternativa sostenibile al modello economico e produttivo fondato sul consumo rapido delle risorse. L’economia circolare ha come obiettivo quello di ripensare l’intero ciclo di vita dei beni e servizi, promuovendo la conservazione delle risorse attraverso strategie come il riutilizzo, la riparazione e il riciclo. Invece di trattare i prodotti giunti a fine vita come rifiuti, li considera risorse da reinserire nel sistema produttivo, riducendo così il consumo di materie prime e la produzione di scarti. Fondamentale è anche una progettazione più attenta, che favorisca la durabilità e la facilità di manutenzione dei prodotti.

 

 

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