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Romarigeneraimpresa. Dopo la fuga delle aziende (in epoca M5s), il Comune punta sulle nuove Pmi di periferia


La città non può vivere soltanto di turismo, così l’amministrazione ha deciso di puntare sulle piccole e medie imprese, per far uscire alcuni quartieri da situazioni di degrado o abbandono

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Far dimenticare i giorni in cui la capitale era terreno di disillusione per gli imprenditori, al punto da mettere in fuga capitali e persone. Far dimenticare anche i giorni in cui l’ex sindaca a Cinque Stelle Virginia Raggi disertava il “Tavolo per Roma” convocato dall’allora ministro dello Sviluppo Carlo Calenda (che trovava irritante l’atteggiamento della sindaca, a volte assente, a volte “muta”).

Oggi Roma Capitale punta invece sulle piccole e medie imprese per far uscire alcuni quartieri da situazioni di degrado o abbandono: il progetto, firmato dall’assessorato Attività produttive guidato da Monica Lucarelli, si chiama Romarigeneraimpresa, ed è pensato per chi voglia aprire attività imprenditoriali in periferia, collegando l’attività a iniziative di rigenerazione urbana già in corso e creando nuove opportunità lavorative in tre quartieri non centrali – Tor Bella Monaca, Santa Maria della Pietà e Corviale – anche grazie ai fondi europei, attraverso le cosiddette “Case dell’Innovazione” finanziate dai Piani urbani integrati compresi nel Pnrr. Ci si potrà candidare online, e i trenta vincitori (persone fisiche o aziende già nate) potranno ricevere formazione imprenditoriale gratuita, individuale e collettiva, una sorta di coaching per le imprese migliori prima della presentazione agli investitori, ma anche investimenti a fondo perduto, con erogazione di risorse per imprese già nate o nascenti, con un budget totale di 280mila euro.

 

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L’idea di fondo è la valorizzazione dell’“energia dei territori”, per “promuovere la nascita e il rafforzamento di imprese innovative nei contesti urbani più fragili”. Il punto centrale del progetto saranno le suddette Case dell’Innovazione: nell’intenzione dei promotori, dovranno diventare “spazi strategici” per generale “sviluppo sostenibile e occupazione” a partire dalla comunità locale (da informare sull’iniziativa attraverso incontri pubblici nei vari quartieri). Si è insomma capito che la città non può vivere soltanto di turismo (e overturismo) né vivere di rendita sulla sua “grande bellezza”, specie in zone non frequentate o visitate dalle masse in arrivo per il Giubileo. Tanto più che, negli ambienti imprenditoriali della città, è ancora vivo il ricordo dei giorni in cui l’immobilismo grillino aveva portato a uno stallo anche sulla decisione di proporre Roma come sede delle Olimpiadi. Fuga dal grande business, oltre che fuga delle imprese. 

 





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