A quasi un anno dalla scadenza del contratto nazionale dei metalmeccanici, scaduto il 30 maggio 2024, la trattativa per il rinnovo è ancora ferma. Ma qualcosa si muove. A rompere il silenzio è il gruppo Leonardo (Finmeccanica), che con una lettera inviata a tutte le territoriali di Confindustria prende una posizione netta, sollecitando la riapertura immediata del tavolo.
Come riportato da Il Foglio, la lettera – firmata dal vicepresidente alle relazioni industriali Gaetano Giannella – è formalmente legata alla nomina del nuovo presidente di Federmeccanica, ma nella sostanza è un messaggio chiaro: il contratto va riaperto ora.
Dal contenuto della lettera emerge un punto fondamentale finora sottotraccia: non sono le grandi imprese a bloccare il contratto, ma il fronte più rigido si trova nelle piccole e medie imprese (Pmi), preoccupate dai costi della piattaforma sindacale. Caratterizzata da due richieste di rilievo:
- 280 euro di aumento più i conguagli della clausola di garanzia;
- riduzione dell’orario a 35 ore a stipendio invariato.
Leonardo – azienda multilocalizzata – lo dice chiaramente: l’offerta di Federmeccanica è insufficiente per chiudere, ma va evitata la paralisi. Occorre “il coraggio di valutare con realismo il contesto e le posizioni sindacali” e trovare una mediazione sostenibile ma concreta.
La lettera del gruppo societario fa emergere come vi sia una contrapposizione interna alla federazione aderente a Confindustria, tra grandi e piccole imprese, più in sofferenza.
L’asse con Unionmeccanica Confapi
Questa impasse non riguarda solo Federmeccanica. Anche Unionmeccanica Confapi, che rappresenta le Pmi, ha scelto di allinearsi con la linea attendista di Federmeccanica e Assistal, impedendo di fatto il rinnovo del contratto entro fine maggio. Da qui la scelta di Fim-Fiom-Uilm di coinvolgere anche le imprese aderenti a Confapi negli scioperi di marzo e aprile scorsi.
Una scelta che pesa, soprattutto perché il mancato rinnovo entro il 31 maggio 2025 ha conseguenze dirette sulle buste paga a partire da giugno prossimo.
Niente aumenti negoziati, solo IPCA al ribasso
Se non si firma un nuovo contratto entro maggio 2025 – è ormai è cosa certa – , i lavoratori metalmeccanici riceveranno soltanto l’adeguamento automatico legato all’IPCA netto energia importata (IPCA-NEI).
Le previsioni per gli aumenti attesi per giugno 2025 sono tutt’altro che incoraggianti: secondo le stime, l’indice non si avvicinerà neppure ai 40 euro di aumento mensili al livello C3, ben al di sotto delle aspettative. Le simulazioni elaborate nei mesi scorsi parlavano di una crescita dell’1,9%, ma i dati aggiornati indicano un andamento ancora più debole.
Gli scioperi fanno effetto
Come già anticipato da Michele De Palma (Fiom) il 6 aprile, erano arrivati segnali da diversi ambienti imprenditoriali favorevoli a una riapertura. La lettera di Leonardo non è un caso isolato: telefonate, messaggi informali, lettere hanno raggiunto Federmeccanica in queste settimane di scioperi.
Aziende come Leonardo non intendono continuare a subire questi blocchi ai proccessi produttivi e ritardare le consegne con queste continue iniziative sindacali.
Segnali che confermano come la mobilitazione abbia iniziato a incrinare il fronte padronale, ma soprattutto che il vero nodo oggi sono le Pmi e la mancanza di volontà politica di chiudere davvero un contratto che riguarda oltre 1,5 milioni di lavoratori.
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