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Siemens porta. AI e Digital Twin nelle pmi e nell’industria


PORTARE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE nell’industria e metterla al servizio della manifattura vuol dire segnare un punto a favore dell’innovazione in Europa. Perché l’Europa – forte della propria tradizione manifatturiera, della varietà dei settori e dell’interconnessione tra le filiere – ha certamente qualcosa da dire sull’innovazione applicata all’industria: lo conferma il piano “Invest Ai”, lanciato lo scorso febbraio dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per accelerare lo sviluppo dell’Ai nei Paesi membri. Il piano rappresenta un’opportunità preziosa per reinventare progetti e prodotti; in questa nuova visione europea per l’intelligenza artificiale, la tech-company globale Siemens gioca senz’altro un ruolo da protagonista.

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Basti pensare, ad esempio, all’asse Italia-Germania: qui si intrecciano l’industria dell’automotive, della meccanica e dell’energia e Siemens figura tra i grandi innovatori che hanno sviluppato applicazioni capillari che vanno dall’industria dell’healthcare e dello smart building, sino alla mobilità e alla gestione energetica. L’obiettivo di tale innovazione, bastata sulle soluzioni digitali, le infrastrutture intelligenti e quindi l’Ai, è migliorare l’efficienza produttiva, le capacità di progettazione, il risparmio energetico e la protezione dei dati privati dei cittadini, senza dimenticare la spinta alla sostenibilità e al potenziamento delle tecnologie ‘green’, di cui l’Europa ha fatto una bandiera. Siemens Italia ha il cuore a Milano. A Piacenza opera con il Digital Enterprise Experience Center (Dex), che contribuisce all’innovazione e all’adozione di soluzioni avanzate. E’ socio fondatore della Fondazione Politecnico di Milano, partner dei principali Competence Center (Made, Bi-Rex e Cim4.0) e ha stretto collaborazioni significative con gli Its-Istituti tecnici superiori Angelo Rizzoli e Lombardo per la formazione e la valorizzazione dei talenti. Ora occorre fare un passo in avanti per riempire uno spazio che riguarda tutta l’industria, dalle imprese più grandi alle tante Pmi che costituiscono le fondamenta dell’economia europea. Secondo un sondaggio Anitec-Assinform, l’associazione Ict di Confindustria , circa un terzo delle aziende sopra i 250 dipendenti ha sperimentato soluzioni Ai, ma la percentuale scende al 13,7 per le Pmi e al 7,7% per le imprese più piccole. Inoltre, tra le imprese più grandi che hanno sperimentato soluzioni di Ai, soltanto il 36% le ha portate a scala e adotta adesso un approccio olistico, sfruttando la rete tra le filiere e sviluppando soluzioni standardizzate per i processi industriali. L’analisi dei dati può, dunque, fare la differenza.

Il pregiudizio che l’intelligenza artificiale sia cosa che riguardi soltanto le grandi imprese è già stato sfatato da numerose case histories. Tra quelle legate a Siemens c’è il progetto RomeFlex, portato avanti con Areti (gruppo Acea): grazie all’AI, permette di prevedere e gestire i punti delle rete elettrica in cui si potrebbero verificare congestioni, interruzioni o criticità, ottimizzando la fornitura e i consumi. La tecnologia “Simatic”, che permette ai robot industriali pick and place di essere più flessibili e di adattarsi a nuove richieste, anche non prevedibili a priori, è invece già stata adottata da numerose Pmi. Ci sono poi gli esempi e i risultati raggiunti nella mobilità elettrica e nello smart building, dove l’integrazione tra AI, Iot e industria digitale ha trasformato gli uffici in ambienti salubri e a basso impatto ambientale, sia per quanto riguarda le emissioni che i consumi di acqua ed energia. In questo senso, allora, si deve leggere anche la scelta di Siemens di partecipare all’Alleanza per il Clima con il comune di Milano, sottoscrivendo un impegno che mette a fattor comune saperi, prodotti e tecnologie innovative. Le aree fondamentali su cui costruire una strategia di trasformazione digitale di successo sono essenzialmente quattro: la prima riguarda i sistemi di copilot, in grado di ridurre di un terzo i tempi di progettazione e di sviluppo di nuove soluzioni, di migliorare il supporto a chi si interfaccia con esse e di ottimizzare il ciclo industriale anche attraverso la manutenzione preventiva; la seconda va individuata nella tecnologia digital twin, quella che collega un impianto o un oggetto reale al suo gemello nel metaverso per gestirlo in virtuale. Il terzo pillar attiene invece al mondo Iot, ovvero alla smaterializzazione dell’hardware e la quarta area, sempre più preponderante all’interno dell’industria, interessa la raccolta, l’utilizzo e l’analisi dei dati e degli analytics. Oggi, una fabbrica moderna è in grado produrre anche 2mila tera di byte al mese, l’equivalente di mezzo milione di film Netflix: una massa che l’uomo non è in grado di gestire se non con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.

L’Italia possiede tutte le carte in regola per guidare la nuova rivoluzione dell’industria, automazione industriale e dell’industrial AI. Le competenze, la tradizione manifatturiera e il know-how sono presenti e pronti per essere messi a sistema. Tuttavia, la finestra temporale per agire si sta rapidamente chiudendo. La posta in gioco trascende il mero successo economico: si tratta di preservare il modello sociale europeo, garantire la nostra autonomia strategica, la nostra capacità industriale e mantenere un ruolo di leadership nell’economia globale del futuro. Il tempo delle analisi è finito. È giunto il momento di agire con decisione e visione strategica.

*Ceo di Siemens Italia

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