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“Italia e Giappone devono allearsi e lavorare sulle terre rare anche con gli Usa”


Italia e Giappone devono allearsi e lavorare, anche insieme agli Stati Uniti, nel campo delle terre rare in Africa e in America Latina per non consentire che la Cina decida da sola i prezzi, rendendo meno competitive le nostre imprese. Lo ha dichiarato il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, intervenendo all’Assemblea generale dell’Italy-Japan Business Group a Roma. I due Paesi, ha ricordato il titolare della Farnesina, hanno la stessa visione liberale dell’economia e collaborare è quindi “naturale”. L’Italia, ha sottolineato, “è la seconda manifattura d’Europa e la quinta potenza commerciale mondiale. Consideriamo fondamentale il mercato dell’Indo-Pacifico, per questo ci battiamo per la libertà di navigazione in un’area importante per le nostre esportazioni. Siamo Paesi a vocazione industriale, possiamo fare joint-venture”, ha aggiunto Tajani ricordando la collaborazione, insieme al Regno Unito, nel programma Gcap per lo sviluppo del caccia di sesta generazione Tempest.

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Secondo il ministro, però, Italia e Giappone hanno “un problema comune”. “Penso alle terre rare. Oggi la Cina decide il prezzo di queste materie prime, e questo rende meno competitive le nostre imprese. Serve allora che insieme, anche con gli Usa, si lavori nel continente africano, nel Sud America, per permettere alle nostre imprese di competere a livello globale in ambito tecnologico”. Tajani ha evidenziato come il suo ministero sia “fortemente impegnato sull’internazionalizzazione delle imprese, sull’export dei nostri prodotti”. “Offriamo la qualità e il saper fare delle nostre imprese a tutti i Paesi, come il Giappone, che vogliono lavorare insieme. Siamo pronti ad accogliere le imprese giapponesi nel nostro Paese. Parliamo di civiltà antichissima, c’è un comune sentire”. Il titolare della Farnesina ha ricordato di aver visitato nelle scorse settimane a Osaka un santuario shintoista “per comprendere ancora meglio la spiritualità di un grande Paese che deve essere tra i nostri principali alleati nel mondo”.

Poi il titolare della Farnesina ha fatto riferimento alla modifica della struttura del ministero per avere “una guida politica e una economica”, con una direzione interamente dedicata alla diplomazia della crescita. “Siamo pronti a investire anche in Giappone”, ha detto Tajani, ricordando come anche Tokyo “viva e creda nell’economia liberale”. “Siamo convinti che laddove passano le merci non passano le armi. Siamo pronti a fare il necessario per rinforzare nostro legame”, ha affermato il ministro. Secondo Tajani, “Europa e Italia hanno bisogno di una vera politica industriale per creare più posti di lavoro, per rendere più ricchi i salari, per produrre di più e meglio. Soprattutto, per creare pace. Quando c’è lavoro e benessere non può esserci la guerra”.

L’Italia non solo vuole esportare e investire di più in Giappone, riferisce Tajani, “ma è anche pronta ad accogliere investimenti giapponesi nel nostro Paese: abbiamo una stabilità di governo che altrove non c’è, e questo è importante per chi vuole fare affari”. “Stiamo rafforzando la presenza italiana sui mercati internazionali per raggiungere l’obiettivo di 700 miliardi di euro di export entro la fine della legislatura: oggi siamo a 623,5 miliardi l’anno. Il mercato giapponese è di grande interesse, i business forum servono proprio a rinforzare i rapporti tra i nostri Paesi e le nostre imprese. È un’economia liberale come noi, un Paese industriale. Noi vogliamo esportare e investire di più, ma siamo anche pronti ad accogliere investimenti giapponesi nel nostro Paese, visto che c’è una stabilità di governo che altrove non c’è e questo è importante per chi vuole fare affari”, ha affermato il titolare della Farnesina.

La situazione dazi tra Usa e Cina

Quello che viene dai colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina è “un buon segnale” e l’auspicio è che ci sia “una tregua generale”, anche tra Stati Uniti ed Europa. Tajani si augura “ci sia una tregua generale, è un buon segnale quello che viene dal confronto tra Usa e Cina. Ora bisogna raggiungere l’obiettivo anche tra Usa ed Europa”, ha detto il ministro, auspicando che i dialoghi avvengano “senza polemiche”. Le guerre commerciali, ha proseguito, “non servono a nessuno, né a chi le impone né a chi le subisce. Per questo bisogna continuare a lavorare, discutere e confrontarsi”, ha detto.

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Il ministro degli Esteri richiama la “pace in Ucraina”

“In Ucraina serve arrivare a un cessate il fuoco e raggiungere la pace”, ha detto Tajani. “La responsabilità di tutto è nelle mani di Mosca, gli americani hanno fatto delle proposte, gli ucraini hanno mostrato volontà di accettarle”, ha detto il ministro, aggiungendo che “se non si fa un cessate il fuoco né ci si siede al tavolo è ovvio che saremmo costretti a infliggere altre sanzioni alla Federazione russa”. Il problema, ha proseguito Tajani, “è il rispetto del diritto internazionale: noi lo difendiamo, non siamo in guerra con la Russia ma difendiamo il diritto dell’Ucraina ad esistere”, ha affermato.

Tajani: “È giunto il momento di deporre le armi a Gaza”

In riferimento alla situazione nella Striscia di Gaza, “è giunto il momento di deporre le armi e costruire la pace come ha detto papa Leone XIV”. Per Tajani “la richiesta è quella di arrivare immediatamente a un cessate il fuoco. La nostra proposta coincide con quella dei Paesi arabi, con la proposta egiziana, che è alternativa alla proposta e all’azione israeliana”, ha concluso il ministro.

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