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l’interazione tra pubblico e privato può essere strumento di crescita, sia dell’impresa che della comunità


Con il termine economia civile, Bruni e Zamagni intendono principalmente una prospettiva culturale di interpretazione dell’intera economia, alla base di una teoria economica di mercato fondata sui principi di reciprocità e fraternità.  Introduce un concetto di beni prodotti in particolare: quello dei cosiddetti beni relazionali, la cui utilità per il soggetto che li consuma dipende, oltre che dalle caratteristiche intrinseche e oggettive, dalle modalità di fruizione con altri soggetti.

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Al contempo, essa non può avvenire nemmeno secondo le modalità di fornitura dei beni pubblici da parte dello Stato, anche se i beni relazionali hanno tratti comuni con i beni pubblici. Lo stesso Michel Porter della Harvard Business school nella sua teoria dei distretti (cluster) territoriali valorizza l’interazione tra pubblico e privato come strumento di crescita, sia dell’impresa che della comunità, in uno spazio che non è più solo di competizione economica ma anche di valore relazionale.

Nicola Perini presidente Cispel Confservizi Toscana in suo recente intervento sulla stampa ha proposto un nuovo modello per i servizi pubblici, tra pubblico e mercato, basato sull’economia civile, richiamando l’esigenza di introdurre una nuova visione, quella dell’economia civile, che rappresenta una terza via tra privato e pubblico, un paradigma diverso legato a un processo di sussidiarietà circolare che ha come presupposto la costruzione di un patto sociale tra mercato, aziende, società civile ed ente pubblico.

Per Perini la chiave è la creazione di società Benefit che pongano il bene collettivo al centro, sia sul fronte economico sia nel creare bene comune.

Le società Benefit sono infatti aziende che, nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse. In Toscana ci sono due esempi importanti da citare, uno privato e l’altro pubblico: Aboca e Qualità & Servizi.

Aboca è una healthcare company italiana con sede a Sansepolcro che si occupa di cura della salute attraverso prodotti 100% naturali efficaci e sicuri, basati su evidenze scientifiche e sviluppati secondo l’approccio della Systems Medicine. Per Aboca la distribuzione riveste un ruolo centrale, significa trasmettere e scambiare con i clienti non solo prodotti e valori economici, ma anche valori professionali ed etici, che mettono costantemente al centro la persona. Come Aboca evidenzia nel suo sito: “L’orientamento concreto allo sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità nelle quali operiamo, sia a livello nazionale che locale, con iniziative di sensibilizzazione sui temi dello sviluppo sostenibile e del bene comune”.

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Qualità & Servizi opera invece nel settore della ristorazione collettiva per 7 Comuni, principalmente della Piana Fiorentina, e ha come oggetto sociale la produzione e la fornitura di pasti per la collettività, in particolare la ristorazione scolastica. I principi fondamentali a cui si ispira nella propria attività sono l’agroecologia, l’economia circolare e la Comunità del Cibo ispirata da Slow Food. Si definisce così come un’azienda di alto valore etico, con una filiera di produzione orientata alla sostenibilità e alla valorizzazione del territorio, e una forte attenzione all’educazione. In Qualità & Servizi il 68% dei fornitori e oltre il 50% delle forniture sono di filiera corta, ha diminuito negli ultimi anni l’impronta complessiva di carbonio pur avendo aumentato i prodotti trattati con la creazione di diverse filiere locali, dal grano della piana, alle verdure, uova, polli, carne e latte biologico. Oltre 650 bambini hanno partecipato a laboratori di educazione alimentare nel 2023. E sono state recuperate 25.000 porzioni di pasti per attività solidali. Numeri questi che danno evidenza di un orientamento alla creazione di bene e valore comune costruendo relazioni stabili con il territorio in cui opera.

Accanto a questi vi sono esempi nell’Edilizia residenziale che in alcune realtà fa di un’attività prettamente sociale e relazionale uno strumento di interazione con i territori. Acer Bologna ha sottoscritto convenzioni istituzionali per operare in contesti di edilizia residenziale pubblica densamente popolati da nuclei famigliari portatori di diverse tipologie di fragilità/vulnerabilità attraverso “azioni in contesti di prossimità”, con cui si intendono non solo le progettualità specifiche precedentemente citate ma anche altri progetti socialmente connotati e che richiedono azioni di relazione/servizio/comunicazione sociale con gli assegnatari e con altri soggetti pubblici e di privato sociale all’interno di comparti di edilizia pubblica e sociale. Erp Massa Carrara ha deciso di lavorare nella direzione dell’inclusione sociale, perché nei fabbricati di Edilizia Residenziale Pubblica la conflittualità è molto spesso intrecciata a condizioni di marginalità e disagio sociale, e in contesti di questo tipo la gestione della convivenza si rende particolarmente complessa L’idea dell’ufficio Gestione sociale nasce già all’interno di Federcasa, che ne è principale promotrice unitamente all’università degli studi Bicocca, con l’obiettivo di rappresentare uno strumento adeguato alle esigenze sociali, economiche, culturali della società, quindi dell’utenza Erp, e capace di incidere positivamente nella gestione delle aziende in termini di:

– potenziamento e qualificazione della presenza sul territorio;

– miglioramento della gestione ordinaria sul territorio;

– crescita della capacità di programmazione, prevenzione e potenziamento della gestione condivisa e integrata dell’utenza.

Tutte queste attività diventano nei fatti oltre che un’attività sociale uno strumento di prevenzione e coesione che se correttamente applicato genera valore economico per l’azienda oltreché valore sociale per la comunità.

Come si evidenzia sia dalla teoria che dalle buone pratiche descritte, le utility rappresentano un terreno naturale per costruire economia civile e strumenti relazionali con i territori. Negli anni passati era stata la sostenibilità il motore delle aziende a costruire rapporti più avanzati con i territori e le comunità, ma oggi le nuove direttive Csrd stanno spostando la sostenibilità più su un terreno di compliance normativa che di sperimentazione sociale. Lo stesso Parlamento europeo con un pacchetto Omnibus ha ritardato di 3 anni gli obblighi Csrd sulle imprese con meno di 1000 lavoratori per ridurre in termini significativi le spese amministrative ma anche i rischi di eccessi burocratici.

Oggi la Benefit può rappresentare l’occasione per integrare all’interno delle attività aziendali la propensione al bene comune che deve essere tratto distintivo dei servizi pubblici locali, così come le utility possono nei fatti diventare motore di trasformazione generando oltreché valore economico, valore sociale per i territori e i distretti in cui operano.

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Esempio abbastanza lampante in Toscana nel campo dei servizi ambientali è la discarica di Peccioli, che ha saputo trasformarsi in un motore di cambiamento sociale per la comunità e nel contempo offrire a tutta la Toscana e l’Italia una visuale culturale e artistica inedita su un territorio di per sé vocato alla cultura e al turismo, in cui una discarica è diventata da eventuale problema una reale opportunità.



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