Nell’epoca in cui l’innovazione corre più veloce della normativa che la riguarda, la voce di Gabriele Ferrieri, Presidente dell’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori-, si leva con chiarezza e determinazione per indicare la strada verso un’Italia digitale, competitiva e, soprattutto, protagonista all’interno del processo di trasformazione in atto.
“L’intelligenza artificiale rappresenta oggi la frontiera più avanzata della rivoluzione digitale. Ma per coglierne davvero il potenziale, serve una maggiore concertazione tra istituzioni e imprese, una strategia condivisa che guardi al futuro con coraggio” afferma Ferrieri. Parole che suonano come un vero e proprio manifesto per un nuovo modello di sviluppo fondato sull’innovazione sostenibile, la formazione e la valorizzazione del capitale umano.
Secondo Ferrieri, il punto non è se l’Intelligenza Artificiale cambierà il mondo: lo sta già facendo. Il punto è se l’Italia sarà in grado di giocare un ruolo attivo o resterà spettatrice. “Abbiamo esplorato solo l’1% del potenziale dell’IA. Per questo è
necessario armonizzare la normativa, anche in vista dell’Artificial Intelligence Act europeo, e incentivare le imprese a investire in ricerca e sviluppo.” Non si tratta solo di tecnologie, ma di visione: occorre attrarre investimenti, promuovere alleanze
internazionali, creare un ecosistema dinamico dove le startup possano crescere, scalare, innovare.
Lo sguardo del Presidente dell’Angi si rivolge poi ai giovani: “La pandemia ha evidenziato quanto siamo in ritardo sulla digitalizzazione. Ma ha anche messo in luce la straordinaria resilienza delle nuove generazioni. A loro dobbiamo offrire percorsi formativi concreti, sin dalle scuole medie, ispirandoci a modelli di eccellenza come quelli della Silicon Valley.” Ferrieri non si limita ad una lucida analisi del presente, ma va oltre e lancia una proposta: laboratori digitali, tutoraggio, percorsi di mentoring, incentivi alle carriere tech, denunciando il paradosso che affligge il sistema: “Formiamo giovani su competenze che il mercato ha già superato. Le aziende cercano Chief AI Officer e Cybersecurity Manager, ma le università non sono ancora
pronte. Bisogna formare i formatori, e farlo subito.” Il nodo dell’accesso al credito per le nuove imprese è centrale, l’ANGI ha più volte sollecitato una riforma organica che supporti concretamente le idee imprenditoriali innovative: “Dobbiamo liberare
le energie dei giovani innovatori. Serve una forma mentis imprenditoriale e meno burocrazia. Troppe norme rallentano, invece di accelerare.” Il Made in Italy e il genio creativo nazionale sono asset straordinari, ma rischiano di restare intrappolati tra regole obsolete e sistemi poco flessibili, Ferrieri invoca un cambio di passo: “Il sistema Paese deve credere nei propri talenti. Bisogna valorizzare la ricerca applicata, il trasferimento tecnologico, le collaborazioni pubblicoprivate. E aprirsi ai mercati del Mediterraneo, del Medio Oriente e del Sud-est asiatico.”
Il messaggio finale è forte e chiaro: l’Italia ha tutte le carte per diventare un hub strategico nel Mediterraneo per la tecnologia e l’innovazione, a patto che si investa con coraggio e visione. Ferrieri sottolinea l’importanza di una cabina di regia nazionale che faccia sintesi tra università, centri di ricerca, imprese e istituzioni, puntando su ciò che funziona e superando ciò che ostacola – “Senza investimenti non c’è crescita. E senza una direzione condivisa non c’è futuro. Questa è la sfida della nostra
generazione: fare dell’Italia un Paese innovatore”.
L’intervento di Gabriele Ferrieri non è solo un’analisi lucida, è un appello, un invito all’azione per un’Italia che non ha paura di innovare, di cambiare, di guidare.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link