L’Italia, pur rappresentando solo l’1% del PIL mondiale, ha subito il 10% degli attacchi globali registrati nel 2024, un +15% sull’anno precedente. A rivelarlo è il Rapporto Clusit 2025, evidenziando la vulnerabilità di un Paese che, pur dimostrando buone performance in ambito di servizi pubblici digitali, infrastrutture digitali e digitalizzazione base delle proprie PMI, arranca ancora nella diffusione delle competenze digitali di base e nell’adozione di tecnologie avanzate da parte delle imprese.
Il quadro è certamente complicato: il 25% degli attacchi tracciati sul suolo italiano risultano “undisclosed”, ovvero basati su tecniche non dichiarate o identificate e un altro 15% degli attacchi ha sfruttato vulnerabilità note o zero-day.
Ma sono phishing e social engineering a essere aumentati vertiginosamente del 33%, confermando che il fattore umano resta uno degli anelli deboli nella sicurezza informatica.
Riconoscere l’elemento umano e sottolineare la responsabilità condivisa da individui e organizzazioni nel garantire la sicurezza e l’integrità dei dati è ciò che consente alle organizzazioni di implementare misure mirate che affrontano efficacemente le vulnerabilità. Tra queste una delle azioni più importanti è sicuramente il backup.
I backup e la strategia 3-2-1
Per raggiungere l’implementazione di un backup ideale dei dati nella propria azienda, è necessario un approccio strategico e multidimensionale.
In primo luogo, l’educazione e la formazione, attraverso l’organizzazione di corsi e workshop per dipendenti risultano fondamentali per costruire una base solida di conoscenze che verranno poi adottate. Le politiche e le procedure aziendali devono essere chiare e comprensibili, con policy di sicurezza ben definite e procedure di incident response per gestire eventuali minacce.
Infine, un livello efficace di protezione e backup necessita di una comprovata strategia: il metodo 3-2-1. Questo approccio, seppur semplice, può fare la differenza tra una perdita totale di dati e un rapido ritorno alla normalità.
La strategia 3-2-1, raccomandata anche dalla Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, consiste nell’avere 3 copie di dati, l’originale più altre due.
Sarà necessario utilizzare due diversi tipi di drive, senza mai archiviare più backup su uno stesso drive e conservare una copia in un luogo remoto, così da avere una soluzione pronta nel caso in cui si verificasse un imprevisto che distrugga uno o entrambi i drive di backup attivi o li renda per qualche ragione inaccessibili.
I backup e la prassi della regolarità
In tema di protezioni dei dati, è importante tenere a mente una regola fondamentale: l’hardware è sostituibile, i dati no.
L’esecuzione di backup regolari è l’atto più responsabile che un’azienda possa fare per salvaguardare i dati. E se si vuole adottare la strategia 3-2-1, il backup deve diventare il principale alleato.
Infatti, con cadenza settimanale, o più spesso se necessario, bisognerà scambiare uno dei due drive di backup con il drive conservato separatamente, eseguendo su quest’ultimo il backup del computer, che così entrerà a far parte della rotazione dei backup regolari.
Un approccio proattivo ai backup da parte delle aziende
Seguendo questo schema, è possibile proteggersi da un’enorme gamma di scenari di guasto, dai disastri naturali agli attacchi informatici, garantendo che i dati rimangano accessibili e sicuri.
Inoltre, solo eseguendo test regolari dei backup è possibile dare la certezza che questi siano funzionanti e pronti per essere rapidamente ripristinati laddove fosse necessario, così che la strategia si dimostri in grado di gestire le interruzioni.
Questa strategia, oltre a migliorare in generale l’approccio culturale verso la sicurezza dei dati, può evitare alle aziende, organizzazioni e PMI di dover sostenere costi notevoli conseguenti ad un attacco ransomware.
Coinvolgere la leadership aziendale
Il coinvolgimento della leadership risulta in quest’ottica cruciale: per supportare attivamente le iniziative di cyber security e promuovere una cultura della sicurezza a tutti i livelli.
Infine, è importante mantenere aggiornati i programmi di formazione e le politiche di sicurezza, adattandoli alle nuove minacce e alle esigenze specifiche degli utenti.
Diffondere una cultura della cyber security richiede quindi educazione, sensibilizzazione, politiche chiare, collaborazione, uso di tecnologie sicure e allo stesso tempo semplici (come la strategia 3-2-1 e il backup) una comunicazione continua e il coinvolgimento a tutti i livelli per un aggiornamento costante.
Solo attraverso un impegno collettivo è infatti possibile creare un ambiente digitale sicuro e resiliente.
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